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Rubrica di critica recensioni anticipazioni
by Augusto Cavadi
E’ il momento degli auguri. Più o meno implicitamente, ci auguriamo un anno migliore. Per i più spericolati, addirittura felice. Ma la felicità, se capita, dura minuti. Al massimo, potremmo sperare in una sorta di equivalente funzionale etichettabile come serenità. A che condizioni?
Innanzitutto in un contesto storico-sociale senza epidemie, senza degrado ambientale, senza guerre. Insomma, molto differente dal nostro attuale. Ammesso, molto utopisticamente, che – sia pur a piccoli passi – l’umanità si avvicini a uno stadio di egoismo intelligente e riduca il livello medio di sofferenze superflue, spetta poi a ogni singolo soggetto giocarsi bene le sue carte.
Spigolando fra le pagine dell’intrigante (anche perché opinabile) volume di Yuval Noah Harari, Sapiens. Da animali a dèi, Bompiani, direi che le mosse, possibili e necessarie, siano quattro o cinque:
a) smontare alcuni luoghi comuni: la salute e il denaro sono ingredienti indispensabili per lo stato di benessere interiore, ma solo sino a un certo livello (oltre il quale diventano irrilevanti). Infatti, “se sei una madre americana single che guadagna 12.000 dollari l’anno facendo pulizie nelle case e improvvisamente vinci 500.000 dollari alla lotteria, sperimenterai probabilmente un aumento significativo e duraturo del tuo benessere soggettivo. Sarai in grado di nutrire e vestire i tuoi bambini senza più affondare nei debiti. Tuttavia, se sei un top manager che guadagna 250.000 dollari l’anno e vinci un milione di dollari alla lotteria” è “probabile che la tua crescita di benessere soggettivo duri soltanto qualche settimana” (p. 474).
b)Controllare le proprie aspettative: se desideri acquistare un’utilitaria e ci riesci, sarai molto contento; ma se desideri possedere “una Ferrari fiammante e riesci a procurarti solo una Fiat di seconda mano, ti senti frustrato” (p. 476) per il resto della vita. Sino a quando la tua felicità sarà “determinata dalle aspettative, i due pilastri della nostra società – i mass media e l’industria pubblicitaria – ” (p. 477) possono rendertela perennemente irraggiungibile.
c) Sperimentare delle relazioni amicali autentiche, specie all’interno di comunità senza guru né dogmi né codici dettagliati. Infatti, “la famiglia e la comunità sembrano avere un impatto maggiore sulla nostra felicità rispetto al denaro e alla salute. Le persone che “vivono in comunità coese e solidali sono significativamente più felici delle persone” che “non hanno mai trovato (o mai cercato) una comunità di cui sentirsi parte” (p. 475).

d) Trovare, o ritenere di aver trovato, un senso della vita. Secondo alcuni studi di psicologia e di economia, la felicità non è data da “una prevalenza di momenti piacevoli rispetto a quelli spiacevoli”, “consiste piuttosto nel percepire la propria esistenza nella sua interezza come qualcosa di importante e di valido” : “una vita che abbia senso può essere molto soddisfacente anche in mezzo alle difficoltà, mentre una vita senza senso è un travaglio terribile, per quanto confortevole sia” (p. 485).
e) Cercare la compagnia di chi lotta contro i mali oggettivi della storia. Quest’ultima indicazione non l’ho trovata in Harari, ma nel nostro poeta Gianni Rodari. A chi gli chiese cosa fosse a suo parere la felicità, rispose che non potesse consistere in qualche fattore che “ci costringa ad essere sempre allegri e soddisfatti (e un po’ stupidi) come una gallina che si è riempita il gozzo. Forse la felicità sta nel fare le cose che possono arricchire la vita di tutti gli uomini; nell’essere in armonia con coloro che vogliono e fanno le cose giuste e necessarie. E allora la felicità non è semplice e facile come una canzonetta: è una lotta” (Il libro dei perché, Editori Riuniti, Roma 1984).
L’augurio più serio per il 2024 che ognuno potrebbe fare a se stesso, dunque in silenzio, sarebbe dunque decidere di uscire dalla bolla dell’isolamento sostanziale (talora mascherato da una fitta rete di rapporti sociali ipocriti) e cercare nella propria città la complicità attiva con qualcuno impegnato a fare cose giuste e belle.