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Rubrica di critica recensioni anticipazioni
by Augusto Cavadi
I monti Sicani, poco conosciuti dagli stessi siciliani, occupano una vasta zona nel cuore sud-occidentale dell’isola mediterranea. Intorno ad essi gravitano vari comuni che tentano, non senza sforzi, di contrastare il progressivo spopolamento.
Un progetto del Farm cultural park di Favara (Agrigento) sta consentendo a 7 di questi ‘borghi’ di assaggiare per sedici giornate che cosa potrebbe essere la vita degli abitanti – e conseguentemente la forza attrattiva dei loro siti – se essa fosse intessuta anche di esperienze estetiche (dalla pittura alla musica), di incontri con imprenditori testimoni di intraprendenza e di resilienza, di rappresentazioni teatrali, di passeggiate naturalistiche.
Nel programma del Sicani creative festival gli organizzatori hanno avuto l’ardire di inserire perfino una pausa quotidiana di meditazione filosofica dialogata, nella convinzione – del tutto in controtendenza – che una rinascita sociale ed economica presupponga una revisione del proprio sguardo sulla realtà: che solo da un pensiero riflessivo possano scaturire iniziative solide e durevoli.
Nei “caffè filosofici”, offerti come esemplificazioni di una filosofia di strada destinata anche a quanti non hanno mai sfogliato un tomo di metafisica ma amano ragionare con la propria testa, si è focalizzata anche la differenza del “tempo” fra Il Nord e il Sud dell’Italia (e, per molti versi, del mondo). Non certo la differenza – inesistente- dello scorrere del tempo misurabile, oggettivo, legato ai cicli naturali : un’ora di questo tempo d’orologio è identica a Milano come a Cianciana, a Londra come a Prizzi. Bensì la differenza – notevole – del tempo interiore, percepito psicologicamente. Per chi lo investe in attività lavorative e produttive esso scorre velocemente: come lo definì una volta un bambino di città, è “quella cosa che papà e mamma non ne hanno mai abbastanza”. Il tempo corre per chi è convinto che esso è denaro.
Per chi condivide la medesima convinzione, ma non ha un’etica del lavoro – o più banalmente non trova da lavorare e vive di assistenzialismo – il tempo scorre, invece, lentamente. Ci si annoia e si prova a riempirlo alla meno peggio: due chiacchiere al bar, interminabili via-vai lungo il corso principale del paese, qualche partita a carte. Un’ora di chi non produce sembra una giornata.
Il pendolo oscillerà sempre fra il tempo ossessivamente percepito come sfuggente e il tempo stancamente percepito come interminabile? Probabilmente sì. Almeno sino a quando non sarà scalzata la convinzione di base, comune al Nord e al Sud, che il tempo sia money.
Qualora, invece, si intuisse che esso non lo si ha, ma lo si è; che esso è una dimensione del nostro essere…si capirebbe che esso è prezioso perché è vita. I ritmi del Nord diventerebbero allora meno serrati e nevrotici, i ritmi del Sud meno dilatati e dilapidatori: il tempo sarebbe prezioso perché finito, circoscritto, come finita, circoscritta, è la vita di ogni mortale.
“Nuda” vita biologica? Certo. Ma – potenzialmente – vita più che biologica: vita intensa, ricca di conoscenze e di relazioni, di progetti e di passioni. Vita piena, incentrata sull’essenziale (su ciò che ognuno di noi individua come essenziale): e per questo, solo per questo, vita degna di non essere sprecata.
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Giornalista pubblicista, Filosofo. Fondatore della Scuola di formazione etico-politica Giovanni Falcone di Palermo