By Vincenzo Bajardi
The day after fusione Fca-Psa. L’ultima novità e che nel consiglio d’amministrazione del nuovo colosso internazionale dell’auto entreranno due rappresentanti dei lavoratori. Uno per le maestranze di Fca e uno per i lavoratori francesi.
In totale saranno 14 i marchi rappresentati, ma quanti di essi sopravviveranno? L’obiettivo è quello di mantenere solo chi genera profitti ed utili.
Gli occhi degli analisti sono puntati su Alfa Romeo che propone una gamma di soli tre modelli, Giulietta, Giulia e Stelvio. Nel 2018 le vendite sono aumentate del 10% a quota 119.269, di queste il 69% in Europa e il 21% negli Usa. Giulietta non sarà sostituita ma le versioni plug-in hybrid di Giulia e Stelvio non arriveranno e i due nuovi modelli annunciati, il Suv ed il coupè sono stati cancellati. L’unica vettura confermata è il suv di piccole dimensioni anticipato dal concept Tonale.
Lancia sempre più a rischio. Abarth nell’ultimo anno ha visto aumentare le vendite del 7,4% a quota 26.736 ma senza un modello elettrico in gamma rischia di non essere più sostenibile.
Fiat, dopo la fusione rappresenterà il secondo marchio più importante in termine di vendite, 1,38 milioni nello scorso anno grazie ad una presenza forte in Europa e in Sud America, più sofferta la sua attività negli Usa dove vende solo la 500 e c’è attesa per il debutto della 500 elettrica a Ginevra.
Jeep ha in Compass il veicolo di maggior successo, ma il brand sta registrando un calo preoccupante nelle vendite che potrebbero riprendere grazie ad un nuovo modello al di sotto di Renegade.
Maserati costituisce l’unico vero marchio premium dell’intero Gruppo Psa-Fca: in gamma ha Ghibli, quattroporte e Levante. Si annuncia un rilancio del Tridente con sette nuovi modelli tra il 2020 ed il 2023, tutti disponibili anche con una versione a batteria.
Si vocifera di un rilancio del marchio Dacia, ma anche di incrementare la produzione di Peugeot 3008, Opel Grandland X e DS7 Sportback.
In Borsa sia il titolo Fca che quello di Peugeot si stanno muovendo in positivo. Il gruppo che fa capo alla famiglia Agnelli oggi vale 21 miliardi, quello francese vale 19,9 miliardi. Il gruppo cinese Dongfeng dovrebbe vendere una parte dell’attuale partecipazione in Psa, pari al 12%. Le nozze si stanno preparando nel migliore dei modi e senza fretta, occorre capire dove tagliare, sforbiciare, dove rilanciare, dove individuare le carte vincenti.