Esame obiettivo geostrategico del terrorismo fondamentalista
Check up operativo di inizio 2017 del terrorismo fondamentalista. Nonostante le analisi strategiche e le linee previsionali geostrategiche, secondo gli esperti, le condizioni generali di DAESH sarebbero davvero buone.
Non eccellenti perché é tramontato l’effetto mediatico-novità e perché il pragmatismo, vero humus originatore e scopo primario di ogni terrorista che si rispetti, porta a privilegiare l’azione ovunque e comunque scavalcando i confini di qualsiasi paese, stato o regno delle utopie.
È improprio pensare che il Califfato perda terreno. In realtà si sta re-distribuendo a fasi alterne, mangiucchiando chilometri di territori sparsi. Non è neanche detto che Aleppo sia definitivamente persa. Non è il momento di cantare vittorie: fino a che il terrorismo a monadi, a piccoli gruppi, radicalizzato in Siria o in Iraq, nelle periferie di città straniere o davanti allo schermo di un computer avrà respiro, non si può neppure parlare di fine di una guerra, tanto meno di improbabili pacificazioni.
E poi ci sono le incubatrici continue che nutrono potenziali terroristi dopo primavere fatte di autunni continui e in terre in cui sembrava che l’Occidente si potesse sfiorare con le dita e in cui invece – soprattutto le donne- stringendo le mani si sono ritrovate vuoto e velo.
Le scuole coraniche continuano ad allevare nell’odio bambini che difficilmente diventeranno uomini di pace. Gli adolescenti inquieti o semplicemente poveri e poco inseriti e inservibili in qualsiasi buco della terra trovano e troveranno motivi di rivincita sublimando la violenza subita in alibi di sacrifici.
Non ci può essere ottimismo tastando il polso a Daesh: le grandi discrasie sociali non lasciano margini di riavvicinamento e non si profilano all’orizzonte rivolte sociali con il sogno dell’uguaglianza.
Ci sono solo guerre a macchia di leopardo, dichiarate o meno, per dimostrare che una civiltà è migliore di un’altra ed è in grado di affogare nell’angoscia- ancor più che nel sangue – i figli di qualsiasi civiltà diversa.
La attuale consapevolezza di Daesh è che la forza mediatica del messaggio, del filmato, della propaganda – potenziata dall’azione violenta e concreta – genera terrore e continua a moltiplicare angoscia anche tra i musulmani meno fondamentalisti.
D’altronde è fatale: si nasce incendiari e si diventa pompieri, si viene creati per essere strumenti degli ex padroni del mondo e si rischia di diventare i veri padroni del mondo.