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Rubrica di critica recensioni anticipazioni
by Adriana Piancastelli
Una partita a scacchi è da sempre una metafora di sfida, battaglia, destino, intreccio di lucidità, lungimiranza e fantasia che accompagna al successo o alla sconfitta a conclusione di una tensione costante di emozioni e di cervello.
Il gioco, o l’arte, o lo sport – anche in Italia, con l’equiparazione dell’attività mentale ai massimi livelli all’attività fisica a livello agonistico – nasce in Cina e si diffonde in India, in Persia e in Arabia; arriva in Europa e in America e alla fine dell’800, vede una fioritura di pubblicazioni che ne istituzionalizzano la teoria formale nelle fasi di apertura, centro e chiusura.
“…Una battaglia è come una partita a scacchi, vince chi primo conquista il centro..” (cit.dal libro), quindi il gioco degli scacchi è un inno alla strategia, alla lucidità, all’intuito ed è il vero immanente protagonista de “Il cavaliero errante”opera ultima di Mario Boffo, ex Ambasciatore – anche in Yemen – filosofo, editorialista e scrittore, con il disincanto e lo stile dei napoletani di cultura.
La storia è uno spaccato di vita della seconda metà del Cinquecento, in cui il protagonista, un cavaliere errante di nome Giacomo Leonardo Bona, detto “il Puttino”, abile giocatore di scacchi,si immerge nel senso del gioco che vela il senso della vita e della morte in un intreccio di vicende mediterranee ed europee piene dello spirito religioso, esoterico, rituale, mistico e arcano, sospeso tra Medio Evo e futuro.
Il pathos di una partita è il pathos della vita, è un’alchimia inspiegabile che piega l’ansia alla razionalità e alla lungimiranza.

E il libro, come fotografa correttamente una delle pagine iniziali, è lo specchio del destino di un uomo, l’avventura di un secolo e il cammino della vita.
Ricco di spunti storici dell’epoca, “Il cavaliero errante” è un personaggio realmente esistito che incontra personaggi storici e di fantasia, figli di una scrittura creativa e di una mente attenta ad ogni particolare nelle ricostruzioni ambientali e temporali.
I cavalieri erranti, tra cui Don Chisciotte della Mancia e Lancillotto del Lago, erano figure del tempo e della letteratura medievale, un po’ eroi, un po’ guasconi, un po’ vagabondi, sempre pieni di avventure e di racconti: la “o” di cavaliero del titolo è un omaggio fonico e lessicale alla veridicità del linguaggio cinquecentesco.
Il libro, sicuramente originale, sospeso tra cronaca, storia e racconto, è stato presentato alla libreria Notebook all’Auditorium Parco della musica di Roma.
Insieme all’Autore, sono intervenuti la professoressa Renata Ago, Docente di Storia Contemporanea alla Sapienza ed il Campione e Maestro Nazionale di Scacchi Fabrizio Benedetti, già Ufficiale dell’Esercito Italiano.
Alcuni attori di teatro della Compagnia “Fuori di Testo” hanno letto e regalato atmosfere dalle pagine del romanzo.
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Senior Osint and Media Analyst. Ha praticato il mondo delle investigazioni e dell’intelligence. Appassionata di mare cani rock e figlia non necessariamente in quest’ordine.