Risacca sul bagnasciuga della politica alle prese col pianeta Rai, le faide e le strategie di leadership e premiership.
La cosiddetta “maledizione” della Rai, che – pur con molte encomiabili eccezioni – annovera un vasto repertorio di crisi di governo, dimissioni di ministri, eserciti di franchi tiratori e migliaia di interrogazioni parlamentari con contorno di camerieri e segretarie “battezzati” direttori, conduttrici e soubrette, a spese del canone e della decenza, rischia di trasformare in conflitto politico aperto e senza esclusione di colpi la guerra fredda per la primogenitura politica del governo fra Matteo Salvini e Giorgia Meloni. 
L’intesa ad escludendum fra Lega e Forza Italia del candidato di Fratelli d’Italia dal consiglio d’amministrazione della Rai, ha fatto sprofondare i già difficili rapporti fra i due leader del centrodestra che si contendono il primato dei consensi elettorali per la designazione del Premier nella probabile eventualità di una affermazione alle politiche del 2023.
Difficile, tuttavia, immaginare un centrodestra all’unisono se si continueranno ad escludere dalle nomine strategiche i candidati dell’unico partito d’opposizione, mentre gli altri due partiti fanno parte del governo. Penalizzazione che potrebbe trasformarsi in un boomerang per i leghisti e quel che resta di Forza Italia ed accrescere ulteriormente l’appeal di Giorgia Meloni presso l’opinione pubblica. Come dimostra il sorpasso in corso sulla Lega da parte di Fratelli d’Italia rilevato da tutti sondaggi.

L’altro castello di sabbia lambito dalla risacca è quello della riforma della giustizia sulla quale si misurano insieme la tenuta dell’assetto della maggioranza di Governo e dell’accordo interno nei 5 Stelle.
Dopo settimane di reciproci improperi, il pranzo di scurdammoce ‘o passato a Marina di Bibbona fra il fondatore garante Beppe Grillo ed il leader a lenta ratifica Giuseppe Conte, sembra aver tappato le falle che stavano facendo naufragare il vascello del Movimento, un tempo nave ammiraglia della flotta politica. Un match conclusosi ai rigori. Penalties ancora da tirare e da parare.

Se Conte dovesse comunque insistere a sfilare o a fare astenere il Movimento sulla riforma Cartabia della Giustizia, l’assetto della maggioranza governativa potrebbe sancire la marginalizzazione dei grillini.
Eventualità che, secondo le maliziose valutazioni degli ambienti parlamentari, sarebbe destinata ad essere scongiurata grazie alla collaudata capacità dei 5 Stelle di digerire le scelte contro le quali hanno alzato per mesi barricate e veti, come la Tav, l’oleodotto Tap trans adriatico, l’Ilva di Taranto, il ponte sullo Stretto, il varo dello stesso governo Draghi e , da ultimo, la riforma della giustizia ratificata dai 4 Ministri del Movimento.
Come e con quali equilibri i grillini si adegueranno lo si capirà dall’esito dell’incontro previsto all’inizio della settimana entrante fra il Premier Draghi e Conte. Vertice che da una parte ratificherà il riconoscimento della leadership pentastellata dell’avvocato del popolo e dall’altra lo vincolerà all’alleanza di governo, disinnescando sul nascere, si ritiene, tutti gli eventuali retropensieri di Conte su un blitz ferragostano per mettere in crisi l’esecutivo. Un “Papate bis” in salsa contiana che non viene considerato praticabile, se non altro per la differenza della physique du rôle fra Conte e Salvini.
Sulla spiaggia del centrosinistra, in attesa della verifica elettorale sui consensi personali di Enrico Letta candidatosi alla camera alle suppletive di Siena, al Nazareno si infrangono le perplessità e le contrarietà dei parlamentari che dissentono dalla segreteria riguardo l’alleanza preferenziale con i 5 Stelle, che continua a provocare contraccolpi, ed all’approvazione del disegno di legge Zan contro omotransfobia in bilico al Senato.
Dissensi che, aggiunti ai numeri dei senatori contrari e al caos dei 5 Stelle, lasciano prevedere a gran parte del Pd la bocciatura del ddl Zan o un suo rinvio, quanto meno all’autunno.

Onda su onda sulle nomine Rai, giustizia, 5 stelle, e le divisioni nei due schieramenti, ai quali si teme già ad agosto, subentrerà il difficile scenario già delineatosi in queste settimane della temuta recrudescenza della pandemia e della crisi occupazionale.
Per arginare la crescente diffusione della variante Delta e i timori per l’insorgenza di un revival dell’emergenza sanitaria, Palazzo Chigi e il Ministero della Salute potrebbero emanare stringenti direttive per estendere quanto più possibile la vaccinazione e rendere indispensabile il Green Pass per accedere a manifestazioni, trasporti pubblici e servizi essenziali.
La logica impone infatti che non ci si può illudere di rimanere immuni col vaccino degli altri…
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Fondatore e Direttore di zerozeronews.it
Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Rai Palermo e Tg1