L’ Iva e i conti pubblici non attendono
In attesa che dal pacchetto di mischia rugbystico della politica sgusci fuori un playmaker che riesca a insediarsi a Palazzo Chigi, l’economia bussa alla porta.
Dietro le quinte dei vertici dei 5Stelle ad Ivrea e Aosta e poi ad Arcore dove si sono dati appuntamento i leader del centro destra, si è fatto più di un preoccupato riferimento alla situazione dei conti pubblici e alla probabilità che possa aumentare l’Iva.
Dal 1 gennaio del 2019 l’aliquota Iva ordinaria passerrebbe dal 22% al 25%, mentre l’aliquota ridotta lieviterebbe dal 10% all’11,5% per poi arrivare al 13% nel 2020.
Un aumento dell’Iva che farebbe scattare all’insù il costo di tutti i generi alimentari, ma anche dell’energia elettrica e dei servizi telefonici. Per sterilizzare l’aumento dell’Iva, secondo l’Ufficio studi dell’Associazione Artigiani e piccole imprese di Mestre, la Cgia, il nuovo governo dovrà recuperare 12,4 miliardi.
Un recupero, che assieme alle ulteriori indifferibili misure per mettere in sicurezza i conti pubblici, renderà oltremodo difficili, per non dire impossibili, l’attuazione dei punti essenziali dei programmi dei 5 Stelle e del Centro destra: reddito di cittadinanza e flat tax.
E non è finita. Oltre a scongiurare l’aumento dell’Iva, il nuovo Governo dovrà predisporre entro la fine di quest’anno una manovra di bilancio da almeno 18,5 miliardi di euro per correggere i nostri conti pubblici e far fronte a uscite già impegnate. L’Unione Europea starebbe infatti per chiedere all’Italia 6 miliardi così suddivisi: 3,5 miliardi per raggiungere il pareggio di bilancio come previsto dal cosiddetto Six pack e ulteriori 2,6 miliardi per coprire una serie di spese non differibili.
“Dopo l’ubriacatura pre elettorale sugli effetti positivi dell’applicazione della flat tax, del reddito di cittadinanza o dalla cancellazione della legge Fornero – commenta l’Ufficio studi della Cgia- sarà interessante capire come, in pochi mesi, chi ci governerà recupererà oltre un punto di Pil“.
Nonostante la congiuntura internazionale sia positiva l’Italia fatica a crescere, trascinandosi tutti i problemi che ci affliggono ormai da più decenni. A cominciare da un debito pubblico abnorme e al limite della sostenibilità.