Tutti gli uomini del Presidente
Nella babele politica che ha finora reso irrisolvibile la formazione di una maggioranza di governo, cosi come nelle equazioni matematiche più complesse, la soluzione passa dall’individuazione delle incognite. Cioè dai numeri necessari ad un nuovo esecutivo per ottenere la fiducia in Parlamento.
Incognite alle quali si aggiungono i cupi segnali di preoccupazione per la tenuta economica dell’Italia che vengono da Bruxelles e che lasciano intravedere il rischio che la crisi, da politica diventi istituzionale e precipiti il Paese nell’ ingovernabilità.
Scenari che il Quirinale si appresta a scongiurare rapidamente, mettendo le forze politiche di fonte alle proprie responsabilità.
Dopo la svolta delle elezioni regionali in Molise e Friuli, che hanno evidenziato l’exploit della Lega e il forte ridimensionamento dei 5 Stelle, gli scenari lasciano prevedere essenzialmente quattro vie d’uscita:
- Accordo in extremis fra Lega e 5 Stelle
- Governo di centrodestra che potrebbe avvalersi di eventuali astensioni parlamentari
- Esecutivo istituzionale di garanzia per la messa in sicurezza dei conti pubblici, varare eventualmente una riforma elettorale e per portare il paese alle elezioni anticipate
- Extension del Governo Gentiloni
In caso di governo politico per Palazzo Chigi si profila la candidatura del leghista trasversale Giancarlo Giorgetti. A meno che i grillini non tentino di rilanciare con un clamoroso passo indietro di Luigi Di Maio. Ipotesi che tuttavia potrebbe concretizzarsi più in vista di una nuova premiership dei 5 Stelle in caso di ulteriori elezioni politiche. Dopo i ripetuti insuccessi di Di Maio, il candidato in pectore del M5S sarebbe Alessandro Di Battista.
Per la guida di un governo di garanzia istituzionale si prefigurano i nomi dell’economista Sabino Cassese, dei Presidenti emeriti della Corte Costituzionale Giorgio Lattanzi e Giuseppe Tesauro oppure di una esperta di finanza internazionale.
Come nelle equazioni cubiche, il massino grado dell’incognita è il terzo. Un terzo politicamente rappresentato dal Pd.
Specchio dell’irrisolto groviglio politico, la direzione del Partito Democratico ha avuto un esito fra il pirandelliano e il freudiano. Si è conclusa con la convinta auto sconfessione del reggente Maurizio Martina, che dopo una settimana di ipotesi aperturiste nei confronti di Di Maio ha annunciato solennemente che quello dei 5Stelle può considerarsi un capitolo chiuso. Esattamente come aveva anticipato tre giorni prima in tv Matteo Renzi. Anticipazione che Martina aveva duramente criticato, alla vigilia della direzione, accusando l’ex segretario di scavalcare il partito.
Una presa di coscienza quella del reggente con evidenti accenni psicologici: “ Parlavamo molto di loro ma il tema vero – ha affermato Martina – eravamo noi, il nostro ruolo e la nostra funzione anche quando si è minoranza. Per me era non condannarci all’irrilevanza e accettare una sfida. Era un’ipotesi più rischiosa ma l’ho immaginata per come potevo fino a qui con questa ambizione”.
L’unico risultato della direzione è quello di consegnare al dibattito politico, in vista delle nuove consultazioni del Quirinale, la strategia post elettorale di un Pd a maggioranza renziana.
Un partito democratico che ritiene ingiusta e ingiustificata la bocciatura dell’elettorato, ma che rispetta la scelta del voto democratico ed è determinato a restare all’opposizione per rigenerarsi. Una metamorfosi che coinvolgerà l’intera classe dirigente del Pd, a cominciare dagli esponenti storici, che spesso coincidono con l’ala filo governativa. La prospettiva dell’opposizione è quella di archiviare i vecchi schemi ideologici e avviare una riflessione sul ruolo di una forza politica moderna che interpreti e rappresenti le esigenze di un paese in rapida evoluzione sociale
Una prospettiva che impegnerà e presumibilmente dividerà il Pd per tutto lo scorcio, che si prevede allo stato breve, della 18^ legislatura. Già mobilitata in vista del congresso la corrente capeggiata dall’euro parlamentare Goffredo Bettini e da Nicola Zingaretti e che candida alla segreteria il Presidente della Regione Lazio. Segreteria del Pd per la quale Zingaretti sarebbe pronto a dimettersi dalla Pisana.
Grande regista nei decenni scorsi sia della scalata di Walter Veltroni alla leadership del Pd, che dei successi elettorali in Campidoglio di Francesco Rutelli e dello stesso Veltroni, poi di Enrico Gasbarra alla Presidenza della Provincia di Roma e di Piero Marrazzo al vertice della Regione Lazio, Bettini ama ripetere che «quello che conta non è il potere, ma l’influenza che uno sa esercitare».
Difficile prevedere come e quanto inciderà nelle prossime settimane nel vortice delle correnti del Nazareno l’erede della grande tradizione post comunista. Di fronte, Goffredo Bettini e Nicola Zingaretti si troveranno il muro, non si sa ancora quanto coeso, dei gruppi parlamentari al 60% renziani e dei fedelissimi del segretario uscente.
Questo il quadro dei parlamentari non renziani del Partito Democratico sul quale potrebbe incidere Bettini:
- Area Dem
Si tratta della corrente che fa riferimento al Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini,ed è quella con il peso politico maggiore dopo i renziani. Ne fanno parte, tra i nuovi eletti:
– Luigi Zanda
– Gianclaudio Bressa
– Daniela Sbrollini deputata e responsabile sport Pd, molto legata a Ettore Rosato.
– Annamaria Parente senatrice e responsabile Formazione del Pd.
– Bruno Astorre già assessore con Marrazzo, senatore dal 2013.
– Vito Vattuone segretario del Pd a Genova, dato in avvicinamento all’area Renzi.
– Edoardo Patriarca esperto di Terzo Settore.
– Laura Garavini tornata in Parlamento da senatrice
– Sonia Ferrari eletta in Senato, già commissaria del Parco della Sila.
– Caterina Bini
– Franco Mirabelli
– Alberto Losacco
- Dems
La corrente ddl Ministro della Giustizia Andrea Orlando nella quale sono confluiti anche alcuni esponenti di Sinistra Dem, area guidata da Gianni Cuperlo.
– Barbara Pollastrini: cuperliana e vice presidente dell’assemblea dem.
– Susanna Cenni
– Francesco Critelli segretario del Pd a Bologna
– Andrea De Maria
– Andrea Giorgis costituzionalista, in minoranza dal 2013 non ha seguito Bersani in Mdp e Leu.
– Alberto Pagani
– Antonella Incerti
– Monica Cirinnà madrina della legge sulle Unioni Civili.
– Anna Rossomando
- Fronte democratico
L’area del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano conta tre eletti:
– Francesco Boccia: ex presidente della Commissione Bilancio della Camera e fedelissimo del governatore.
– Marco Lacarra: consigliere e segretario regionale del partito in Puglia.
– Ubaldo Pagano giovane segretario provinciale sul quale scommette Emiliano.
- Indipendenti
Gruppo composito di eletti a cui non è possibile, al momento, attribuire una collocazione d’area.
– Roberto Morassut: veltroniano al fianco del padre fondatore Pd dai tempi della giunta di Roma.
– Walter Verini: collaboratore e amico di Walter Veltroni fin dagli anni Ottanta.
– Mauro Marino piemontese, vicepresidente della fondazione Italia-Usa.
– Eugenio Comincini eletto nella circoscrizione Lombardia 4 del senato
-Simona Malpezzi
– Francesco Giacobbe senatore eletto nella circoscrizione estero dell’Australia.