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Rubrica di critica recensioni anticipazioni
by Augusto Cavadi
Uno dei più giovani e più stretti collaboratori di Enrico Fermi, nel gruppo di via Panisperna, fu Bruno Pontecorvo che, a 37 anni, nel 1950, decise improvvisamente di trapiantarsi con moglie e figli in Unione Sovietica: essendo diventato ideologicamente comunista, vuole mettere la sua preparazione scientifica in campo nucleare a servizio di una delle sue superpotenze in “guerra fredda”.
![Scienza tecnica e politica incompiute senza la libertà](https://www.zerozeronews.it/wp-content/uploads/2022/04/bruno-pontecorvo-768x384-696x348-1-600x300.jpg)
Nei decenni successivi egli rimase molto deluso dal socialismo ‘reale’ ed ebbe modo di esprimere seri dubbi sulla scelta giovanile, ma la sua vicenda personale è istruttiva perché ci fa vedere, in un caso concreto, l’intreccio inestricabile fra tre attività che – considerate astrattamente – sarebbero distinte: la scienza, la tecnica e la politica.
La scienza è un’attività “teoretica”: il tentativo, metodico e sociale, suscitato dalla “meraviglia”, di assecondare quel desiderio naturale di sapere che, secondo Aristotele, accomuna tutti gli esseri umani. Essa fiorisce solo in totale libertà.
![Scienza tecnica e politica incompiute senza la libertà](https://www.zerozeronews.it/wp-content/uploads/2022/04/generico-2018-735324610x431-1-600x424.jpg)
La tecnica è l’insieme dei metodi e degli strumenti mediante i quali le acquisizioni scientifiche vengono ‘applicate’ alla trasformazione della natura : essa non è sovrana come la scienza, ma subordinata – di diritto e di fatto – alla politica . Pontecorvo lo sa bene: lascia l’Occidente capitalistico e si trasferisce in URSS perché ha più fiducia in una politica social-comunista che in una politica liberal-democratica.
Il potere politico, cui spetta il diritto di regolamentare la tecnica, si auto-interpreta solitamente come assoluto: ma è davvero così? O esso – più o meno consapevolmente – dipende da una certa visione filosofica dell’uomo, della società, dello Stato, della morale, della religione etc.?
La questione è cruciale. Se la politica è l’orizzonte ultimo dell’umanità, ad essa spetta stabilire i fini e i limiti della produzione tecnica (per restare nell’esempio di Pontecorvo, gli scopi cui indirizzare le applicazioni delle teorie sui nuclei atomici) senza dover rendere conto a nessuna istanza più alta. Se invece essa, a sua volta, necessita di criteri etici, non può fare a meno di memoria storica, di confronto pubblico, di fantasia progettuale: in una parola, di saggezza.
Come si potrebbe attuare in concreto questa illuminazione filosofica della prassi politica?
E’ celebre la ricetta di Platone: o i politici si decidano a diventare filosofi o i filosofi accettino di rinunziare alla proprie quiete contemplativa per diventare politici.
![Scienza tecnica e politica incompiute senza la libertà](https://www.zerozeronews.it/wp-content/uploads/2022/04/cratilo-platone-600x400.jpg)