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Tutela dei risparmiatori disastri bancari e crediti deteriorati: la radiografia di Giulio Romani

Sistema bancario: analisi e denunce di Giulio RomaniTutela dei risparmiatori disastri bancari e crediti deteriorati la radiografia di Giulio Romani

Nonostante le positive previsioni economiche globali per il 2018, in Europa e in Italia in particolare il sistema bancario, secondo vari analisti, potrebbe attraversare ulteriori fibrillazioni.

A giugno dovrebbe infatti entrare in vigore l’obbligo di patrimonializzazione introdotto dalla direttiva europea sul risanamento. Gli istituti di credito dovranno cioè attenersi ai requisiti minimi riguardanti i fondi propri e le altre passività soggette alle cauzioni interne.

Buxelles e la Bce  intendono assicurare che ciascuna banca, in caso di risoluzione, disponga di risorse patrimoniali in grado di assorbire le perdite e ricostituire il capitale.

Per i pessimisti il necessario assorbimento di risorse potrebbe tuttavia sottrarre credito alle imprese e alle famiglie e rallentare l’economia italiana.

Tutela dei risparmiatori disastri bancari e crediti deteriorati la radiografia di Giulio Romani Romani
Giulio Romani Segretario Generale First Cisl

Scenari che si intrecciano con i pesanti bilanci di fine anno e le speranze per le prospettive del nuovo anno.  ”È stato un anno difficile. Il sistema bancario ha continuato a mostrarsi vulnerabile e, soprattutto, privo di strategia” sottolinea il Segretario Generale della First Cisl Giulio Romani che traccia una radiografia dell’intero sistema bancario del Paese.

  • Perché il 2107 si conclude fra mille polemiche e nessuna svolta ?

Anche le polemiche che nascono dalla commissione parlamentare d’inchiesta sulle Banche sembrano essere dettate, oltre che da tensioni di tipo elettorale, dall’incapacità di esprimere un vero approfondimento e una conseguente proposta per risolvere i problemi strutturali del sistema.Tutela dei risparmiatori disastri bancari e crediti deteriorati la radiografia di Giulio Romani

Al di là che si stia o meno centrando l’obiettivo, questa inclinazione a condannare senza processo ma comunque pubblicamente i responsabili, o presunti tali, di alcuni dissesti non offre soluzioni al futuro. Io penso che individuare e punire i responsabili sia importante, ma che ancora di più lo sia rendere difficile a chiunque poter ripetere alcuni comportamenti. Ecco, a dire la verità, mi pare che si stia facendo molta confusione sul primo versante e nulla sul secondo.

Tutela dei risparmiatori disastri bancari e crediti deteriorati la radiografia di Giulio Romani Boschi
Maria Elena Boschi
  • Si riferisce alle polemiche riguardanti Maria Elena Boschi?

Non mi riferisco solo a lei. Ci sono state polemiche anche su Visco, su Vegas e su altri. Quel che mi preme dire è che la voglia di ghigliottina, che si tratti della Boschi o di altri poco cambia, sta facendo sì che l’unica risposta che la politica sembra voler dare alla crisi del sistema bancario è quella di qualche condanna sommaria sulla pubblica piazza mediatica: nulla viene detto o fatto per cambiare il sistema di regole che ha consentito certi abusi e certe gestioni dissennate.

Alle regole ci pensa l’Europa che ci cala dall’alto diktat dannosi e evidentemente riconducibili a interessi diversi da quelli del nostro Paese. Tutto ciò non solo è pericoloso, ma rischia di essere anche anticostituzionale.Tutela dei risparmiatori disastri bancari e crediti deteriorati la radiografia di Giulio Romani

  • In che senso?

C’è una questione che viene sottovalutata. L’art. 47 della nostra Costituzione rinvia alla Repubblica Italiana il compito di tutelare e incoraggiare il risparmio e disciplinare, controllare e coordinare il credito. Fu un parlamentare monarchico, tal Francesco Marinaro, a pretendere questo riferimento, definito “riserva di Repubblica”. Ora è evidente che tutta la normativa comunitaria che obbliga le nostre banche a comportamenti non scelti dalla Repubblica Italiana, e per altro spesso in contrasto con gli interessi della stessa, potrebbe essere messa in discussione alla luce della sua sostenibilità costituzionale. E questo anche se la riforma dell’art. 117 ha introdotto l’obbligo di coerenza tra le leggi nazionali e quelle comunitarie.

Ma la questione centrale resta comunque quella di una paralisi progettuale del sistema bancario italiano e dell’incapacità della politica di uscire dalle dinamiche di propaganda elettorale per provare a promuovere qualche riforma strutturale profonda.

Se i malfattori del sistema non restassero impuniti, se i crediti deteriorati non fossero tra i più alti in Europa, se i clienti non ci avessero rimesso i propri risparmi, se l’occupazione del sistema non fosse in continua recessione potremmo certamente farci rispettare di più.

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  • Una questione per volta: la First Cisl cosa propone per la tutela dell’occupazione?

Da anni diciamo che le banche devono cambiare il modo di rapportarsi con i clienti. Il sistema delle pressioni commerciali per collocare prodotti finanziari ad ogni costo ha dato i risultati che noi tutti vediamo. Le banche hanno operato in questo modo per due necessità: quella di collocare i prodotti finanziari di propria emissione per soddisfare le crescenti esigenze di capitale discendenti dalle normative europee e quella di massimizzare gli utili da commissioni per compensare le perdite derivanti da una gestione degli affidamenti con interessi sempre meno significativi e rischi sempre più elevati. Dunque hanno preferito investire sulle “toppe” anziché evitare i “buchi”. La questione dei nuovi modelli di banca, alla luce di quanto è successo, si dimostra centrale rispetto al futuro dei lavoratori e dell’occupazione nel sistema, ma va di pari passo con il futuro dei risparmi e dei risparmiatori, degli investimenti e delle imprese. Le banche devono riorientare il loro core business sulla consulenza. Consulenza a tutto tondo non solo per i risparmiatori, ma anche per le imprese, offrendo consulenze amministrative, commerciali, finanziarie, legali, immobiliari, assicurative e, analogamente, per le pubbliche amministrazioni. Gli utili, insomma, con un gioco di parole, devono essere fatti proponendo servizi utili! Noi siamo convinti che nuovi modelli di banca, nonché i nuovi impianti contrattuali che dovremo negoziare insieme, possano rilanciare e riqualificare l’occupazione nel sistema finanziario con benefici per l’intera collettività.

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  • Cosa intende per nuovi impianti contrattuali?

Anche questo è ormai un nostro mantra. Noi pensiamo che il sistema finanziario abbia bisogno di rivedere complessivamente il proprio perimetro contrattuale, unendo i contratti dei diversi comparti – quelli bancari, quello assicurativo e quello postale – fino a gestire anche ciò che riguarda il comparto della tecnologia, che con la finanza digitale, sta soppiantando tanto lavoro. Ma è un processo complesso, che non può essere fatto per colonizzazione di un contratto su un altro e, per questo, ha bisogno che tutti gli attori, Sindacati e associazioni aziendali si mettano presto ad un tavolo per negoziare il percorso, prima ancora che negoziare il risultato. E poi pensiamo che si debba puntare di più sulla contrattazione decentrata e quindi rafforzare i demandi ai gruppi e alle aziende, ma ad una condizione: che nei gruppi e nelle aziende si apra a forme di partecipazione organizzativa e gestionale che consentano al Sindacato, in rappresentanza dei lavoratori, di essere determinante nelle scelte delle imprese e nell’attuazione dei controlli su quelle scelte. Infine pensiamo che le nuove forme di lavoro imposte e consentite dalle tecnologie digitali dovranno essere accompagnate da un’evoluzione della contrattazione sia rispetto alle figure professionali coperte, per esempio quelle dei consulenti, sia rispetto ad una diversa concezione dello spazio e del tempo di lavoro. Insomma, abbiamo da lavorare un bel po’…

  • Come assicurare l’effettiva tutela dei risparmiatori ?

Da anni proponiamo alcune cose facilissime da praticare che sicuramente renderebbero molto difficili alcuni comportamenti predatori. La prima è l’istituzione di una centrale Mifid, cioè un unico questionario Mifid per tutte le banche, da inserire in un software di sistema gestito da Consob. Ogni cittadino sarebbe censito per la sua propensione al rischio finanziario una sola volta per tutte le banche e ogni innalzamento del profilo sarebbe sottoposto a verifica della vigilanza. Si impedirebbe qualunque possibilità di alterazione inconsapevole della profilatura del cliente. La seconda è la responsabilizzazione di Consob rispetto alla valutazione sulla rischiosità dei prodotti finanziari emessi: attualmente il rating del prodotto finanziario è valutato dall’intermediario. Così è stato possibile vendere come poco rischiose le obbligazioni junior di banche in crisi. La terza proposta è l’abolizione delle vendite a finestra temporale, cioè con un periodo di tempo limitato per collocare l’intero stock, perché è evidente che questa possibilità sia in contrasto con l’obbligo di non sollecitare l’acquisto ai clienti. La quarta è quella di istituire la presenza di esperti, rappresentanti dei lavoratori e delle istituzioni, negli organi di controllo aziendali, a partire dalle Compliance, per evitare che i controlli siano totalmente subordinati alle volontà aziendali.  La quinta è quella di obbligare le banche a mettere a disposizione dei clienti una solida formazione per l’educazione finanziaria. L’operazione che Banca d’Italia sta proponendo sulle scuole è lodevole eopportuna, ma produrrà effetti sul lungo periodo. Nel frattempo occorre che la clientela possa avere accesso facilitato a “strumenti educativi”, che siano di immediata utilità. Tutela dei risparmiatori disastri bancari e crediti deteriorati la radiografia di Giulio Romani

  • Come individuare e perseguire le responsabilità ?

Qualche settimana fa Mussari è stato scagionato dall’accusa di ostacolo alla vigilanza. Credo che ognuno di noi sia domandato di chi sia, allora, la responsabilità di quanto accaduto a Siena.

Il fatto è che i reati finanziari sono tutti piccoli reati, alcuni addirittura trattati come questioni amministrative e non è mai stata codificata una loro connessione. Peraltro, all’interno della stessa azienda, spesso i singoli operati sono riconducibili a soggetti diversi e se non si individua l’associazione degli stessi rispetto ad un unico intento, le questioni giuridiche restano tra loro separate.

Faccio un esempio: se due persone si mettono d’accordo per bruciare un bosco, magari a fini speculativi e uno dei due butta la cicca accesa, mentre l’altro cosparge le piante di benzina, il reato che viene loro contestato è quello di incendio doloso e, se particolarmente grave, di disastro ambientale. Certo non vengono sanzionati separatamente per aver sporcato il suolo pubblico gettando il mozzicone e per aver smaltito illegalmente dei rifiuti tossici. Nel mondo della finanza succede invece proprio così: aggiotaggio, false comunicazioni sociali al mercato, falso in bilancio, ostacolo alla vigilanza e così via vengono trattati separatamente, individuando i singoli presunti responsabili e non vengono connessi in un unico grave reato associativo. Noi proponiamo invece l’istituzione del reato di “disastro bancario” e a giorni saremo pronti per definirne i contorni e le prescrizioni possibili.

  • Proposta concreta sulla quale la First Cisl insiste, inascoltata,  da tempo. Altro cavallo di battaglia è quello del recupero dei crediti deteriorati…

La questione degli NPL purtroppo è stata sottovalutata da molti. Noi da tempo sollecitiamo attenzione e proponiamo una nostra ricetta. Anche Banca d’Italia ha formulato un suo parere positivo su quanto da noi elaborato. In sintesi, noi siamo contrari alle vendite sul mercato come abbiamo visto fare fin qui. L’Europa sta spingendo molto in quella direzione, che però premia praticamente solo i cosiddetti “fondi avvoltoio” che acquistano a prezzi di saldo i crediti deteriorati a fini esclusivamente speculativi. Noi invece pensiamo che i crediti deteriorati debbano essere gestiti da società di sistema, partecipate da soggetti di sistema e che debbano adottare modelli di gestione paziente. Come fu per SGA, la società che gestì, con risultati eccellenti, i crediti deteriorati del Banco di Napoli.Tutela dei risparmiatori disastri bancari e crediti deteriorati la radiografia di Giulio Romani

  • Prima di spiegare meglio cosa intende, può specificare perché sostiene che l’Europa spinga a vendere ai fondi avvoltoio?

E’ evidente. L’Europa sta adottando una politica di valutazione di solvibilità dei crediti delle banche indifferenziata da Stato a Stato. Anzi, per l’Italia sta usando parametri di gravità ancora maggiore, perché, contrariamente a quanto sarebbe legittimo, tiene conto anche di un diverso rischio Paese, ragion per cui chiede alle banche italiane una maggior copertura di capitale anche in relazione a questo. Sarebbe invece logico tenere conto della diversa dimensione unitaria dei soggetti imprenditoriali italiani e cucire una valutazione del rischio di solvibilità adatto alla taglia degli stessi. Immaginare di trattare con gli stessi criteri IKEA o un produttore artigiano di mobili della Brianza è semplicemente folle. Ma tutto ciò spinge le banche a disfarsi rapidamente dei propri crediti più incerti, rivolgendosi ad un mercato che, oggi, non è fatto di soggetti di sistema, ma di fondi speculativi. Anche l’addendum spingerà in questa direzione, perché tra azzerare il credito deteriorato in due o sette anni, a seconda che sia garantito o no, o venderlo anche ad un prezzo di poco superiore allo zero, molte banche, per contenere le perdite immediate, saranno costrette a scegliere la seconda opzione. E poi arriveranno gli AQR sulle BCC banche di credito cooperativo e saranno ulteriori dolori.

  • Perché le Banche di credito cooperativo la preoccupano?

Perché sono piccole, hanno un perimetro geografico di azione molto ristretto e operano su soggetti di piccola dimensione. I criteri che Bce ha adottato sin qui per gli stress test sono totalmente inadatti a pesare la solvibilità dei debitori di quelle banche e rischiano di far schizzare la necessità di copertura dei deteriorati oltre il possibile. La vendita sul mercato dei deteriorati delle BCC, proprio per il tipo di clientela affidata e per il tipo di territorio servito, fatto di piccoli centri spesso rurali, potrebbe determinare fenomeni pesantissimi di sciacallaggio da parte di società prive di scrupoli che si accanirebbero su comunità indifese rispetto a simili fenomeni.

  • Uno scenario inquietante. Ma perché la vostra soluzione sarebbe migliore?

Innanzitutto lascerebbe la gestione dei deteriorati ai lavoratori bancari, con il loro contratto. Quello che sta succedendo infatti è che con la vendita degli NPL si stanno perdendo anche posti di lavoro nel settore. E se si continua così potrebbero essere molti. Tra l’altro, all’inizio le banche vendevano solo i crediti, ora li vendono insieme ai lavoratori, cedendo i rami d’azienda. E gli acquirenti vorrebbero applicare contratti di lavoro diversi dal contratto bancario. Questo produrrebbe un doppio danno: ai lavoratori che rischiano di essere meno tutelati ed ai debitori che, avendo a che fare con lavoratori meno tutelati saranno a loro volta sottoposti a comportamenti meno professionali. Proviamo ad immaginare, per esempio, cosa succederebbe se il recupero del credito fosse svolto a provvigione, come una taglia. Purtroppo, questo tipo di deriva ha già preso avvio da tempo e devo dire che finalmente colgo interesse alla questione anche da parte delle altre organizzazioni sindacali del settore che, in qualche caso, avevamo finora considerato la gestione degli NPL un lavoro spazzatura. Noi da tempo diciamo che non si può rischiare di perdere anche questo lavoro! Se ben fatta, la gestione del recupero crediti è un lavoro di altissima responsabilità, anche sociale e civile e non può essere lasciata a lavoratori scarsamente tutelati sul piano normativo e professionale. Quando parliamo di crediti deteriorati dobbiamo ricordarci che dietro ad un numero ci sono quasi sempre famiglie con la loro abitazione, imprese, negozi, laboratori con i lavoratori. Ci sono sogni, aspirazioni, speranze, persone. Speculare sulle vite umane non è cosa che possa appartenere ad un mondo civile. Su questo tema le organizzazioni sindacali hanno di recente, consumato una rottura con Unipol Banca, determinata a cedere i propri lavoratori con contratto diverso dal bancario: è un fatto simbolico che un’azienda la cui estrazione la vorrebbe fortemente legata a valori di coesione e responsabilità sociale si lanci in avventure di questo tipo. Forse si tratta solo di poca sensibilità o attenzione da parte di chi conduce le relazioni sindacali a determinare questi comportamenti, ma il segnale, proprio per la sua provenienza, merita più di un allarme. Non ce ne sarebbe bisogno, perché c’è scritto già adesso, ma nel rinnovo del contratto nazionale sarà necessario ribadire che la gestione del credito deteriorato è attività bancaria a pieno titolo.

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  • Si intuisce che non si tratta dell’unico motivo per cui proponete una soluzione diversa da quelle di mercato?

Questo basterebbe e avanzerebbe, ma non è l’unico. La nostra proposta per esempio, è finalizzata a dare un senso ai sacrifici che vengono richiesti ai lavoratori delle aziende in difficoltà indirizzando una parte dei risparmi sul costo del lavoro all’ acquisizione di quote di proprietà delle società di gestione dei deteriorati, per poter concorrere ai risultati che queste possono raggiungere nel tempo, non solo avendo un’opportunità di lavoro, ma anche di partecipazione agli utili. E poi con la nostra proposta i lavoratori, insieme agli altri investitori, entrerebbero anche nel capitale delle banche risanate, creando davvero opportunità per cambiarne le governance. E ancora, e non è questione da poco, la nostra proposta si pone l’obiettivo di pagare alle banche, dopo opportuna due diligence, un prezzo corrispondente al valore netto di bilancio dei crediti acquistati, senza creare ulteriori esigenze di copertura di capitale. Un toccasana per un sistema affamato di capitali. Ma c’è di più: con una gestione paziente del credito si potrebbero aiutare tante famiglie a mantenere la casa e tante imprese a sopravvivere e a mantenere, almeno in parte, i posti di lavoro. E, magari, si potrebbero anche perseguire azioni attente contro i furbetti e quelli che li hanno facilitati. Non dimentichiamoci che circa la metà dei crediti in contenzioso sono stati dati a immobiliaristi e finanzieri, amici e non di qualche amministratore delegato, che col sistema attuale, sono ben contenti di liberarsi dei loro debiti pagando a stralcio il 20% o anche meno.

  •  E’ possibile?

Il modello che proponiamo è un modello flessibile, adattabile a situazioni diverse. È possibile, noi ne siamo convinti e Banca d’Italia ce lo ha confermato pubblicamente. Ma in ogni caso abbiamo tutti una certezza: il modello che si sta praticando adesso è sbagliato, taglia posti di lavoro, massacra i debitori sfortunati, facilita i furbetti e mette in ginocchio le banche. E, mi permetto di aggiungere, avvantaggia fondi le cui fonti di investimento non sono mai note e, francamente, non si fa fatica a pensare che possano avere anche provenienze non proprio immacolate. Il mondo del riciclaggio certamente potrebbe trovare conveniente investire le proprie liquidità in business milionari il cui ritorno economico è pressoché sicuro. Si può fare di peggio?

  • Prospettive politiche e economiche per il 2018?

Mi auguro e auguro all’Italia di ritrovare un Governo stabile. E auguro a noi tutti che questo Governo sia capace di mettere mano ai nodi strutturali per riformare il sistema finanziario e renderlo davvero leva di sviluppo economico sostenibile. E poi auguro ai lavoratori bancari di ritrovare pace e dignità nel proprio lavoro. Ma siccome ognuno deve prendersi le proprie responsabilità, auguro a noi della First Cisl e a tutti i Sindacati di settore di saper dare il proprio contributo per creare lavoro utile e stabile. Noi qualche proposta ce l’abbiamo prontaTutela dei risparmiatori disastri bancari e crediti deteriorati la radiografia di Giulio Romani

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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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