Come eravamo e perché non lo siamo più? Si chiedono sempre più spesso i 5 Stelle, spiazzati dalle manifestazioni delle Sardine che riempiono le piazze di tutta Italia.
Moltitudini ed entusiasmi che ricordano le piazze straripanti di folla dei vaffa day, promossi da Beppe Grillo. Nostalgia che coglie sempre meno frequentemente i militanti del Movimento 5Stelle ormai prevalentemente immedesimatisi nell’aplomb istituzionale, ministeriale o amministrativo.
Le Sardine sono la mutazione genetica dei grillini o rispondono ad inedite esigenze, intercettano tendenze, interpretano sogni e ideali politici più avanzati rispetto a quello che viene ormai considerato il tramonto dell’ epopea dei 5 Stelle?
Una risposta concreta la daranno i risultati delle elezioni regionali che, molto più dei sondaggi, tracceranno gli effettivi diagrammi di consistenza elettorale e misureranno la febbre che da mesi scuote e dissangua il movimento.
“Quella delle Sardine é un’emersione dal basso, che nella liquidità di questa società fa trapelare una richiesta inattesa che si concretizza nella contestazione della rabbia e dell’odio ideati dalla macchina propagandistica di Salvini, nel rifiuto del populismo e nella rivendicazione della legittimità della democrazia rappresentativa” spiega Giorgio Trizzino, primario ospedaliero a Palermo, autorevole think tank di 5 Stelle a Montecitorio e accreditato come il parlamentare del Movimento più vicino al Quirinale, se non altro per la militanza studentesca nel Gruppo “Politica giovani” fondato dal compianto Piersanti Mattarella, il Presidente della Regione siciliana fratello maggiore del Capo dello Stato. Un leader kennediano, erede di Moro, assassinato 40 anni addietro da un coacervo di poteri politico-mafiosi ancora da smascherare.
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On. Trizzino, le Sardine sono lo specchio di quello che era il movimento 5 stelle e che è andato perso per strada?
“Il fenomeno delle sardine si inserisce all’interno di una fase storica della politica del nostro paese, dove sembrava che nulla potesse più sorprendere rispetto all’avanzare di una destra sovranista e reazionaria che inesorabilmente sta tentando di occupare tutti gli spazi di ascolto e l’attenzione di una società civile troppo spesso distratta e chiusa in se stessa. Il Movimento 5 Stelle ha simboleggiato la volontà di un cambiamento profondo chiesto dagli elettori che hanno chiesto con il loro voto di marzo 2018 di avere più voce in capitolo nelle scelte di una politica che hanno preteso fosse con la P maiuscola. Lo stesso messaggio che oggi proviene dalle sardine, che altro non è che il modo per ricordare all’opinione pubblica che i cittadini devono contare di più nelle scelte, accomuna l’anima dei due movimenti. Siamo sulla stessa lunghezza onda di quelli che furono i valori che accesero le 5 stelle del Movimento e che oggi si confrontano con il pericolo di un incombente regime culturale – prima che politico – caratterizzato dalla volgarità e dalla mancanza di rispetto per l’umanità.”
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Cosa manca ai 5 stelle per recuperare spazi e temi originari, cavalcati dai sardine boys?
Quello che forse oggi manca al M5S è la capacità di reagire ad un torpore generato dalla complessità di governare un paese così diviso da incomprensioni e disparità e dove ogni scelta o strategia va condivisa con altre forze politiche. Bisogna essere capaci di ritrovare la capacità di indignarsi, di sapere ancora distinguere ciò che è giusto da ciò che non lo è, di tornare ad avere pensieri costruttivi. Queste le regole che se rispettate possono portarci lontano nella ricostruzione di un paese dove non contano le poltrone, ma ciò che si costruisce per la società. Ciò che accomuna i due movimenti è lo strumento della protesta che oggi forse si è un po’ affievolito nell’anima del Movimento 5 Stelle che, in quanto forza di governo, deve assumersi la responsabilità di fornire risposte certe ed efficaci alla domanda di cittadini stanchi di essere presi in giro.
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Di Maio über alles o primus inter pares?