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Cyber power di terre rare più ecologiche che strategiche

by Adriana Piancastelli

Terre rare: anche se l’espressione tradotta dall’inglese “rare earth elements” contiene un che di evocativo e misterioso, si tratta – in realtà – dell’insieme di 17 elementi chimici della tavola periodica  tra cui scandio, ittrio e altri ossidi della gadolinite , considerati “terre rare” poiché spesso si trovano negli stessi depositi minerari dei lantanoidi e possiedono analoghe proprietà chimiche.Cyber power di terre rare più ecologiche che strategiche

Fino a un quarto di secolo fa si parlava ancora poco di terre rare, la consistenza strategica dei minerali si è affermata con l’evoluzione della domotica, della elettronica, dell’uso dei laser YAG e dei motori ibridi, quindi la richiesta costante, il contributo pesante all’estrazione in termini di inquinamento e di sfruttamento dei suoli ed il  sostanziale monopolio estrattivo della Cina, ha reso il mercato molto delicato e soggetto a continue oscillazioni nei rapporti USA – Cina soprattutto dopo il braccio di ferro connesso alla vicenda Huawei, non ancora in fase di definizione reale.Cyber power di terre rare più ecologiche che strategiche

Le “terre rare” quindi sono minerali così chiamati perché quando agli albori dell’800 alcuni di essi furono estratti da una miniera svedese, erano davvero considerati difficilmente reperibili allo stato naturale.

In realtà  non sono poi così rari (a eccezione del prometio radioattivo), non a caso, uno dei 17, il cerio,  è uno degli elementi più presenti nella crosta terrestre ed è addirittura più abbondante del rame.Cyber power di terre rare più ecologiche che strategiche

Il problema è il procedimento di estrazione,perché, grazie alle precipue caratteristiche geochimiche, difficilmente si trovano concentrati in minerali facilmente estraibili, ma si formano in prossimità di particolari corpi magmatici sotto la superficie terrestre e spesso un unico minerale contiene più di un elemento del gruppo delle terre rare.Cyber power di terre rare più ecologiche che strategiche

Il processo di estrazione quindi è particolarmente pericoloso e inquinante e dovrebbe impiegare personale altamente specializzato. Sia nella fase di estrazione che di raffinazione sono richieste grandi quantità di acidi corrosivi che emanano tossine cancerogene. Spesso,infatti, i metalli  mischiati a materiali radioattivi, sprigionano fattori patogeni che contribuiscono ad inquinare acqua, terra e aria.  A causa di tali agenti si stima  che la lavorazione di una tonnellata di metalli delle terre rare possa arrivare a produrre fino a 2.000 tonnellate di rifiuti tossici con particelle radioattive che intridono il terreno ed esauriscono resa e produttività futura del suolo.

Dal punto di vista della distribuzione mondiale, fino al 1948, la maggior parte delle terre rare era estratta dai depositi di sabbia e terra in India, Sudafrica, Brasile e Cina.Cyber power di terre rare più ecologiche che strategiche

Ai nostri giorni, in realtà il maggior produttore di terre rare è la Cina, che negli ultimi anni tuttavia ha sapientemente dosato  le esportazioni facendone fluttuare i prezzi e rendendole preziose. Attualmente la Cina può vantare il 40% circa delle riserve mondiali, seguono Brasile, Vietnam, Russia e Africa.

All’inizio del 2018, inoltre, un gruppo di ricercatori ha scoperto un deposito di minerali di terre rare al largo delle coste del Giappone, la notizia pubblicata sulla rivista Nature, parla di un deposito della consistenza di 16 milioni di tonnellate di metalli preziosi.

Il tesoro delle terre rare si troverebbe nell’area dell‘isola Minamitori, a quasi duemila chilometri a sud-est di Tokyo: tutta la zona è  all’interno del perimetro economico esclusivo del Giappone,  che ha iniziato a perlustrare i propri giacimenti minerari di terre rare dopo che la Cina ha frenato le esportazioni a causa della disputa per le isole Senkaku.Cyber power di terre rare più ecologiche che strategiche

Attualmente, l’ ostacolo maggiore che impedisce al Giappone di utilizzare il deposito di recente scoperto anche per riequilibrare l’andamento globale del mercato è la problematica connessa alle difficoltà di estrazione: costi molto alti, un pesante prezzo da pagare in termini di benessere ambientale e la coerenza di studi sulle possibili conseguenze sismiche di ricerche e trivellazioni a profondità oceaniche.

Nuovi possibili giacimenti potrebbero trovarsi in Groenlandia, in Australia e in alcune aree degli Stati Uniti, ma i procedimenti estrattivi potrebbero pregiudicare e peggiorare l’equilibrio dell’intero sistema ecologico mondiale: davvero il futuro si gioca anche sullo sfruttamento delle terre rare il cui impiego è diventato tanto più necessario quanto più è rapido il flusso  dell’evoluzione tecnologica.

 I minerali sono ormai componenti indispensabili dell’elettronica evoluta in quanto superconduttori con capacità di catalizzatori ed alleganti di vari metalli, si utilizzano in fibre ottiche e micro onde, nella costruzione di fasi dei veicoli ibridi, alcuni ossidi si mischiano al tungsteno e ne migliorano la tenuta. Cyber power di terre rare più ecologiche che strategiche

Vengono usati nelle schede elettroniche degli smartphone e di alcuni motori e sono strategici a causa del magnetismo resistente alle alte temperature, quindi molto utilizzati nel settore militare in quel genere di armamenti che include dispositivi in grado di indirizzare sui target forme di energia non cinetica come radiazioni elettromagnetiche, onde acustiche e raggi laser.

Una parte consistente della produzione degli Stati Uniti è strettamente connessa alle estrazioni e alle esportazioni della Cina che controlla globalmente tra l’80 ed il 90% di produzione e fornitura di terre rare in tutto il settore commerciale mondiale incidendo quindi sugli equilibri delle politiche future.Cyber power di terre rare più ecologiche che strategiche

Non a caso voci vicine al Pentagono sostengono che lo scorso anno sia stata avviata una serie di colloqui in Malawi, con la Malawan’s Mkango Resources Ltd, in Burundi, con la Rainbow Rare Earths Ltd del Burundi e con altre corporations di ricerca di terre rare in Africa, per diversificare ed integrare le forniture della Cina alleggerendo il “ricatto commerciale” per le acquisizioni indispensabili di materiali strategici per la costruzione degli apparati HiTech e militari.

Ma l’Africa è territorio di conquiste per eccellenza: un’unità della China Miner Metal Mining Group (Cnmc) ha fornito qualche mese fa la notizia  di aver firmato un memorandum non vincolante con ISR Capital, società quotata a Singapore, che potrebbe garantire alla impresa cinese l’appalto per un progetto sulle terre rare in Madagascar con diritto di acquistare i prodotti.

Sull’accordo,  cui dà rilevanza anche la Reuters, non si hanno ulteriori indicazioni finanziarie, ma l’azienda cinese avrebbe il diritto di acquistare 3.000 tonnellate di terre rare entro tre anni dall’inizio della produzione.Cyber power di terre rare più ecologiche che strategiche

Al centro dell’accordo ci sarebbe il progetto Tantalus, a circa 500 km a nord dalla capitale Antananarivo, che avrebbe riserve per circa 562.000 tonnellate di ossidi di terre rare.

E proprio l’Africa, il continente più povero, si trova al centro di uno dei più spietati giochi di accaparramento di terre, sia per gli elementi rari, che per il land grabbing, che per l’occultamento delle scorie e degli scarti industriali di qualsiasi genere: dal Niger alla Costa d’Avorio, dal Congo alla Tanzania, il Malawi, il Mozambico fino alla Namibia, la domanda di metalli per lo sviluppo delle paradossali “tecnologie pulite” sta aprendo frontiere nuove soltanto sulla carta, ridisegnando lineamenti e strategie di un colonialismo conosciuto, antico e potente. Cyber power di terre rare più ecologiche che strategiche

 

 

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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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