Trattative, bluff e colpi di scena. I 5Stelle vedono le richieste anzanzate dal Pd e rilanciano, ma è un rilancio che ammicca anche alla Lega.
Per disinnescare la sottile deriva gialla di trattative multilaterali, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha fischiato la fine del primo giro di consultazioni e contingentato i tempi di quello che sta assumendo le sembianze di un poker politico, per vedere entro martedì le carte dei partiti sul tavolo dell’interesse nazionale del Paese.
Se superate le furbizie e le riserve mentali si raggiungerà una effettiva intesa su uomini e programmi, il Capo dello Stato deciderà di tentare l’aggregazione di una maggioranza per un Governo di legislatura 5Stelle-Pd, oppure in mancanza d’accordo varerà un governo elettorale e scioglierà il Parlamento.
Fra le chiavi di lettura di una crisi mutante, che sta centrifugando leader, istituzioni e forze politiche, significativi spunti rilevatori traspaiono dalle espressioni, gli atteggiamenti e le movenze dei protagonisti delle consultazioni avviate dal Quirinale.
Per esempio, Roberto Fico aveva l’aria del vorrei, ma non posso.
Nicola Zingaretti dava l’impressione di chi è consapevole di portare a casa in ogni caso un risultato favorevole: ritorno al Governo o derenzizzazione del Pd con le elezioni anticipate.
La voce strozzata e l’espressione tirata di Luigi Di Maio rivelavano insicurezza e soprattutto che probabilmente non è esclusivamente lui a gestire le trattative col Pd.
Evidente l’elaborazione del lutto in corso per la perdita del potere manifestato da Matteo Salvini. Il leder della Lega ha inoltre dialetticamente aggiunto alla retorica da campagna elettorale anche una sorta di stalking subliminale rivolto ai 5 Stelle.
Uno stalking dialettico evidentemente notato da Giorgia Meloni che è apparsa sinceramente stizzita per le continue fughe in avanti di Salvini.
Loredana De Petris e Piero Grasso si guardavano come se fossero all’inaugurazione della telenovela “Al Governo per caso”.
Mentre Silvio Berlusconi ha fatto comprendere una volta di più quanto il Paese debba essere riconoscente al Presidente Mattarella per la pazienza e il senso dello Stato che dimostra ascoltando il padre padrone di Forza Italia ripetere sempre la stessa auto celebrazione simil liberale.
Ma che del liberalismo di Gobetti, Einaudi, Malagodi e Zanone non ha mai avuti nulla a che spartire.