Centinaia di plotoni d’attacco. Ognuno con otto al massimo 10 commandos. Gruppi d’assalto incaricati singolarmente di espugnare una trincea, un bunker, una casa. E’ questo il motore strategico che muove la controffensiva ucraina che avanza progressivamente.
Schierate a scacchiera le truppe ucraine stanno combattendo e sopravanzando i russi su una linea che corre verso sud lungo la T0158, una strada rurale che si snoda attraverso la valle del fiume Mokri Yali, a circa 70 km da Mariupol e dal Mare d’Azov.
Le forze di Kiev hanno riconquistato tutta una serie di villaggi e assediano Staromlynivka. E’ la conferma di quanto affermato a Washington dal portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, secondo il quale la controffensiva dell’Ucraina sta facendo notevoli progressi ed ha già sfondato la seconda linea difensiva dei russi.
Secondo il ministero della difesa britannico Mosca rischia di dividere le sue truppe nel tentativo di impedire lo sfondamento delle sue linee sull’asse Orikhiv nell’Ucraina meridionale.
Per scongiurare la ritirata il comando russo ha mobilitato le truppe scelte aviotrasportate. Ma Kiev sta intensificando gli attacchi anche lungo altri fronti verso il Mar d’Azov, alla ricerca di punti deboli dove sfondare ed isolare la Crimea occupata. 
Per l’Ucraina e la Russia sono giorni cruciali. Non c’è un ambito internazionale o locale che non sia in movimento. A Mosca si susseguono gli allarmi e le interruzioni del traffico aereo nei tre aeroporti della capitale a causa delle incursioni ormai quotidiane di sciami di droni ucraini.
Il Cremlino replica con rabbiosi bombardamenti dei centri abitati dell’Ucraina, disperdendo essenziali capacità d’artiglieria e missilistiche che potrebbero risultare decisive per arginare la controffensiva di Kiev. Nonostante l’evidente stallo, Putin ostenta flemma e sicurezza, mostrandosi nelle vesti di docente all’inaugurazione dell’anno scolastico.

Una ripresa delle lezioni segnata sinistramente dall’introduzione dell’addestramento militare come nuova materia da studiare. Inequivocabile anticipazione di arruolamenti progressivi che preludono alla mobilitazione generale.
Sul fronte pesa l’assenza dei mercenari della brigata Wagner. Ma nessuno osa evocare Evgheny Prigozhin, seppellito sotto una valanga di misteri sull’ultimo volo fatale e di sospetti sul ruolo del Cremlino. Sul piano diplomatico, più dei colloqui di lunedì a Sochi, sul Mar Nero, fra il Presidente russo ed il leader turco Erdogan, che sta tentando di riattivare la rotta del grano per l’Africa, viene seguita con attenzione la visita di Papa Francesco in Mongolia.

Un viaggio apostolico quello del Pontefice alle porte della Cina che dietro il tradizionale scambio di messaggi formali col Presidente Xi Jinping rilancia i rapporti fra Pechino e il Vaticano, rassicura il regime comunista sull’equidistanza della Chiesa Cattolica e prepara soprattutto l’imminente visita dell’inviato personale di Bergoglio, il Cardinale Matteo Zuppi, nella capitale cinese per proseguire la missione di pace per porre fine alla guerra in Ucraina. Oltre che strategico il ruolo cinese per una soluzione diplomatica del conflitto, in vista della visita d’ottobre di Putin a Pechino, é decisivo per accreditare la Santa Sede come interlocutrice affidabile tanto agli occhi della Russia quanto della Cina.
