Il mostro della disinformazione che terrorizza la reteSi allarga a dismisura l’orizzonte delle post-verità, che altro non sono che sapienti cocktail in cui una notizia verosimile, viene mixata a tanta fantasia, allungata con uno spruzzo di verità e guarnita con tre gocce di maldicenza e qualche granello di pettegolezzo.
Il fake è un concentrato della vecchia e cara disinformazione, reso duttile dalla potenzialità del mezzo espressivo e virale dal transfert cibernetico.
La rete è veloce, assorbe le parole, metabolizza il significato e ri-esplode in centinaia di pezzettini di verità lanciati come coriandoli sulla faccia di chi legge.
La notizia, non sempre verificabile in tempi brevi, si traveste da informazione, si mimetizza in propaganda, diventa narrazione e risponde al bisogno inconsapevole di chi cerca il sensazionale.
Solo in un secondo momento arriva l’esigenza di verificare quanto più possibile l’informazione, destrutturandola, in modo che la notizia non appaia in sembianze di illusione della conoscenza.La destrutturazione parte innanzitutto da un processo di separazione dal soggettivismo ricettivo: se condivido un pensiero di massima e mi aspetto qualcosa di concreto su quella teoria, mi basterà leggere una riga che in qualche modo contenga qualcosa di verosimile per recepirla fino all’ultimo come verità.
Da qui nascono i flussi di propaganda che rispondono alla esigenze emotive ed emozionali di utenti esitanti, seguaci incerti e lettori indecisi. Molto dell’efficacia della propaganda dello Stato Islamico è legato alla chimera del Califfato – che in realtà non esiste – ma a cui in tanti credono perché è un’illusione che diventa certezza per alcuni, incubo per altri, patologia per altri ancora.
Eppure non esiste. Ma il solo fatto che se ne parli commentando un filmato, un attentato, una rivendicazione, fornisce un alibi di concretezza ad un’idea, che – comunque – diventa un elemento concreto da affrontare perché diventa matrice di azioni concrete, madre di ulteriori verità contrabbandate per elementi reali con dati che affondano le radici nel sensoriale.
Un altro elemento di destrutturazione da analizzare è la suggestione del numero. Quando la cifra non ha fonti è ricca di suggestioni: le notizie sugli sbarchi dei migranti si inseguono e si moltiplicano, poi all’improvviso sboccia il notizione: nel posto x sono già migliaia, nel sito y abitano in centinaia e i migranti sostituiranno i popoli occidentali.
Ogni volta dopo ogni sequenza di sbarchi, il verosimile somiglia sempre di più alla verità e i dati si gonfiano fino ai comunicati dell’ ISTAT o del Ministero dell’Interno che rigettano nel silenzio le previsioni epocali adottate dal populismo di tendenza.
Va destrutturato anche il testo in Rete; spesso soltanto leggendo TUTTO l’articolo si scopre in fondo che “è un’interpretazione personale di fatti che devono ancora essere accertati giudiziariamente” o che “la versione satirica del fatto non impedisce la visione intrinseca della verità in via di accertamento”…
Il che significa in termini reali “la tristezza del mio animo stamattina mi ha convinto che il sole è viola, ma lo stanno verificando” e almeno tre potenzialmente depressi su venti lettori scopriranno venature violacee diluite nel consueto, rassicurante giallo del sole e si sentiranno i veri depositari della realtà.
Ci sono trucchi e dinamiche di comunicazione antichi quanto la carta stampata e utilizzati ormai anche in web: titolo eclatante cui segue articolo deludente e completamente diverso dalle premesse e promesse altisonanti, oppure titolo suggestivo cui segue pezzo di suggestione arricchito da citazioni note (sie pur prese in prestito da altri contesti) e impreziosito da asserite “fonti bene informate” o “documenti internazionali” introvabili.
Non è soltanto l’influenza del quarto o quinto potere: è che in web vige il primato della velocità e spesso chi ri-posta per primo una qualsiasi notizia si sente latore di un pilastro di verità oltre che di straordinari scoop.
La tendenza alla condivisone impone almeno cautela: la verifica delle fonti, la lettura di tutto il testo dell’articolo (che spesso è sintetizzato su alcuni siti o soltanto copiato aggiornandone e attualizzandone la data e il titolo), la segnalazione di dubbi di originalità e veridicità.

Che fare? Come premunirsi ? Bisognerebbe garantire l’accesso al flusso soltanto a quelle notizie che rispondono ai criteri basilari di verifica che consentono di evitare di trasformare in mitici, eventi banali o mai verificati o peggio di scambiare per eroi, sagome di cartone. La verità, vi prego, la verità sulla verità.