Le carte dei Graviano. Un macigno che potrebbe provocare una valanga di rivelazioni. E’ questa l’ipotesi, ancora tutta da riscontrare, che gli ambienti investigativi, giudiziari ed anche forensi di Firenze e Palermo stanno ulteriormente approfondendo.

L’impressione che si coglie, ma che nessuno conferma o smentisce, è che le perquisizioni effettuate nei confronti di familiari e presunti fiancheggiatori dei fratelli Giuseppe e Filippo Graviano pluri condannati all’ergastolo per mafia e stragi, possano rappresentare una iniziale svolta nell’ambito dell’inchiesta sulle stragi del 1993 a Firenze, Milano e Roma coordinata dalla Dda di Firenze e condotta dalla Dia fiorentina. L’inchiesta fiorentina coordinata dal procuratore capo Giuseppe Creazzo e dagli aggiunti Luca Tescaroli e Luca Turco è finalizzata a svelare i presunti mandanti occulti degli attentati in via dei Georgofili, a Firenze, in via Palestro a Milano e San Giovanni in Laterano, a Roma. Le perquisizioni hanno lo scopo di accertare eventuali riscontri alle dichiarazioni rese dai fratelli Graviano, i capimafia del quartiere palermitano di Brancaccio, facenti parte del vertice di cosa nostra, arrestati a Milano il 27 gennaio del 1994.
In particolare dalla perquisizione dell’appartamento dove a Palermo vive la vedova di Salvo Graviano, il defunto cugino dei boss, si deduce che una delle verifiche investigative sarebbe connessa alle affermazioni di Giuseppe e Filippo Graviano secondo i quali negli anni ’70 il loro nonno materno, Filippo Quartararo, avrebbe investito 20 miliardi di lire nelle società di Silvio Berlusconi a Milano.
La prova di tale investimento sarebbe il documento che attesterebbe il versamento. Documento che sarebbe stato custodito da Salvo Graviano, che avrebbe curato la trattativa. Secca la smentita di Berlusconi: le dichiarazioni di Graviano sono state definite prive di fondamento dall’avvocato Niccolò Ghedini, legale del Cavaliere: mai conosciuti i Graviano, né alcun rapporto con loro.
L’inchiesta di Firenze ruota anche sulle rivelazioni di Gaspare Spatuzza secondo il quale i fratelli Graviano erano in contatto con Berlusconi e a conoscenza del progetto di candidarsi con un suo partito alle elezioni politiche della primavera del 1994.
L’inchiesta sulle stragi del 1993 è stata aperta e chiusa più volte a partire dagli anni ’90, e oltre Silvio Berlusconi ha coinvolto anche Marcello Dell’Utri, entrambi in passato già indagati e archiviati. Le nuove verifiche sono partite dopo tre lunghi interrogatori resi in carcere da Giuseppe Graviano novembre del 2020 con i magistrati di Firenze.
