Pd addio
Assassinio in Parlamento: hanno ucciso politicamente e elettoralmente il Pd. Un delitto imperfetto che parte da lontano. Come sottolineano gli epitaffi che dopo l’ultima débâcle si alternano sulla lapide del Partito Democratico.
Massimo Cacciari: “La sinistra va riformata, bisogna creare una nuova classe dirigente che non abbia partecipato ai disastri di questi anni”.
Nicola Zingaretti: “In questi anni non ci sono sfuggiti i dettagli ma il quadro di insieme. Un ciclo storico si è chiuso.È il momento del coraggio, della verità e della responsabilità. Non bastano semplici aggiustamenti. Tantomeno bastano povere analisi di circostanza. Vanno ridefiniti un pensiero strategico, la nostra collocazione politica, le forme del partito e il suo rapporto con gli umori più profondi della società italiana, l’organizzazione della partecipazione e della rappresentanza nella democrazia.”
Carlo Calenda: “ La navigazione a vista sta portando il centro sinistra all’irrilevanza proprio quando l’Italia ne avrebbe più bisogno. Ripensare tutto: linguaggio, idee, persone, organizzazione. Bisogna andare oltre il Pd. Subito! “
Andrea Orlando: “ Al Pd serve anche un nuovo vocabolario, bisogna rivedere l’impianto teorico. Non si tratta di organigrammi o figurine. Bisogna parlare di condizioni materiali delle persone, dello spaesamento per i cambiamenti sociali”
Andrea Marcucci: “Abbiamo perso malamente. Nessun se. Nessun ma. Il vento del 4 marzo continua a tirare in Italia, come in gran parte del mondo occidentale. Il tema chiave di questa nostra débâcle è la sicurezza. Le parole d’ordine di Salvini appaiono più convincenti delle nostre. Il voto amministrativo, se non altro ha sgombrato il campo dal ruolo e dalle responsabilità di Matteo Renzi. Il 24 giugno il Pd ha perso anche senza Matteo Renzi”
Diagnosi che non lasciano scampo. “Credo si possa dire che il Pd è morto” dice lentamente, come se leggesse una sentenza inappellabile, l’editorialista Peppino Caldarola, più volte parlamentare del Pci e delle sue successive mutazioni politiche e già Direttore dell’Unità.
- Caldarola, fallimento, binario morto, ciclo chiuso: Pd sepolto dunque?
Si ritengo si possa dire che il Pd è morto. Una definizione amara fondata su questi elementi. Doveva unire i riformismi e diventare un partito a vocazione maggioritaria, invece ha diviso i riformisti e la vocazione maggioritaria è annegata dopo le sconfitte del 4 marzo e di questi ballottaggi. Il suo gruppo dirigente è spaccato, non parla lo stesso linguaggio, non vuole le stesse cose. C’è chi auspica una sinistra. chi sogna Macron. C’è il crollo delle roccaforti elettorali, quelle che davano forza e idenità alla sinistra. Ormai sono territori di conquista dei 5 stelle o della Lega. Il popolo di sinistra non esiste più come popolo e non c’è un campo della sinistra. Va tutto ricostruito.
- Da Calenda a Cacciari, da Zingaretti a Marcucci: fra tutti gli epitaffi quali preferisce?
Ognuno di loro dice una parziale verità. Il fatto è che l’Italia è nella tenaglia di quella che io chiamo l’ “Internazionale nera” cioè l’alleanza fra quei partiti populisti xenofobi che dall’Ungheria agli altri paesi ex comunisti, all’Austria, fino alla minacciosa Le Pen in Francia possono dar vita a un fronte europeo che vuole un’Europa chiusa e, per la prima volta nella sua storia, subalterna alla Russia imperiale. Il Pd muore senza rimpianti. Come tutte le occasioni perse.
- Imputati e corresponsabili del Pdcidio ?
I responsabili sono tutti coloro che hanno dato vita affrettatamente al Pd quando non c’erano le condizioni per farlo nascere. Basta pensare che questo partito nacque avendo, secondo le parole di un suo ideatore, Arturo Parisi, come fonte di identità le primarie, cioè non un progetto, non un programma, ma una regola. Il Pd è stato travolto anche da una particolare rissosità interna, con una periferia abbandonata a se stessa e ai cacicchi. Infine l’arrivo di Renzi ha segnato la rottura del patto costituente perché l’ex premier si è voluto liberare della sinistra. Ci è riuscito. Ci è riuscito talmente bene che quegli elettori sono andati in massa altrove. C’è una corresponsabilità anche degli intellettuali pronti a elogiare tutto ciò che appare come nuovo. Di nuovismo in nuovismo siamo arrivati alla destra più estrema.
- Ma la sinistra in Italia esiste ancora o è evaporata?
E’ l’esistenza di Salvini che legittima l’idea che non potrà non esistere la sinistra. C’è un mondo che a poco a poco prenderà coraggio e si dislocherà dal lato opposto a Salvini. Il 4 marzo ha distrutto la teoria della fine della sinistra e della destra. La destra è nata sulle ceneri di Bossi, Fini ,Casini e Berlusconi. La sinistra dovrà celebrare i suoi funerali.
- Cosa potrebbe scaturire dalle ceneri di quella che era l’area della sinistra e nell’ambito di quali scenari della politica italiana?
Il pericolo maggiore viene dal disarticolarsi completo della società in cui non ci sono più forme organizzate di partecipazione ma tutto è volatile, tutto vive sui media, tutto cambia a seconda degli umori. Chi sta a sinistra deve augurarsi una rinascita di una sinistra senza modelli presi dall’estero. Vanno bene Corbyn e Sanders, ma io preferirei Bobbio, Riccardo Lombardi, Vittorio Foa, Bruno Trentin. Non dico i nomi di altri leader che sono apparsi divisivi. Penso a leadership riformiste, radicali ma unitarie. E’ probabile che questa sinistra dovrà pazientare molto prima di dirsi costituita. Tuttavia questa destra ha molti conflitti al suo interno. Il primo è fra Lega e 5 Stelle, il secondo riguarda lo stesso Salvini che sta cannibalizzando i suoi alleati di destra e se perdesse l’appoggio dei 5 stelle non potrebbe più governare. La sinistra deve darsi tempo, ma prepararsi anche a scenari molto più rapidi. Soprattutto la sinistra non può pensare di fare da sola, c’è un mondo moderato, persino una destra costituzionale che non vogliono vivere in un paese in perenne conflitto con gli alleati, senza umanità e governato da chiacchieroni. Nessun fronte, nessun CLN, ma le forze ragionevoli vanno messe assieme contro l’estremismo xenofobo e l’Europa nera.