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L’anniversario rivoluzionario di don Pino Puglisi

Anniversari antimafia di denuncia e di richiamo alla mobilitazione popolare e istituzionale, come ha evidenziato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla commemorazione del Prefetto Dalla Chiesa.

Dal 1970/’71 al 1992/’93: quasi 25 anni di stragi e delitti di mafia, dalla scomparsa del giornalista Mauro De Mauro e dall’uccisione del Procuratore Pietro Scaglione a Falcone, Borsellino e agli attentati di Firenze, Roma e Milano.

Commemorazioni che culminano a settembre con le cerimonie per Carlo Alberto Dalla Chiesa, il giudice Cesare Terranova e don Pino  Puglisi, del quale ricorrono i 30 anni del martirio.

L’anniversario rivoluzionario di don Pino Puglisi
La Parrocchia di San Gaetano nella borgata palermitana di Brancaccio

Un anniversario che si preannuncia emblematico e per molti versi rivoluzionario quello del parroco palermitano ucciso dalla mafia. Don Pino é infatti un martire da venerare ed un eroe civile. Un esempio da seguire. Non solo per fede ed onestà, quanto soprattutto per  confrontarsi con l’attuale realtà sociale ed ecclesiale.

Per don Pino Puglisi i tre decenni trascorsi dalla sera dell’agguato mortale compiuto il 15 settembre 1993 nella borgata di Brancaccio, periferia sud est di Palermo, sotto casa del Sacerdote, da due sicari della cosca mafiosa capeggiata dai fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, non solo non sono stati scalfiti dall’oblio e dalla retorica ma anzi sono lievitati fino a trasformarsi in dirompenti termini di paragone fra l’incisività missionaria di Don Pino e quel che è rimasto della sua eredità spirituale.

Connotata da miracoli concreti, l’eredità di Padre Puglisi inizialmente caratterizzata dal dirompente pentimento dei due killer che lo avevano assassinato, Salvatore Grigoli e Gaspare Spatuzza, aveva determinato la forte presa di coscienza della Chiesa siciliana.

Sulla scia dell’anatema di Papa Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi di Agrigento contro i padrini di cosa nostra – “Convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio”-  il parroco della chiesa di San Gaetano nel cuore di Brancaccio non perdeva occasione per ricordare ai fedeli che alla mafia c’era eccome un’alternativa. Che la sopraffazione non si poteva accettare. Che occorreva ribellarsi. E soprattutto insegnava carità e legalità ai figli dei mafiosi alunni delle elementari della borgata.

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L’anatema contro la mafia di Papa Giovanni Paolo II nel maggio 1993 nella Valle dei Templi di Agrigento

Diametralmente all’opposto dell’intento criminale di mettere a tacere la voce della coscienza cristiana, l’uccisione di 3 P, come veniva affettuosamente chiamato in gergo padre Pino Puglisi,  ha invece segnato la maledizione dei godfather brothers, i fratelli padrini Graviano e dell’intera mafia.

All’arresto dei due boss fino allora latitanti di lusso fra Venezia, Milano, il lago di Garda e Portofino é seguito infatti il clamoroso pentimento dei loro killer Spatuzza e Grigoli che hanno rivelato l’intera trama di connivenze politico affaristiche e delineato la strategia terroristica delle stragi di Capaci e via D’Amelio e delle bombe dell’estate del ‘93.

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Il sepolcro di don Pino Puglisi nella Cattedrale di palermo

Una maledizione che con le morti in carcere dei capi dei capi Totò Riina e Bernardo Provenzano e la recente cattura di Matteo Messina Denaro sembra aver concretizzato l’implicita profezia della fine della mafia degli anni ’80, prospettata dal Pontefice polacco e ribadita di recente da Papa Francesco.

Un sipario che incombe anche sull’ipotetico ed epocale miracolo al limite dell’impossibile che potrebbe essere attribuito al Beato Puglisi: l’eventuale pentimento di Filippo e Giuseppe Graviano i quali, poco più che 60enni, restano in bilico fra la scelta di marcire in carcere per il resto delle loro esistenze e la possibilità di seguire in qualche modo da vicino l’adolescenza dei loro figli.

Cause ed effetti che visti dalla parte della Chiesa rappresentano il punto di partenza della doppia scossa dell’anatema di Wojtyla e dell’assassinio di Padre Puglisi che ha mobilitato per oltre un decennio le diocesi siciliane allora guidate dall’Arcivescovo di Palermo, Cardinale Salvatore Pappalardo, già precursore fin dai tempi del maxiprocesso di omelie di denuncia e di scomuniche nei confronti di cosa nostra.

Da allora la spinta antimafia e soprattutto la presenza missionaria della chiesa siciliana nelle periferie sembra essersi però complessivamente arenata.

E’ quanto denunciano due sacerdoti di frontiera di Palermo, don Cosimo Scordato e padre Francesco Romano che, alla vigilia del Sinodo universale dei Vescovi che si terrà ad ottobre, in un libro di imminente pubblicazione tracciano un dirompente confronto fra l’attualità ecclesiale e l’esempio di Padre Puglisi.

Radiografando fede e malafede i due sacerdoti affrontano temi scottanti, come il ruolo paritario che nella Chiesa andrebbe riconosciuto alle donne, il celibato, gli episcopati spesso burocratici, distanti dai fedeli ed invece contigui al potere politico.

Un’analisi con lo sguardo rivolto soprattutto alla chiesa del futuro. Che é in sostanza quella profetizzata da Padre Puglisi. Una Chiesa incentrata su valori trascendentali e diritti universali, ma calata nella realtà e non ridotta a custode di incommensurabili patrimoni artistici e monumentali ed all’utilizzazione di basiliche e parrocchie soltanto per battesimi, matrimoni e funerali.

”Se non vogliamo ridurre don Pino Puglisi ad un santino – afferma don Franco Romano – bisogna uscire dal chiuso delle sacrestie e confrontarci con la modernità.”

“Quelli di Padre Puglisi sono valori antidoto all’insulso individualismo e alle ingiustizie” sintetizza, ricordando l’esempio del parroco assassinato il Cardinale Matteo Zuppi che non a caso presiederà nella Cattedrale normanna di Palermo la solenne concelebrazione commemorativa dell’anniversario del martirio del Beato Puglisi. Cerimonia alla quale é attesa la significativa presenza del Capo dello Stato.

Un intervento diretto quello di Zuppi che oltre a rivelare l’attenzione del Vaticano, assume il valore di incoraggiamento e sostegno alla Chiesa Siciliana affinché rilanci lo spirito di Padre Pino Puglisi. “Altro che uomini d’onore, come amano definirsi: i mafiosi sono dei vigliacchi! La Chiesa deve e può fare molto per combattere la mafia” ha recentemente affermato il Presidente della Conferenza Episcopale italiana, testimone di una Chiesa in cui contano nuovamente più gli esempi che le parole.L’anniversario rivoluzionario di don Pino Puglisi

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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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