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Femminismo: dalla caricatura all’originale

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Rubrica di critica recensioni anticipazioni

I cardini del pensiero Socrate Buddha Confucio Gesù

by Augusto Cavadi

Per sessismo intendiamo la convinzione che un sesso sia migliore di un altro ed abbia dunque diritto di predominare. Se questo sesso è il sesso maschile, il sessismo si declina come maschilismo. Nell’immaginario collettivo, il femminismo sarebbe la versione opposta: il sessismo al femminile. Se così fosse, maschilismo e femminismo starebbero – sia pur in opposizione reciproca – sullo stesso piano.

Ma è davvero così? Per alcune donne è stato, o forse continua ad essere, così. Per altre, invece, il femminismo, lungi dal voler affermare il dominio di un sesso sull’altro, vuole sradicare ogni forma di dominio: è il movimento che mira a liberare la società (dunque tutte e tutti) da ogni forma di sessismo.

Così inteso, esso “non è anti-uomini”: poiché “tutti noi, femmine e maschi, siamo stati addestrati fin dalla nascita ad accettare pensieri e azioni sessiste” (quasi sempre si tratta di sessismo maschilista o patriarcale), “le donne possono essere sessiste tanto quanto gli uomini”. E gli uomini possono avere l’interesse, il desiderio, di liberare la società dal patriarcato esattamente come le donne.

Questa l’idea centrale (che ne spiega anche titolo e sottotitolo) dell’agile volumetto Il femminismo è per tutti. Una politica appassionata (Tamu Edizioni, Napoli 2021) scritto, nel 2000, dalla pensatrice afro americana bell hooks (la scelta di evitare le iniziali maiuscole dello pseudonimo è della stessa autrice). Femminismo: dalla caricatura all’originale

Femminismo: dalla caricatura all’originale
Bell Hooks

Nell’impossibilità di restituire la ricchezza di spunti contenuta in queste duecento pagine, mi limito a qualche sottolineatura personale.

La prima: la causa del femminismo non esaurisce lo spettro di cause per cui vale la pena impegnare l’esistenza. Per vivere “in un mondo dove non esiste dominio, in cui donne e uomini non sono simili o neppure sempre uguali, ma dove l’idea della reciprocità è l’ethos che modella la nostra interazione”, “la rivoluzione femminista” è necessaria e, tuttavia, insufficiente: va coniugata con il superamento del “razzismo”, del “classismo” e dell’ “imperialismo”. Di fatto ogni soggetto potrà concentrare su un fronte di battaglia soltanto le proprie energie, ma nella consapevolezza che la guerra verso le ingiustizie è molto più ampia e articolata. Da qui il rispetto, anzi la solidarietà attiva, verso ogni altra persona che si impegna per altre cause sociali (anche non citate dall’autrice, come ad esempio la questione ecologica).

Seconda sottolineatura: il femminismo è una pratica politica, ma non priva di radici spirituali. Attenzione, però! Spiritualità non è sinonimo di religiosità né ancor meno di appartenenza ad una chiesa.  In tutte le religioni storiche il maschio ha avuto la preminenza sulla femmina. Il femminismo si è dunque impegnato in due tempi: innanzitutto a criticare l’impianto maschilista e patriarcale delle religioni di appartenenza (anche, ma non solo, la religione ebraico-cristiana) delle donne credenti; poi – e qui sono state coinvolte anche le donne estranee alle grandi tradizioni religiose storiche – a esplorare quei campi ‘spirituali’ che si trovano al di là dei recinti delle istituzioni confessionali (dal momento che vi sono molte maniere di vivere una propria spiritualità autentica). Per le donne e gli uomini che vogliono informarsi e aggiornarsi è ormai evidente che “la liberazione da ogni forma di dominio e di oppressione è in sostanza una ricerca spirituale”: sia perché non c’è lotta politica efficace senza una qualche forma di spiritualità sia perché, all’inverso, non c’è spiritualità autentica che non si traduca operativamente in liberazione da ogni forma di oppressione.Femminismo: dalla caricatura all’originale

Terza e ultima sottolineatura: se il femminismo non è la manifestazione pubblica, collettiva, del risentimento femminile contro gli uomini; se esso è la rivolta contro “le idee e gli atti sessisti, a prescindere dal fatto che a perpetuarli sia una donna o un uomo, un bambino oppure un adulto”; se il totem da abbattere non è questo o quel singolo individuo maschilista, bensì “il sessismo sistemico istituzionalizzato”, allora non può sorprendere che alcuni uomini possano mirare a incarnare una “maschilità femminista”. L’espressione è volutamente ossimorica, provocatoria. Ovviamente non si tratta di annacquare la maschilità dei maschi, al contrario di liberarla dalle scorie, di rafforzarla e di farla splendere in misura più luminosa. Essa vuole costituire l’inversione dell’  “idea militaristica e patriarcale della maschilità”: “ecco perché il movimento degli uomini ha davvero cercato di insegnare ai maschi a riconnettersi con i propri sentimenti, a rivendicare il bambino interiore perduto e a nutrire la sua anima, la sua crescita spirituale”. Probabilmente “maschilità femminista” è una formula che conviene adoperare con cautela, a tempo: può servire come choc per scuotere la pigrizia mentale di chi misconosce la raccomandazione junghiana di conciliare, in sé stessi, la dimensione ‘maschile’ e la dimensione ‘femminile’.

Ma in prospettiva sarebbe meraviglioso poterla abbandonare una volta che nel senso comune la maschilità senza aggettivi, la maschilità autentica, sarà già intesa come armonia psico-fisica, tenerezza relazionale, propensione alla cura…senza la necessità di evocare qualità convenzionalmente attribuite alle donne.

Femminismo: dalla caricatura all’originale
Foto pubblicata dal blog “Il Tafferuglio cronache dal mondo di sotto” di Lucca
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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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