Guerra e pace nel centrodestra per il Copasir e dintorni. Lungo la strada del compromesso fra Giorgia Meloni e Matteo Salvini per le candidature a Roma, Milano, Napoli, Torino e Bologna, la Lega sventola la mossa delle dimissioni presentate dal Presidente del Comitato parlamentare per il controllo dei servizi d’intelligence Raffaele Volpi e dall’altro componente leghista, Paolo Arrigoni.

Iniziativa concreta o pretattica? La Lega sollecita infatti le dimissioni di tutti gli altri componenti del Copasir “al fine di contribuire” -afferma- “alla soluzione della titolarità della Presidenza del comitato”. I leghisti chiedono cioè che la metà dei componenti vadano all’opposizione con l’integrale applicazione della legge 124 del 2007.
Ma M5S e Pd sono disponibili a consentire che a Fratelli d’Italia, l’unico partito d’opposizione parlamentare, vengano attribuiti non solo la Presidenza ma anche la metà dei componenti del Copasir?

In attesa di un chiarimento, che comprende soprattutto l’assetto delle candidature per la cinquina della Capitale e delle grandi città, Giorgia Meloni si limita a dire “Finalmente. Ci stiamo mettendo un poco ma tutto è bene ciò che finisce bene: giusto rispettare regole. Ora si applichi legge, presidenza all’ opposizione”.
Dopo settimane di tensioni e interviste ping-pong, tutto il fronte del centrodestra sta riprendendo ad avanzare compatto per decidere le candidature per il Campidoglio, Regione Lazio ed i capoluoghi, il Quirinale, le prospettive per l’epilogo della legislatura, nonché le nomine di Cda e governance della Rai e delle grandi società partecipate del calibro di Enel, Eni, Leonardo, Fincantieri, Italgas, Cassa depositi e Prestiti, Poste Italiane, Saipem, Snam, Terna ecc.
Con Giorgia Meloni lanciata in corsia di sorpasso sulla Lega, la candidatura per la Capitale assume una valenza decisiva in grado di far compiere a Fratelli d’Italia un ulteriore balzo in avanti, non più soltanto nei sondaggi quanto fra gli elettori e nell’opinione pubblica nazionale.
Constatazione che spinge Salvini a propendere per Roma ad una candidatura se non proprio leghista o di Forza Italia ( l’eterno riproposto Guido Bertolaso o Giulia Bongiorno?) quanto più neutra possibile, non identificabile con FdI.
Se passa questa ipotesi Giorgia Meloni potrebbe scegliere il candidato alla Regione Lazio (Fabio Rampelli, Andrea De Priamo?). Ma in ogni caso a Roma l’eventuale nuovo sindaco del centrodestra sarebbe incapsulato, per usare un eufemismo, in una maggioranza monopolizzata da Fratelli d’Italia.
La profonda spaccatura del centrosinistra, con la doccia fredda della bocciatura grillina di Nicola Zingaretti, l’ufficializzazione per il Pd della candidatura di Roberto Gualtieri, l’ostinato tentativo della sindaca uscente Virgina Raggi di proporsi per la rielezione e il ruolo crescente dell’indipendente Carlo Calenda, se controbilanciate con la scelta di un candidato catalizzatore offre al centrodestra, se non altro, un vantaggio di posizione. Con un prevedibile bonus di un ballottaggio che per il centrosinistra si preannuncia velenoso, da tutti contro tutti.
Ma a Roma e a Milano il candidato o la candidata del centrodestra in grado di catalizzare voti e consensi ancora non c’é. Un’assenza che logora la Lega e pone Fratelli d’Italia sulla riva del fiume. Non si capisce ancora bene in attesa che passino il Pd e 5 Stelle oppure la Lega. O forse tutti e tre, come nella leggenda degli Orazi e i Curiazi…
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Fondatore e Direttore di zerozeronews.it
Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Rai Palermo e Tg1