Dalle esplosioni della guerra allo scirocco di pace in Libia, che dalla fragile tregua è passata alla pacifica transizione per le elezioni parlamentari e il ripristino della democrazia.
Vista l’imprevedibilità del vulcano delle milizie e delle tribù libiche é ancora presto per esserne sicuri, ma le premesse ci sono. Lo dimostra l’accordo raggiunto al vertice dell’ Onu di Ginevra, conclusosi con l’elezione da parte di 74 rappresentanti provenienti da tutto il paese sconvolto da 10 anni di guerra civile di un nuovo governo di transizione, che dovrà guidare la Libia fino alle elezioni fissate per il 24 dicembre.

Capo del consiglio presidenziale è stato eletto Mohammed al Menfi, mentre Abdulhamid Dbeibeh è il nuovo primo ministro.
Mohammad Younes Menfi è un un diplomatico di Tobruk , ex ambasciatore in Grecia ed è in sintonia con il generale Khalifa Haftar.
Abdul Hamid Dbeibah, 62 anni, è un imprenditore edile di Misurata considerato “uomo di Mosca”, noto per il consenso che riscuote presso le tribù occidentali ma é anche vicino alla Turchia e ai Fratelli musulmani che sostengono il premier uscente Fayez al Sarraj.
Menfi e Dbeibah si sono presentati insieme in un lista che ha raccolto 39 dei 73 voti espressi e battuto un “ticket” altrettanto bilanciato fra est e ovest e apparentemente forte. Un binomio composto dal ministro dell’Interno di Tripoli, il filoturco Fathi Bashagha, e dal Presidente del parlamento riparato dal 2014 a Tobruk, il filo-haftariano Aqila Saleh.
“E’ un segnale importante che potrebbe preannunciare l’effettiva normalizzazione della situazione in Libia” dice l’analista di strategia militare e di geopolitica Arduino Paniccia, Presidente della Scuola di Guerra Economica e Competizione Internazionale di Venezia.
