Bancari a perdereEsuberi e on line i due giganteschi squali che stanno divorando il popolo dei bancari. Categoria fra le più penalizzate dai servizi di e-banking. Per effetto a cascata di new economy e trading online, gli esuberi dei bancari a perdere si stanno moltiplicando. Dal 2009 al 2016 in Italia sono stati tagliati 3.972 sportelli e dopo gli esodi forzati o incentivati degli ultimi anni, entro il 2020 saranno oltre 16 mila i bancari destinati a lasciare il lavoro. Una diaspora che cavalca l’onda anagrafica e, soprattutto, la revisione del modello di sportello, la creazione di mini-agenzie, l’accentramento di servizi dalla filiale alle aree o alle direzioni generali, la realizzazione di filiali capogruppo e la riduzione del numero dei direttori, fino all’accentramento dell’attività di crediti anomali, alla divisione della clientela in retail, private e corporate, al recupero crediti e trasferimento competenze commerciali all’estero.
Fra i grandi gruppi bancari
- UNICREDIT prevede 6.135 esuberi entro il 2018.
- INTESA SANPAOLO 1.018 uscite entro 2020.
- GRUPPO BPER 585 esuberi entro il 2017.
- GRUPPO UBI 2.750 esuberi fra il 2017 e il 2020.
Giulio Romani ”La First Cisl– sottolinea il segretario generale Giulio Romani- sin dagli albori della crisi economica che ha accelerato quella occupazionale ha proposto interventi di riforma strutturale delle banche, della finanza, dei controlli e delle retribuzioni manageriali rivolta a correggere i comportamenti che sono stati alla base del disastro a cui assistiamo.”
“ E fin dal 2013 – aggiunge Romani – la First Cisl ha proposto la digitalizzazione dei questionari Mifid, la direttiva europea sugli strumenti dei mercati finanziari e i servizi d’investimento, che devono essere uguali per tutte le banche e devono essere visti direttamente da CONSOB. Si eviterebbe che la stessa persona possa essere “profilata” diversamente da banca a banca e i cambi di “profilo” sarebbero immediatamente visionabili e verificabili. Ma anche la rischiosità dei titoli dovrebbe essere valutata da CONSOB anziché dagli stessi intermediari emittenti. Così sarebbe chiaro chi ha autorizzato, per esempio, l’emissione delle obbligazioni subordinate con classe di rischio medio-basso”