Dall’intuizione del pool antimafia di Rocco Chinnici, all’azione di contrasto sempre più incisiva contro la ‘ndrangheta. Quanto è ancora attuale la lezione del Consigliere Istruttore di Palermo Chinnici a 37 anni dalla strage di via Pipitone Federico ?

“Moltissimo” dice il Procuratore aggiunto della Repubblica di Reggio Calabria, Gaetano Paci, una lunga e prestigiosa esperienza alla direzione distrettuale antimafia di Palermo.

Assieme all’eredità morale e alle intuizioni investigative, soprattutto quelle sui canali finanziari del riciclaggio, tutte dimostratesi centrate e anticipatrici di clamorsi sviluppi giudiziari, l’esempio della formazione del pool antimafia che nel 1986 col primo storico maxi processo segnerà l’inizio della fine di cosa nostra, è infatti attualissimo e propulsivo sul nuovo e più impegnativo fronte della lotta contro le mafie, rappresentato dalla ‘ndrangheta calabrese.

“Chinnici – spiega il Procuratore Paci – fu il primo a comprendere la necessità del pool per non disperdere le indagini antimafia in mille rivoli e per poter coordinare una strategia globale di contrasto. Questo metodo, che oggi è divenuto legge dello stato italiano e che la convenzione Onu sul crimine organizzato transnazionale ha elevato a prassi universale, è l’unico che può consentire di contrastare efficacemente una mafia globale come la ‘ndrangheta, radicata in tutto il mondo occidentale e molto aggressiva economicamente.”

Cosa nostra è stata soppiantata definitivamente dalle cosche calabresi?
La mafia siciliana è entrata in una parabola discendente all’indomani delle stragi del 92/93. Il varo di una legislazione organica e rigorosa e una azione di contrasto molto capillare sia sul versante militare che economico ed anche delle connessioni istituzionali, ha portato sostanzialmente alla scomparsa della componente corleonese, se si eccettua Messina Denaro. La ‘ndrangheta invece è stata per tanto tempo ignorata e soltanto nell’ultimo ventennio l’azione repressiva e preventiva dello stato l’ha considerata. Tutto ciò le ha dato un grande vantaggio, riuscendo ad imporsi sui mercati (primo tra tutti quello del narcotraffico) lasciati liberi da Cosa Nostra. Tutto ciò peraltro rende molto difficile l’azione di contrasto perché la struttura familiare su cui si basa si è consolidata, si è inserita nell’economia illegale e legale, ha instaurato rapporti strutturali con esponenti delle istituzioni e spesso anche dell’apparato repressivo dello stato.
