Sulle prospettive di intervento del Governo Regionale nel settore dei trasporti pubblichiamo l’analisi del quotidiano La Sicilia

Sicilia, alzati e cammina. Dai trasporti al lavoro, dall’ emergenza rifiuti al baratro del bilancio, il neo Presidente delle Regione Musumeci dovrà davvero fare miracoli per rimuovere la disastrosa eredità di Crocetta e i 59 Assessori.
Da dovunque si inizi il risanamento, il primo e cruciale nodo da sciogliere è quello della mobilità e dei collegamenti. Per il turismo, l’agricoltura, la pesca, per chi lavora e studia, i trasporti rappresentano una precondizione esistenziale e di sviluppo economico. 

Ma mentre per i collegamenti aerei e marittimi è eventualmente possibile intervenire direttamente attraverso sussidi tariffari, agevolazioni aeroportuali e portuali, per treni e autostrade la Regione si trova dinnanzi il muro di gomma delle Ferrovie dello Stato e dell’Anas. La situazione rasenta in molti casi quella dei paesi del terzo mondo e complessivamente non vi sono collegamenti ferroviari, stazioni, autostrade, statali, esenti da disservizi.

Per l’economia, per chi arriva e chi parte, la Sicilia suo malgrado si trasforma spesso in una trappola. Che i collegamenti interni e col resto d’Italia siano la palla al piede dell’Isola lo denunciano, da ultimo, anche due fra i più autorevoli studi di settore: “Le infrastrutture in Italia: dotazione, programmazione, realizzazione” della Banca d’Italia e “ I trasporti in Italia: mercati e politiche “ del prof. Romeo Danielis del Dipartimento di Scienze Economiche, Aziendali, Matematiche e Statistiche dell’Università di Trieste.

“E’ evidente – è testualmente scritto nel secondo studio – che le politiche monopoliste delle Ferrovie dello Stato non hanno a cuore l’ ”universalità dei servizi” cioè la “socialità”, mentre il trasporto stradale è il settore di gran lunga più importante per la mobilità delle persone e delle merci”.
Ancora più grave è la constatazione che FS abbia deciso di abbandonare il trasporti merci. E questo spiega l’assoluto disinteresse per Augusta come hub-portuale intercontinentale. Per la Banca d’Italia i principali documenti di programmazione nazionale e regionale relativi a infrastrutture e trasporti dedicano poca attenzione al lato della domanda di trasporto.

“L’altra faccia della medaglia – rileva lo studio della Banca d’Italia – è la scarsa qualità dei servizi logistici forniti, divenuti maggiormente rilevanti come fattore competitivo, a seguito del processo di internazionalizzazione della produzione e più di recente, nei mutamenti dei rapporti di fornitura e sub-fornitura, messi in atto dalle imprese, in risposta alla crisi economico finanziaria“.
A tamponare una situazione di paralisi incombente, che altrimenti sarebbe davvero insostenibile, sono rimasti i collegamenti delle autolinee che costituiscono la spina dorsale del sistema integrato di mobilità.
Servizi pubblici capillari, essenziali per pendolari e studenti, svolti da moderni autobus i quali su quel che resta di autostrade, statali e provinciali collegano ininterrottamente capoluoghi e centri urbani, località turistiche, porti e aeroporti. Un servizio pubblico che nell’Isola è diventato sinonimo di autolinee. Secondo un‘ accezione di “pubblico” non più in funzione dell’azienda che lo esercita, ma in funzione di chi riceve questo servizio: i passeggeri.

Una serie di elementi e di indici di valutazione, protratti negli anni, danno prova dell’efficienza dell’organizzazione della rete di servizi extraurbani in Sicilia. Il rapporto fra contributi pubblici e costi di esercizio, che misura l’economicità dei servizi, è il migliore d’Italia: 34%, contro 47%. Dal punto di vista dei ricavi l’indice di efficienza dei servizi, dato dal rapporto tra contributi pubblici e ricavi da traffico, è anch’esso il migliore: 51% contro 89%.
Ma è l’indice trasportistico più significativo, il loadfactor, utilizzato per valutare nelle linee aeree e nei treni ad alta velocità l’efficienza di costi e ricavi, ad evidenziare i riscontri più che positivi dei trasporti su gomma nell’Isola. Il load factor indica infatti che in Italia la copertura della domanda sull’offerta è pari a 22% mentre in Sicilia é pari al 44%, il doppio del dato nazionale. 

Dati incontrovertibili che rappresentano un esempio concreto per avviare una moderna azione politica incentrata sull’intermodalità e sulla velocizzazione dei trasporti di merci e passeggeri su aerei, navi, autobus e treni. Una politica regionale che per quanto riguarda l’ammodernamento delle ferrovie almeno risolva definitivamente, in un senso o nell’altro, l’incognita del ponte sullo Stretto. Una strozzatura che penalizza l’economia e la rapidità dei collegamenti, ma che vanifica soprattutto la stessa funzionalità strategica della rete ferroviaria siciliana.

“Ci vuole più tempo per attraversare la Sicilia sui binari che volare da un’altra parte del mondo” scrive non a caso l’editorialista del Corriere della Sera, Sergio Rizzo, nel saggio “Se muore il Sud”. Come dire che per sottrarre l’Isola alla deriva del meridione e posizionarla nel contesto mondiale è essenziale puntare all’ efficienza dei trasporti. 

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