“Bisogna integrare e non solo ricevere” sulle nuove prospettive per l’immigrazione indicate da Bergoglio pubblichiano l’intervista rilasciata dalla Vaticanista del Messaggero Franca Giansoldati al Giornale di Sicilia

Dalle favelas dell’America latina al rischio di implosione umanitaria dell’Africa: c’è una prospettiva di ottimismo e di speranza nelle parole di Papa Francesco sulla necessità di una visione complessiva delle esigenze dei popoli.
Dopo aver benedetto la riappacificazione della Colombia, Bergoglio sposta l’attenzione dall’accoglienza all’integrazione e indica una rinnovata e ponderata valutazione bilaterale dell’immigrazione.
“Per Francesco la porta del cuore deve restare aperta e contemporaneamente deve garantire una assistenza sostenibile“ sottolinea la Vaticanista Franca Giansoldati, che ha seguito per il Messaggero la visita apostolica del papa in Colombia e la conferenza del Pontefice sull’aereo nel viaggio di ritorno.

- In cosa consiste il cambio di prospettiva sui migranti illustrato da Bergoglio?
“Nella riflessione approfondita che il Papa ha evidenziato sul complesso fenomeno dell’immigrazione. Un fenomeno che deve essere valutato in modo più ampio. Il Papa ha spiegato che dopo il viaggio in Svezia, quando aveva affrontato con le autorità e l’episcopato del nord Europa la problematica e poi alla luce dei approfondimenti con gli episcopati di Francia, Germania Polonia e dei paesi dell’Europa centrale si è reso conto che si stava creando una parallela problematica riguardante l’integrazione”
- Su quali linee si è sviluppata l’analisi?
“Dopo la crisi dell’esodo fra la Turchia, la Grecia e i Balcani e la visita nell’isola greca di Lesbo, Francesco ha ascoltato il punto di vista dei vescovi dei vari paesi. E tutti i Presuli hanno sottolineato la necessità di un approccio responsabile da parte dei governi riguardo all’integrazione.”
- Che impatto avranno le parole di Francesco?
“Bergoglio ha parlato della indispensabile virtù dei governanti che deve essere quella della prudenza, e dell’attenta valutazione degli spazi esistenti per calibrare l’integrazione senza creare squilibri”
- Un implicito riconoscimento al Governo Gentiloni
“ Fra i due c’è stato un incontro riservato. Anche se il Papa ha precisato che non si è parlato di immigrazione. Più che riconoscimento Bergoglio ha espresso grande rispetto e plauso nei confronti del Premier e del Governo perché vede che il cuore rimane aperto ai migranti ma c’è contemporaneamente un passaggio in più, un’attenzione che viene data a chi cerca di accogliere ma nello stesso tempo cerca di evitare la creazione di ghetti e scongiurare spinte e reazioni razzistiche”

- Se non è un patto Gentiloni due, come quello dell’accordo fra cattolici e liberali del 1913, poco ci manca… ma di immigrazione il Papa ha parlato più volte anche con la Cancelliera tedesca Angela Merkel?
“ Si implicitamente il riferimento è contenuto nell’accenno all’esigenza di invertire l’approccio avuto finora nei confronti dell’Africa, quello prevalente dello sfruttamento. Alla Merckel Papa Francesco ha sollecitato il varo di un piano Marshal per il continente africano. Piano che poi è stato effettivamente al centro del G7 di Taormina e dei successivi summit europei”.
- In cosa consiste il piano di aiuti per l’Africa?
“ In una serie di interventi diretti dell’Europa, intanto per lo sviluppo economico e sociale. E poi, sostanzialmente, per consentire ai popoli africani di restare nei rispettivi paesi. Una scelta che guerre, carestie e malattie attualmente rendono impossibile “