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Rubrica di critica recensioni e anticipazioni
by Antonino Cangemi
Morto un Montalbano se ne fa un altro. Si fa per dire. Già, perché se da un canto Camilleri col suo romanzo postumo «Riccardino», da poco nelle librerie, congeda dai lettori il più noto fra i commissari, dall’altro si può scommettere che lo straordinario successo delle serie dedicate al detective di Vigata lascia presagire altre fiction con lo stesso protagonista.

E però è sempre bene pensare al dopo con cauto anticipo. Sicché la Rai, con accortezza, ha programmato per il prossimo anno quattro puntate tratte dai gialli di Gaetano Savatteri: i romanzi La fabbrica delle stelle e Il delitto di Kolymbetra e alcuni suoi racconti.
Ancora una volta la Rai, per catturare spettatori, punta su autori siciliani, sul fascino dell’isola e su gialli della scuderia Sellerio.

Savatteri, sebbene sia nato a Milano e oggi viva a Roma, è «un siciliano per scelta», come lui stesso si definisce. Salde le sue radici a Racalmuto, il paese di Leonardo Sciascia e dei suoi genitori, e solido il suo legame con la Sicilia, al centro sia della sua produzione narrativa che saggistica.
Sicilianissimo è Saverio Lamanna, il freelance investigatore per passione dall’aria svagata e canzonatoria, e sicilianissimo è il suo «scudiero» Peppe Piccionello: il primo a suo agio con la tecnologia e la modernità, il secondo ancorato al passato, spesso in contrasto tra loro e protagonisti, nei suoi romanzi e racconti, di pepati e divertenti battibecchi.

Lamanna, che nello sceneggiato televisivo diretto da Michele Soavi avrà come interprete Claudio Gioè, sarà il nuovo commissario Montalbano? Presto per dirlo e comunque azzardato prevederlo: a Savatteri basterebbe solo una parte della fortuna letteraria di Camilleri per dirsi contento; e in ogni caso i due personaggi sono abbastanza diversi: un professionista seppure sui generis delle indagini giudiziarie, Montalbano; un dilettante per quanto dotato di buon fiuto, Lamanna; entrambi però non privi di senso dell’umorismo.
I gialli di Camilleri e di Savatteri hanno più punti in comune: la capacità di divertire, che nello scrittore di Porto Empedocle fa leva sul singolare e accattivante pastiche linguistico (un mix di dialetto e italiano) e in Savatteri (definito da D’Orrico «l’unico erede di Ennio Flaiano») in un’ironia pungente e beffarda; il gusto per l’intrigo, imprescindibile nel genere «poliziesco»; la Sicilia, più tradizionale nell’autore de Il birraio di Preston, specchio di un nuovo che avanza con le sue luci e ombre e lontana dai soliti clichè quella di Savatteri.

Se la fiction televisiva dai record di ascolti sul commissario Montalbano è ambientata nel Ragusano, quella tratta dai gialli di Savatteri, che s’intitolerà «Màkari», mette in risalto le bellezze naturali della Sicilia occidentale tra la Baia Santa Margherita e la Riserva Naturale dello Zingaro, dove a metà agosto inizieranno le riprese.
Chissà quanta parte della cospicua eredità di Camilleri Savatteri raccoglierà, grazie anche alla Rai, col suo Saverio Lamanna. Ci si auspica tanta: la merita la sua scrittura vivace, leggera (nel senso calviniano), originale nella sua predilezione per i fitti e rapidi dialoghi.