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Rubrica di critica recensioni anticipazioni
by Augusto Cavadi
Nella prima metà del Novecento un gruppo di storici francesi, collaboratori della rivista “Annales”, ha impresso una svolta significativa al modo tradizionale di fare storiografia: non più a partire dall’alto, dai re e dagli eroi più famosi, ma dal basso, dalla vita quotidiana della gente comune. Non più (solo o principalmente) la macro-storia, ma (anche e soprattutto) la micro-storia.
L’intervista autobiografica di Vittorio Chiparo al nonno Davide Giannò (Storia di un uomo comune, Albatros, Roma 2022, pp. 218, euro 15,90) può essere considerata un prezioso documento per chi volesse ricostruire la storia di un cittadino palermitano a cavallo fra il XX e il XXI secolo: infatti ci sono squarci di vita, episodi, ambienti fisici e psicologici…di cui la “grande” storia non si occupa, condannandosi così a offrire una rappresentazione parziale dell’epoca.
Mi limito a un solo esempio. Quale monografia scientifica potrebbe rendere altrettanto efficacemente il regime patriarcale vigente in molte famiglie siciliane ancora mezzo secolo fa come riescono le pagine in cui si rievocano i metodi durissimi, violenti, con cui il padre di Sara, allora fidanzata e poi sposa del protagonista, vietava alla figlia qualsiasi contatto – perfino telefonico – con il corteggiatore? Ce ne dovremmo ricordare quando ci stupiamo del maschilismo patriarcale di molte famiglie islamiche odierne…
Ma il valore di questo libro non è solo documentario. Esso ha anche un interesse letterario. Mi riferisco ad alcuni versi, seminati qua e là, tra le pagine, ma ancor più alla trama intrigante: davvero ci sono vite reali che sembrano inventate da romanzieri geniali!
L’ultima parte del libro è dominata dalla problematica teologico-spirituale del protagonista. Dopo una giovinezza scapestrata, egli incontra dei missionari della Chiesa Mennonita in Italia e si converte a quella versione – fervente e tendenzialmente fondamentalista – del cristianesimo.
Dopo venti anni, anche a causa del dolore per la perdita della moglie, Davide mette in discussione quella concezione provvidenzialistica di Dio ed entra in una nuova fase che potremmo definire ‘post-cristiana’, anzi ‘post-teistica’.
In pagine toccanti egli rievoca l’entusiasmo del predicatore e cantautore di quel periodo, ma con onestà intellettuale confessa di non riconoscersi più in tale atteggiamento religioso.
Tuttavia, tramontate molte consolanti certezze, non ha perduto l’essenziale: “posso dire di ritrovarmi ancora alla ricerca di una conoscenza volta al principio che regge il mondo: l’Amore. E oggi cerco con tutto me stesso di essere e di vivere nell’amore, oltre ogni fede” (p. 214).
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Giornalista pubblicista, Filosofo. Fondatore della Scuola di formazione etico-politica Giovanni Falcone di Palermo