Fondatrici e top manager dell’auto
by Vincenzo Bajardi
Nel mondo dell’auto, e non solo, le donne manager sono in corsia di sorpasso.
L’ultima in ordine di tempo è Robyn Denholm, chiamata a sostituire Elon Musk alla presidenza di Tesla. A guidare la top list c’è Mary Barra, numero uno di General Motors. Ha rilanciato il marchio con un bilancio strabiliante: 12,48 miliardi di utili nell’ultimo esercizio e 166,2 di ricavi.
La Barra tiene il timone del Gruppo del Michigan dopo aver percorso per oltre 35 anni tutti i gradini interni: da apprendista alla catena di montaggio a capo delle Risorse Umane, a vice presidente esecutivo con la responsabilità del prodotto. E dal 2013 ha ricoperto il ruolo di amministratore delegato. Nessuno avrebbe scommesso su di lei. I suoi compagni di leadership nel settore sono stati Marchionne, Ghosn (attualmente in carcere in Giappone) Mulally e Fields, usciti di scena per motivi diversi.
Discendente di immigrati finlandesi, laurea in ingegneria, Mary Barra ha rilanciato in modo vertiginoso il Gruppo americano dopo l’uscita di scena di Dan Akerson, battendo la concorrenza di Steve Girsky, ex analista di Morgan Stanley e di Mark Reuss, un “car guy”, responsabile della divisione Usa.
La top manager ha smentito i suoi critici fin dall’insediamento, nonostante il Gruppo sia stata costretto a ritirare 2,5 milioni di veicoli difettosi. Lei si è scusata con i clienti e ha pensato subito a riconquistarne la fiducia.
Fra le sue operazioni vincenti, l’acquisto di Cruise Automation, una start art di San Francisco che aveva sviluppato un software per la guida di auto-robot, ma anche di Lyft, la piattaforma digitale per servizi di autopubblica concorrente di Uber. Non solo: si è opposta all’offerta di integrazione con Fca, ha venduto al Gruppo francese Psa, Opel e Vauxall in Europa, ha abbandonato le storiche Chevrolet e le Cadillac puntando più sui pick up e sui suv, come il Silverado ma anche ha investito sulle auto elettriche, con la Chevy Bolt che sta vincendo la sfida con la Nissan Leaf, ma anche con Tesla che fa fatica ad aumentare la produzione della Model S, e su quelle senza driver.
La Barra ha anche attuato una strategia di avvicinamento dei giovani all’acquisto di auto. Una delle sue carte vincenti è quella di una gestione d’equipe con gli altri manager GM. Dallo scorso gennaio è spalleggiata da un’altra donna, Dhivya Suryadevara.
Poi vanno segnalate Linda Jackson, al vertice della Citroen, Annette Winkler, Ceo di Smart ed anche alcune dirigenti nell’area del design industriale come Tisha Johnson (Volvo), Chrystal Windham (Cadillac), Sharon Gauci (GM). Ed ancora Livia Cevolini, Ceo di Energica, Angelika Sodian, amministratore delegato in Inghilterra della cinese Nio che progetta veicoli elettrici intelligenti.
Anche in Italia una donna al vertice in casa Lancia: è Antonella Bruno responsabile del marchio per i mercati Emea, cresciuta in Ford e poi in Fiat ha lanciato il Freemont.
E poi c’è Roberta Zerbi, responsabile del brand Alfa Romeo per l’area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa).
In Fca sono per la verità in tante: c’è Maria Grazia Lisbona alla Powertrain, Monica Genovesi, responsabile acquisti Emea, e tante altre donne con ruoli importanti.
Silvia Nicolis è presidente del Museo, Lidia Dainelli, direttore Comunicazione di Jaguar/Land Rover è stata la prima dirigente donna.
Daniela Paliotta, direttrice della Risorse Umane in Mercedes Benz Italia.
Lamborghini ha un gruppo di riferimento nel mondo composto da sole donne che studiano le tendenze riferendo al capo del Marketing, naturalmente donna.
Un futuro che nasce dalla storia: Sophie Opel nel 1895 ha inaugurato la serie delle grandi donne a capo di industrie auto, Mary Anderson realizzò nel 1903 il primo impianto di tergicristalli, lo specchietto retrovisore fu firmato dalla pilota Dorothy Levitt.
Nel 1925, Sonia Delaunay-Terk progettò la prima auto con un rivestimento in lamiera unificato e nel 1950 la GM aveva creato il primo team femminile di designer per l’auto. Nell’82 Johanna Quandt entrava nel consiglio di sorveglianza della Bmw succedendo al marito.
Si deve a Elisabeth Bougis, la nascita di Twingo, prima donna al comando della compagnia di produzione di componenti meccaniche per auto Linamar.
Nel 2003 Wang Fengying diventò direttrice generale della Great Wall Motor Company in Cina, Anne Stevens fu la prima alta dirigente di Ford.
Nel 2009 Odile Desforgers fu la prima vicepresidente Renault in carica fino al 2012.
Nel 2010 Annette Winkler fu nominata ceo Smart, prima donna responsabile per un marchio del gruppo Daimler.
Nello stesso anno Rita Forst era dirigente Opel per lo sviluppo di auto elettriche. Nel 2011, Christine Hohmann-Dennhardt era nel consiglio d’amministrazione Daimler e nel 2012 Ursula Piech era membro del consiglio di sorveglianza VW.
Barb Smardzich prima top manager di Ford nello stesso anno in cui Elena Ford, pronipote di Henry, diventava vicepresidente. Nel 2014 con il team Sauber, Monisha Kaltenborn prima direttrice sportiva di un team di F1.
L’altra metà del cielo dell’universo dell’auto è saldamente presidiato insomma da donne top manager.