Ontologia politica di un addio. Di commento in commento, fra ricordi e raffronti, la scomparsa di Bobo Maroni sta assumendo la valenza di un’autonalisi della Lega.
Esattamente il contrario di quanto cinicamente sosteneva il Premier francese degli inizi del secolo scorso Georges Clemenceau, secondo il quale “Quando muore un politico, molti partecipano al funerale solo per assicurarsi che venga sepolto veramente”.
I commossi funerali di Stato dell’ex Ministro dell’Interno, già Segretario e Presidente della Regione Lombardia, nell’animo e nelle valutazioni degli esponenti di primo piano e del popolo leghista stanno infatti facendo lievitare la strana sensazione di assistere al funerale politico collettivo della Lega.
E’ il retrogusto amaro e venefico dell’arroccamento dopo la disfatta politica alle elezioni del 25 settembre del partito di lotta e di Governo di Matteo Salvini, che dopo aver raggiunto l’apice del consenso del 34% alle europee del 2019 è precipitato all’8,8%. Una débâcle in progress perché secondo gli ultimi sondaggi l’emorragia sembra addirittura essersi aggravata ed il movimento fondato da Bossi é attestato fra il 6 e il 7% dei consensi.
Inevitabile che la consapevolezza dell’eclissi politica non aleggi sul feretro del compianto protagonista della Lega delle origini Bobo Maroni.
Dietro la retorica in bilico fra l’ipocrisia e la mistificazione con la quale potrebbe essere commemorato Maroni continueranno comunque ad affollarsi gli interrogativi che da più parti vengono avanzati sull’avvitamento dell’ attuale Segretario – vice Premier – Ministro di un partito sul viale del tramonto, svuotato e fagocitato dall’intelligenza politica e dalla credibilità di Giorgia Meloni.
Interrogativi ai quali si aggiungono anche, fra i rimpianti e le lacrime per Bobo Maroni, le molte incertezze sull’esito delle regionali lombarde della primavera del 2023. Per la prima volta infatti la trentennale presidenza leghista è insidiata dalla candidata di un inedito nuovo corso politico che ogni giorno guadagna consensi e prefigura concrete prospettive.
E’ il nuovo corso efficientista e pragmatico di Letizia Moratti, in grado di coalizzare l’opinione pubblica e di bypassare ideologie e partiti tradizionali.
L’esempio di Bobo Maroni non sarà sepolto invano. Quello della Lega versione Gattopardo & Papeete style sembra invece destinato a scendere “muto nel gorgo”, come descrive l’ultimo verso di una poesia di Cesare Pavese.
.