I burocrati sottraggono il 66% del tempo a sanità e medici
Medici e medicina. Due termini genericamente conseguenziali, che assumono una particolare valenza quando ci si riferisce al loro ruolo nell’ambito di quello che è oggi in Italia la sanità. “I medici oggi sono nel punto di maggiore crisi professionale e identitaria della loro storia, dopo il declino della ‘dominanza medica’ e il passaggio del paziente nel ruolo di protagonista in varie forme. C’è un trionfo della medicina di carta” e c’è “la zavorra burocratica che pesa per due terzi del tempo medico, con una durata della visita, principale fattore predittivo della soddisfazione dei cittadini, non superiore a 9 minuti in media”. Lo sottolinea Costantino Troise, segretario nazionale dell’Anaao-Assomed, uno dei principali sindacati dei medici italiani. Fondato nel 1959, alla rilevazione per il triennio 2016-2018 dell’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, risultano iscritti all’Anaao Assomed 18.542 medici.
Nella relazione introduttiva del 24° Congresso nazionale del sindacato, Troise, già Direttore del Dipartimento di Medicina generale dell’Ospedale San Martino di Genova, ha denunciato che “la mortificazione del ruolo professionale è correlata anche a un carico di incombenze burocratiche che sottrae spazio alla clinica e al malato, alla faccia di tutti gli inviti alla umanizzazione delle cure, pretendendo di sostituire il cronometro allo stetoscopio. Sanzioni, multe, processi, controlli ex ante e giudizi ex post, a prescindere, nel trionfo di inutili indicatori per inutili obiettivi”.
Per Costantino Troise, che dopo 8 anni al vertice dell’Anaao Assomed lascerà la segreteria i medici “ sono quelli che tengono aperti i cancelli della fabbrica senza fare serrate, malgrado il peggioramento delle condizioni retributive e di lavoro, quelli che hanno il reale ed effettivo possesso dei mezzi capaci di rispondere alla domanda di salute, anche sfruttando al meglio i grandi progressi della tecnologia, gli unici autorizzati a manipolare saperi e competenze, a declinare la medicina in prestazioni e servizi. Da questa leadership professionale dobbiamo ripartire per una civile e forte difesa del Servizio sanitario nazionale e del nostro ruolo, della sua autonomia e dei suoi legittimi interessi”.
Un passaggio della relazione introduttiva affronta anche il tema dei rapporti con l’Ordine professionale. “Occorre adoperarsi affinché la ‘cultura ordinistica’ diventi patrimonio comune, superando posizioni denigratorie ancora presenti. E rilanciare il ruolo degli Ordini professionali che debbono acquisire il più alto livello di credibilità e affidabilità, ma occorre lavorare per un Ordine rifondato, autonomo e autorevole.
“Se la medicina moderna non può diventare mera pratica tecnologica, ma deve sempre far prevalere la dignità della persona – ha sostenuto Troise – c’è necessità di un elevato impegno corale di coraggio, di umiltà, di rottura di vecchi schemi culturali, di superamento di anacronistiche divisioni. Anche chi non condivide questa impostazione deve rientrare nell’ordine di idee che esso rappresenta una necessità.
Fonte Agenzia: AdnKronos