Analisi incrociate per prevenire altre più devastanti repliche di Napoli Napoli, arriva Salvini per reclutare improbabili proseliti al Sud ed il film degli eventi propone guerriglia e scene di violenza non completamente inedite: macchine distrutte, cassonetti bruciati, idranti, lacrimogeni e tutto il kit psico-tecnico delle manifestazioni di piazza degenerate. Molotov, black bloc incappucciati e, per fornire un ulteriore tocco di colore locale, manifestanti che coprono il volto con le maschere di Pulcinella. E a seguire Forze dell’Ordine che intervengono, arrestati (già in libertà), denunciati, 34 contusi.
L’esercizio della violenza dura un’ora e lascia nei quartieri degli scontri scenari di devastazione: un tappeto di cocci di bottiglie, spranghe e bastoni, autovetture e cassonetti in fiamme e la solita rabbiosa malinconia post manifestazione.Nell’altrettanto aspro dibattito politico del dopo Napoli, oltre al repertorio del rimbalzo di accuse, pochi si fanno la domanda cruciale: ma che significa tutto questo?
Tornano in mente i fantasmi del 2001, quando Napoli fu il prodromo non totalmente compreso dell’esplosione di violenza del G8 di Genova anche perché il 26 ed il 27 maggio andrà in scena il G7 a Taormina contro il quale sta nascendo una forte opposizione antagonista percepibile anche online.Dopo Napoli e prima del G7 c’è a rischio anche la manifestazione del 25 marzo a Roma per contestare le celebrazioni per i 60 anni dei Trattati di Roma: 60 anni fa nasceva l’embrione economico di una nuova Europa, creatura poco amata, molto contestata da destra e da sinistra, definita figlia del capitalismo elitario economico e ancora oggi al centro di polemiche e possibili scissioni.
Lo slogan di base è che ….non è una giornata di festa, ma deve divenire una giornata di lotta e mobilitazione contro il vertice…corredato dalla chiamata alla mobilitazione sull’onda dell’appello : adesso serve un NO sociale all’euro, all’UE e alla NATO.
I sintomi del malessere sociale diffuso richiamano tempi passati che potrebbero essere rievocati e potenziati dalla Rete web. Non è detto che la rabbia sia minore rispetto agli anni che partirono dal ’68, è meno generazionale e più diffusa ed è meno consapevole di appartenere ad un’unica classe sociale: è trasversale, ancora più insinuante ed insidiosa.
Disillusione e sfiducia riempiono le pagine dei social network. Le accuse di apatia alla generazione de gli sdraiati potrebbero fornire i soliti alibi di adesioni virtuali, ma potrebbero innescare anche conflitti di coscienza e scatti di reattività sulla scia del siamo realisti, chiediamo l’impossibile.Certo è che non andremo incontro a giorni facili mentre soffiano venti populisti e separatisti e si moltiplicano i muri e ancora una volta torna il richiamo del dejà vu.
Napule mille culure, Napule mille paure… come canta Pino Daniele ed insieme l’anticipazione di segnali profondi, assolutamente da non sottovalutare.