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Rubrica di critica recensioni anticipazioni
by Augusto Cavadi
La scuola è un tema-contenitore che non si finisce mai di esplorare. L’ampiezza delle problematiche spiega il proliferare delle pubblicazioni che le si dedicano; ma proprio questa abbondanza comporta che molte idee rimbalzano – quasi identiche – di volume in volume.
Da qui l’opportunità – quando si hanno fra le mani saggi come Scuola ed educazione alla democrazia (Solfanelli, Chieti 2022, pp. 173) di Piero Di Giorgi – di cercare gli spunti meno ovvii, incastonati in una trama discorsiva abbastanza nota.![Dal disagio della scuola non si esce con docenti immatuti](https://www.zerozeronews.it/wp-content/uploads/2022/02/dal-disagio-della-scuola-non-si-esce-con-docenti-immatuti-410x600.jpg)
Tra queste considerazioni che non sono ancora entrate nel ‘senso comune’ degli insegnanti evidenzierei innanzitutto la precocità con cui avviene la differenza di opportunità culturali: Asquini e Sabelli, nel 2018, hanno affermato che già a tre anni di età il divario lessicale fra bimbi appartenenti a fasce socio-economiche diverse può arrivare a “circa 30 milioni di parole ascoltate !!! […] I bambini, all’ingresso a scuola, non sono tutti uguali, in termini di preparazione di base. E la diversità viene alimentata durante l’esperienza scolastica” (cfr. p. 41). Aggiungerei che i maestri bravi s’impegnano il doppio con gli alunni svantaggiati per colmare il gap; i meno bravi tacitano la cattiva coscienza certificando in pagella, falsamente, che questo gap è stato colmato. Con le conseguenze disastrose che si possono immaginare se, come sostiene Zagrebelsky, “il numero di parole conosciute e usate è direttamente proporzionale al grado di sviluppo della democrazia” (cfr. p. 114).
![Dal disagio della scuola non si esce con docenti immatuti](https://www.zerozeronews.it/wp-content/uploads/2022/02/download-1.jpg)
L’ordinamento legislativo attuale non prevede alcuna differenza di trattamento fra insegnanti che mostrano la volontà e la capacità di intervenire efficacemente sugli alunni svantaggiati e insegnanti a cui difettano o la volontà o la capacità o entrambe le qualità. Risultato? Di Giorgi ha il coraggio di infrangere un tabù della cultura di ‘sinistra’: “le limitate prospettive di carriera […] rendono difficile attrarre i laureati più qualificati. Il sistema delle carriere dei docenti offre un unico percorso di carriera con incrementi salariali fissi basati esclusivamente sull’anzianità. In assenza di incentivi legati ai risultati [guai a parlare di valutazione differenziata dei singoli docenti, per principio tutti lavoratori preparati e coscienziosi!], la mobilità scolastica rimane l’unica possibilità di migliorare le condizioni di lavoro. Di conseguenza, le scuole delle zone svantaggiate tendono a essere private dei migliori insegnanti e ad esse vengono destinati insegnanti giovani e inesperti con contratti a tempo determinato” (p. 37). Come individuare e incentivare professionalmente quella “minoranza” (p. 152) di insegnanti che, “in ogni punto del sistema scolastico, possono determinare fluttuazioni e perturbazioni e dei cambiamenti a catena fino ad approdare a un’auto-organizzazione di livello superiore di tutto il sistema, rigenerando l’educazione” (p. 156) ?
Tra i bisogni educativi degli alunni Di Giorgi sottolinea, opportunamente, l’arte di gestire “emozioni e preoccupazioni, dalla sessualità all’amore, dal lavoro all’ambiente, dall’amicizia alle problematiche affettivo-emotive in genere” (p. 23). Benissimo: ma quale indirizzo di studi universitari prepara i docenti a questo genere di competenze pedagogiche? Neppure le lauree in filosofia o pedagogia o psicologia assicurano che l’educatore abbia risolto in sé stesso le contraddizioni più laceranti.![Dal disagio della scuola non si esce con docenti immatuti](https://www.zerozeronews.it/wp-content/uploads/2021/02/essere-adolescenti-ai-tempi-del-covid2-600x400.jpg)
Capisco che non è facile trovare dei criteri di selezione dal punto di vista dell’equilibrio, della saggezza direi, di chi accetta la responsabilità pedagogica di una classe: ma almeno i casi di clamorosi deficit caratteriali e relazionali andrebbero individuati e rimossi. L’autore confessa che, in decenni di esperienza nelle scuole come esperto esterno, ha constatato che la maggioranza degli insegnanti sono “demotivati, di scarsa cultura e con difficoltà a gestire un gruppo classe” (pp.151 – 152). Non possiamo continuare a ignorare che ogni docente è “parte integrante del successo o dell’insuccesso dell’alunno. Arroccarsi dietro la propria cattedra, mostrarsi esitante, evitare di incontrare lo sguardo degli alunni, avere […] atteggiamenti autoritari, spiegare e interrogare senza ammettere interruzioni ed interlocuzioni, sono tutti segnai di insicurezza, determinano mancanza di empatia, ansia, aggressività e noia, bloccando l’attenzione e l’interesse” (p. 139). Le nostre cattedre sono occupate da migliaia di docenti (e di dirigenti scolastici) a cui nessuna commissione medica affiderebbe la guida di un aereo per manifesta inaffidabilità psico-fisica: perché l’incolumità fisica dei passeggeri va preservata, mentre la serenità emotiva dei nostri figli può essere abbandonata al macero negli anni decisivi della loro formazione?![Dal disagio della scuola non si esce con docenti immatuti](https://www.zerozeronews.it/wp-content/uploads/2019/05/scuola-politica-cultura-e-burocrazia-a-50-anni-dal-68-600x244.jpg)
Secondo Di Giorgi la scuola, pur nell’alveo di “precise regole ferme” (p. 143), dev’essere anche un’istituzione gioiosa, in cui regna un’atmosfera allegra, senza tensioni e ansie, in cui l’educatore deve essere in grado […] di mettersi in gioco, di essere capace di ironia, di scherzare” (p. 69), di “ridere e divertirsi, che sono ingredienti fondamentali per potere stare bene insieme” (p. 143): o questo è falso o, se vero, i criteri di arruolamento dei docenti vanno rivisti radicalmente.
Altrettanto radicalmente – al di là dei meriti o dei demeriti dei singoli docenti – va rivisto l’impianto organizzativo. Anche su questo aspetto l’autore del libro sa andare contro convincimenti e costumi tradizionali che diamo, disastrosamente, per immodificabili: “si pretende che gli studenti stiano immobili per quattro-cinque ore e con un’attenzione e un ascolto che vanno al di là di ogni limite acquisito dalle discipline psico-pedagogiche” (p. 23). Si pretende, potremmo chiosare, che gli alunni (sin dalla prima elementare) si comportino come nessun collegio di docenti, cui ho partecipato in quasi mezzo secolo di insegnamento, è in grado di comportarsi.![Dal disagio della scuola non si esce con docenti immatuti](https://www.zerozeronews.it/wp-content/uploads/2019/05/frontiera-scuola-insegnanti-a-perdere-societa-in-crisi1-600x280.jpg)