Il repertorio dei tentativi dei colpi di coda non scalfisce la prospettiva politica che già si intravede all’orizzonte: quella dell’inedita maggioranza quantitativa che potrebbe sostenere il governo Draghi.
Parafrasando il metodo finanziario del quantitative easing, introdotto da Mario Draghi alla Bce per diluire il debito pubblico dei vari stati, in particolar modo dell’Italia e rivitalizzare l’economia europea, l’esecutivo che il Premier incaricato sta incardinando si potrebbe avvalere di una multiforme fiducia parlamentare. Una estesa fiducia espressa da ampi settori del Movimento 5 Stelle, di Forza Italia, della Lega, del gruppo misto, e votata dai renziani, da tutto il Pd e dalla sinistra.
Scandita dai rimbalzi dei mercati, dall’appiattimento dello spread e dall’exploit di ben 16 punti del “reputation rating”, la credibilità finanziaria dell’Italia, la lievitazione dei consensi nei confronti di Draghi è evidenziata, parallelamente all’avvio delle consultazioni con le forze politiche, dall’aggiustamento di mira e dal progressivo riposizionamento di leader e partiti.
Nonostante i distinguo e la pressante richiesta di un governo politico del Presidente del Consiglio uscente, Giuseppe Conte, che ha anticipato l’avvio delle consultazioni con una dichiarazione a reti unificate all’ingresso di Palazzo Chigi, come dire: hic manebimus optime. Esternazione che nel migliore dei casi viene letta come un invito a non mollare rivolto ai 5 Stelle, al Pd e alla sinistra.
