Antonino Giannola non è più una toga ignota, vittima dimenticata di un omicidio mafioso continuato. Oltre che con le stragi e gli omicidi, la mafia uccide quotidianamente in tanti altri modi. Altrettanto violenti. Come l’oblio e la dispersione della memoria.

Emblematico e allo stesso tempo mortificante per lo Stato è il clamoroso caso, taciuto per 58 anni, del magistrato palermitano Antonino Giannola assassinato il 26 gennaio del 1960 durante un’udienza all’interno del Tribunale di Nicosia del quale era Presidente.
Mentre sparava e colpiva a morte il Presidente Giannola, l’assassino urlava che voleva uccidere la giustizia. E paradossalmente per quasi sei decenni ha rasentato l’obiettivo.
Inghiottita dall’oblio, la tragedia dell’assassinio di Antonino Giannola, nato a Partinico nel 1906, è finita nel dimenticatoio tanto che il suo nome non compare nella targa di ottone affissa davanti all’aula magna della Corte di appello di Palermo che ricorda tutti i magistrati uccisi nell’esercizio delle funzioni, dalla mafia, dal terrorismo e dalla criminalità.
Solo nel dicembre del 2018, al termine di ricerche d’archivio avviate da Anm, Csm e Ministero della Giustizia, il suo nome é stato inserito nell’elenco delle Rose Spezzate dell’Anm, che raccoglie i nomi dei magistrati uccisi.
Il 26 gennaio del 2020, per la prima volta l’anniversario dell’assassinio di Antonino Giannola sarà ufficialmente commemorato al Palazzo di Giustizia di Nicosia dal Sindaco Luigi Bonelli, dai vertici locali della magistratura e delle forze dell’ordine, alla presenza dei figli della vittima: il Prefetto Isabella Giannola e i Professori Universitari Italo e Silvano.
Anche a Palermo Antonino Giannola, non sarà più dimenticato. La targa verrà presto sostituita e aggiornata col nome del primo magistrato assassinato in servizio, ha assicurato il Presidente della Corte d’Appello di Palermo Matteo Frasca.

Al dolore mai rimarginato che ha accompagnato per tutta la vita l’esistenza dei familiari si è comunque aggiunto il peso dell’ingiustizia subita per la mancanza di qualsivoglia forma di risarcimento. Per un incomprensibile meccanismo giuridico legislativo beffardamente discriminatorio, i benefici ai familiari delle vittime del dovere vengono concessi soltanto a partire dal gennaio del 1961, un anno dopo l’assassinio del Presidente Giannola.

“In tutti questi anni non ho mai smesso di ricostruire con la memoria ogni singolo episodio, dialogo, immagine, frase che mi aiutasse a comporre la personalità di mio padre nel pubblico e nel privato. Ho fatto ricorso anche ai ricordi dei suoi amici, collaboratori, colleghi, avvocati, e li ho archiviati nella mente come tracce preziose per il ritrovamento di ciò che mi era stato brutalmente tolto” ricorda commossa Isabella Giannola, una lunga e prestigiosa carriera al Ministero dell’Interno, già Prefetto a Caltanissetta e Siena e nel 2007 prima donna nominata ai vertici dei servizi segreti, come vice direttrice del Cesis.
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Come ha seguito l’esempio e la memoria di suo padre da figlia e da servitore dello Stato?
“Mio Padre era esperto di inchieste e di processi di mafia. Aveva espletato le funzioni di Pretore in molti paesi della Sicilia pre e post bellica, tra cui Alcamo . Sul mio cammino di pubblico funzionario, impegnata a Palermo negli anni di fuoco delle stragi e delle innumerevoli vite stroncate da morti violente, l’immagine di Lui nel momento tragico della fine, della sua solitudine, mi ha angosciato inevitabilmente. La sua vita e la sua morte hanno diretto i miei comportamenti, il modo di stare al mondo nel contesto sociale. La disponibilità, la gentilezza, la attenzione per i problemi degli altri la umanità nel giudicare erano la Sua cifra. Aveva la speciale capacità di disporre del suo tempo spendendolo apparentemente tutto per la famiglia e tutto per il suo lavoro, sempre con pazienza tranquillità e sorriso”
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Nonostante in relazione alla lotta contro la mafia sia molto cambiato il contesto sociale e culturale della Sicilia rispetto agli anni ’60 c’è il rischio di una mutazione genetica di cosa nostra?
Che la mafia sia cambiata é fuori discussione, così come é fuori discussione che apparentemente sia meno aggressiva. Ma che sia tuttora capace di infiltrarsi nella finanza, nella politica negli affari, nella imprenditoria vorremmo negarlo ma sarebbe un grave errore di valutazione. Qualcuno molto bravo ha detto “seguiamo i soldi”….Stiamo inseguendo i soldi? Spero di si, per la sopravvivenza di questa nostra società che sembra disfarsi nella povertà e nella difficoltà a comprendere cosa sta succedendo”
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In che modo recuperare verità e giustizia per la memoria del giudice Antonino Giannola ?
Temo che non sarà possibile recuperare la verità sulla morte di mio Padre. Non furono effettuate indagini accurate sull’assassino che fu subito dichiarato incapace di intendere e volere e giudicato per direttissima. Chi fosse e cosa lo avesse spinto a quel gesto inconsueto (era la prima volta che un magistrato veniva ucciso) non lo so e non é chiaro. Perché e come un pazzoide schizoide voglia uccidere un magistrato che non ha mai conosciuto non é comprensibile. Come faccia ad eseguire questo impulso nell’ufficio del Presidente del Tribunale nel corso di una udienza é domanda che non può avere nessuna risposta.
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Fondatore e Direttore di zerozeronews.it
Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Rai Palermo e Tg1