Riina e il dittatore africano: criminali con destini paralleli
Riina e Mugabe. Due esistenze da criminali caratterizzate da malvagità disumana, un unico epilogo. Il boss delle stragi e il dittatore del massacro dello Zimbabwe escono contemporaneamente di scena.
Definitivamente Salvatore Riina, morto all’alba dell’87esimo compleanno. Mentre Robert Mugabe, 93anni, è stato costretto da un golpe militare ad abbandonare il ruolo di padrone assoluto di un paese un tempo granaio dell’Africa e che 38 anni di feroce regime hanno invece precipitato in fondo alla classifica della povertà e della mortalità.
Il capo dei capi di cosa nostra porta nella tomba segreti inconfessabili e destabilizzanti: dal lungo elenco di rapporti con apparati deviati e politici a disposizione delle cosche, ai retroscena del cui prodest oltre la mafia degli assassini del Presidente della Regione Piersanti Mattarella, dei giornalisti De Mauro, Spampinato, Francese e Rostagno delle stragi Falcone, Borsellino, Chinnici, Dalla Chiesa e degli omicidi dei giudici Terranova, Costa, Saetta, Ciaccio Montalto, dei politici La Torre, Reina e Insalaco, degli investigatori Russo, Giuliano, D’Aleo, Basile, Montana e Cassarà, dei chirurghi Bosio e Giaccone, degli imprenditori Grassi, Patti e Salvo.
Una agghiacciante sequenza di delitti che con la regia diretta o indiretta di Riina ha stravolto la vita di Palermo, della Sicilia e del Paese.
Sono molti a pensare che nonostante i molteplici riscontri investigativi, il contesto del ruolo criminale di Totò Riina non sia stato ancora del tutto delineato e che le fortune, accumulate in oltre 40 anni di spietato dominio sulle cosche mafiose, non siano state ancora del tutto individuate.
Un tesoro sporco di sangue, il sangue delle vittime, dei cittadini depredati e dei milioni di eroinomani europei e americani uccisi dal narcotraffico gestito dal boss corleonese.
Una malvagità esistenziale, quella di Salvatore Riina che è stata la disgrazia di molti ed ha rappresentato un vulnus, non si sa ancora se rimarginabile o meno, per la Sicilia e per l’intero Paese.
“Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti” diceva Martin Luther King.