La ricerca scientifica per le cure antitumori e la ricerca contro il cancro sono in piena evoluzione.
Immunoterapia, farmaci a bersaglio molecolare e biopsia liquida le chiavi per individuare tempestivamente le neoplasie e assicurare efficacemente le cure oncologiche.
Ma non basta, è anche essenziale fare in modo che i pazienti sappiano da dove si accede al percorso di cura per le rispettive patologie con una filiera coordinata e il più possibile aderente agli standard di qualità.
E’ quanto prevede il documento che indica gli obiettivi principali, gli strumenti e l’organizzazione della rete oncologica regionale, presentato dall’Assessorato alla Salute del Friuli-Venezia Giulia e che potrebbe, per non dire dovrebbe, essere presa come punto di riferimento dal servizio sanitario nazionale.
La ricerca oncologica e la sperimentazione delle cure contro il cancro hanno evidenziato negli ultimi anni una notevole accelerazione.
Un impulso alle cure antitumori determinato in particolare dallo sviluppo di farmaci che interferiscono con i meccanismi che le neoplasie mettono in atto per replicarsi, dei farmaci immunoterapici capaci di risvegliare la risposta immunitaria contro il cancro, e dei test in grado di valutare l’evoluzione della malattia.
A differenza del passato, quando per affrontare un tumore gli oncologi avevano a disposizione solo chirurgia, radioterapia e chemioterapia, nell’ultimo decennio la lotta al cancro si è arricchita di una nuova strategia terapeutica: l’immunoterapia che sfrutta il sistema immunitario affinché riconosca ed elimini le cellule cancerose.
Grazie allo sviluppo degli immunoterapici oggi è possibile tenere sempre accesa la risposta immunitaria contro la malattia. Se alcuni anni fa questa strategia rappresentava una speranza, oggi l’immunoterapia ha cambiato la storia delle cure di diversi tumori, in particolare del melanoma.
A beneficiare dell’immunoterapia è ora anche il tumore del polmone. In sempre più casi questa strategia è utilizzata come prima scelta di trattamento e sempre più spesso è possibile rendere cronica la malattia.
Ma attualmente non tutti i pazienti riescono a beneficiare dell’immunoterapia. La ricerca si sta infatti concentrando nella direzione di identificare quei meccanismi che rendono inefficace l’immunoterapia per il 40-50% di pazienti che purtroppo non riescono ancoraa beneficiarne.
In proposito un ruolo importante viene attribuito al microbioma intestinale. Alcuni studi hanno dimostrato che i pazienti con tumori solidi trattati con immunoterapia e che erano in terapia antibiotica rispondevano molto meno efficacemente alle cure rispetto a quelli che non avevano assunto antibiotici. Non solo, i pazienti che invece rispondono efficacemente hanno una composizione batterica intestinale peculiare e particolarmente ricca del microrganismo Akkermansia muciniphila.
Il microbioma dunque sarà sempre di più un fattore importante nella buona riuscita delle terapie. Poterlo modulare con dieta, integratori e trapianto di batteri potrà essere una strategia per migliorare le cure anticancro.
Attenzione però a riporre tutte le speranze nell’immunoterapia. La chemioterapia ed i farmaci a bersaglio molecolare non andranno in soffitta. Tutt’altro. Diversi studi, specialmente quelli riguardanti i tumori del polmone, hanno infatti dimostrato che la somministrazione concomitante o in sequenza della chemioterapia e dell’immunoterapia, migliora l’efficacia di quest’ultima. Anche i farmaci sviluppati specificatamente contro le caratteristiche molecolari dei tumori non spariranno.
Diverse analisi hanno dimostrato, come nel caso del tumore al polmone ALK+, che il 92% dei pazienti beneficia di del trattamento con alectinib. Non solo, anche il tumore all’ovaio sta beneficiando di questo genere di farmaci grazie allo sviluppo dei PARP-inibitori come niraparib, olaparib e veliparib che ritardano le ricadute nelle pazienti che già hanno una malattia avanzata e consentono di guadagnare tempo.
Con il progresso delle tecniche di diagnosi molecolari si è arrivati a suddividere lo stesso tipo di tumore in sotto-catogorie, in base alla rilevazione di particolari proteine. Grazie a tecniche di sequenziamento del Dna sempre più precise, sta emergendo che all’interno della stessa sotto-categoria di tumore, è possibile suddividere la malattia in ulteriori sotto-categorie e orientare le terapie verso una vera e propria medicina di precisione disegnata sulle caratteristiche del paziente. Tanto che la vera sfida del futuro è rappresentata dai test diagnostici.
I farmaci a disposizione oggi non mancano, ma per poterli somministrare occorre conoscere in profondità le caratteristiche molecolari della malattia e del microambiente in cui cresce.
Con test come la biopsia liquida, si riuscirà inoltre a seguire l’evoluzione della malattia e a cambiare in corso d’opera le terapie. La vera sfida dei sistemi sanitari nazionali sarà proprio questa. Investire nell’organizzazione di laboratori efficienti in grado di fornire il profilo della malattia. Tutto ciò oggi è realtà negli studi clinici, ma purtroppo lo è molto meno nella pratica clinica.
Fonti: Agenzia Italpress e Fondazione Umberto Veronesi