Governo alla prova della governabilità
Come un’araba fenice il Governo nasce dalle sue ceneri. L’epilogo della madre di tutte le crisi ha pochi vincitori e lascia sul campo molti perdenti.
Il primo vincitore è il Paese al quale, dopo 87 giorni di calvario e l’ultima settimana di guerriglia politica, viene risparmiato un salto nel vuoto.
Poi nell’ordine vincono la determinazione e la saggezza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha garantito il rispetto dei principi costituzionali; l’astuzia e la decisione, al limite dell’azzardo, di Matteo Salvini; la disponibilità e il senso dello Stato di Carlo Cottarelli; la caparbietà e l’aplomb da civil servant del Professore Giuseppe Conte, un Premier esordiente ma trasversale per il quale si profilano prospettive alla Macron.
Il primo e più grande perdente è Luigi Di Maio, anche se la sua ultima piroetta ha resuscitato il governo Conte-Salvini-Di Maio eclissatosi al termine di quella che è stata definita la domenica bestiale della crisi. Sempre meno numerosi all’interno del 5 Stelle i fan di Di Maio si affannano a definirlo un pareggio, ma il bilancio dei voltafaccia è impressionante. A cominciare dall’impeachment rimangiato e dal ritorno in stile Canossa al Colle. Pareggio o sconfitta che apriranno un dibattito critico all’interno del movimento.
Perdente è anche il Pd di Martina e Renzi, che non sono riusciti neanche a interporsi nel convulso dibattito politico sul governo tecnico di Cottarelli.
Alla schiera degli sconfitti si aggiungono pure Georgia Meloni, costretta al ruolo di ruota di scorta, e Silvio Berlusconi spinto ai margini della scena politica.
Sul piano politico il primo governo della terza Repubblica si configura come un triumvirato formato dal Presidente del Consiglio Conte, dal Vice Premier e Ministro dell’Interno Salvini, e dal Vice Premier e Ministro di Welfar e Sviluppo Di Maio.
Un triumvirato che dovrà dimostrare di saper fronteggiare le molte, troppe, emergenze del Paese. Centrale sarà il rapporto con l’Europa e la gestione del baratro del debito pubblico.
Il ruolo critico nei confronti dell’Euro e dell’Europa di Paolo Savona, uscito dalla finestra del Ministero dell’Economia rientrerà dalla finestra del dicastero per i rapporti con l’Europa affidato al risoluto economista, sul nome del quale si è aperto un braccio di ferro istituzionale che ha fatto temere la rottura della tenuta democratica.
Il travagliatissimo parto dell’esecutivo sarà a lungo al centro di analisi e di rivelazioni di retroscena. Un dibattito che fortemente divisivo per Pd e Forza Italia e che sfocerà in contrapposizioni e recriminazioni anche fra le fila dei 5 stelle e di Fratelli d’Italia.
La riprova della linea vincente di Matteo Salvini é che in questo frangente la Lega si dimostrerà invece compatta e prevalente