A Madrid rivince l’instabilità. L’unico dato positivo è quello della affluenza al voto, che ha superato il 73% contro il 66,48% del 2016.
A dispetto del 29% conquistato dal Psoe, il Partito Socialista di Pedro Sánchez, e del crollo del Partito Popolare (che passa dal 33% del 2016 al 16,7%) la Spagna non ha ritrovato la prospettiva di un governo con una maggioranza stabile. La frammentazione del voto determina anche il ritorno sulla scena politica spagnola dell’estrema destra post franchista di Vox.
I socialisti, che hanno conquistato 122 seggi, non raggiungono la maggioranza di governo neanche se si alleano con i populisti di sinistra di Podemos, fermi al 14,3% (42 seggi).
Per ottenere la maggioranza assoluta alle Cortes Generales sono necessari infatti 176 seggi, mentre Psoe e Podemos assieme sono a 164.
A meno di una grosse koalition fra socialisti, popolari e Podemos, diventa indispensabile l’appoggio degli indipendentisti di sinistra catalani dell’Erc. La stessa formazione che ha fatto cadere l’esecutivo Sanchez, negandogli il sostegno alla legge di bilancio e determinando lo scioglimento del Parlamento e le elezioni anticipate di domenica 28 aprile.
Riflessi spagnoli sulle acque agitate della politica italiana? Essenzialmente due: l’ulteriore spinta a scongiurare una nuova instabilità, come quella drammaticamente manifestatasi alle ultime politiche, e la conferma della tendenza europea che denota la crescita della destra nazionalista, rappresentata a Roma da Fratelli d’Italia.
Più che i riflessi spagnoli, sondaggisti e i leader di partito stanno tuttavia analizzando i dati delle amministrative parziali in Sicilia.
Il dato siciliano che emerge conferma la tendenza nazionale dei rilevamenti delle intenzioni di voto: avanzata del centro destra, consistente calo dei 5 Stelle, ripresa del Pd. Scomponendo i dati del centro destra viene evidenziata la performance positiva della Lega che si afferma anche in Sicilia come baricentro delle alleanze fra liste civiche, Forza Italia e formazioni di destra.