‘Ndrangheta über alles in Lombardia. Milano ingorda in testa al consumo di cocaina. Como, Varese, Lecco, Pavia, e lago di Garda in ascesa.
La ‘ndrangheta in Lombardia accresce la sua pervasiva presenza, tanto da rappresentare il livello massimo di riscontro in tre province (Monza Brianza, Milano e Como) mentre nelle altre due, Varese (dove si registra un’impennata del 58% delle estorsioni e dal 2018 al 2021 è aumentato il riciclaggio) e Lecco, figura a poca distanza dalla soglia del sold out del narcotraffico.
Non vengono risparmiati, anzi sono molto battute, le enclave a sud di Milano, come nel Pavese, mentre l’area lombarda sud orientale mostra la spinta dal basso delle ‘ndrine dall’Emilia.
La mappa lombarda della droga è delineata dal Rapporto Cross 2022, realizzato dall’Università degli Studi di Milano in collaborazione con CGIL Lombardia, e illustrato da Nando Dalla Chiesa durante il XIII congresso del sindacato territoriale.
“Per spiegare questi dati- ha affermato Dalla Chiesa- occorre acquisire la consapevolezza che la Lombardia non solo è la seconda regione di ‘ndrangheta in Italia, ma che il suo Pil raddoppia quello della Regione Lazio, che è seconda in graduatoria”. Questo, per spiegare l’aumento esponenziale dei sodalizi nella regione, evidentemente attratti da investimenti di varia natura: “Questa è la loro casa: ne hanno una dove sono nati e un’altra dove stanno vivendo. A volte bisogna semplificare, perché molto spesso non lo si fa. Qui stanno costruendo le loro fortune nonostante il lavoro enorme di magistrati e forze dell’ordine”, osserva Dalla Chiesa, che racconta come una diversa frontiera da quelle comuni per le mafie è rappresentata dal turismo. Ecco perché la zona del Lago di Garda è “un grandissimo luogo di aggregazione mafiosa”.

Infatti, pare che alcune cosche locali abbiano ridotto la propria attività sul mercato degli stupefacenti a vantaggio di attività ‘legali’ che non possano nuocere alla credibilità dei propri esponenti. Questo tipo di imprenditoria ovviamente non nasce dappertutto, ecco perché aree come quella del Garda, a forte vocazione turistica, è “una grandissima area di aggregazione mafiosa”.
“E’ evidente che il busines del tempo libero e dello svago, come succede a Milano o a Madesimo, concentri presenze criminali”. Qui per Dalla Chiesa incide da una parte “l’assenza del gestore pubblico”, e dall’altra “la convivenza, l’immobilità delle istituzioni”.
Un affondo che prosegue anche sulla sanità lombarda che, aprendo al privato più che in altre regioni, offre “spazi incontrollabili”, mentre “col massimo ribasso passano sempre le aziende illegali”. Per quanto concerne al narcotraffico, che si presume sia ‘snobbato’ dalla nuova ‘ndrangheta dei colletti bianchi, Dalla Chiesa è chiaro. “Dobbiamo smontare il luogo comune secondo cui il traffico di droga sia tutto gestito dalla ‘ndrangheta: a livello di operatività quotidiana è sicuramente gestito da organizzazioni di rango minore, ma una parte di mercato all’ingrosso è gestito da altre organizzazioni criminali diverse dalla ‘ndrangheta. Perché non si fanno la guerra? Perché come mi ha spiegato un investigatore, nessuna organizzazione è in grado di soddisfare da sola la quantità di richiesta di droga che c’è a Milano”.
Fonte: Agenzia Dire
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