‘Ndrangheta uguale massoneria per i 334 arrestati dell’operazione anticrimine condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro scattata stamattina in Calabria e in varie province della Lombardia, Piemonte, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Sicilia, Puglia, Campania, Basilicata, nonché in Svizzera, Germania e Bulgaria.
Il blitz ha disarticolato le ‘ndrine della n’ndrangheta ramificata nel Vibonese e facenti capo alla cosca Mancuso di Limbadi. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidi, estorsioni, traffici di droga e armi, usura, riciclaggio, detenzione di armi, traffico di influenze e corruzione.
In 260 sono stati condotti in carcere, 70 agli arresti domiciliari e 4 sottoposti al divieto di dimora. I provvedimenti, emessi dal Gip di Catanzaro, su richiesta della locale Dda hanno dato vita ad una delle più grandi operazioni contro la ‘ndrangheta degli ultimi anni. Oltre alle ordinanze di custodia cautelare sono stati sequestrati beni per oltre 15 milioni di euro. L’indagine, dalla Calabria si dipana in 11 regioni d’Italia e tre stati europei dove la ‘ndrangheta del Vibonese si è ramificata.

Per gestire ogni affare, ogni interesse, ogni esigenza, si utilizzava “la potente autostrada universale”: la massoneria. La definizione é dell’avvocato Giancarlo Pittelli, ex senatore della Repubblica, arrestato perché indicato come elemento di congiunzione tra i colletti bianchi, la ‘Ndrangheta e la stessa massoneria.
Un “Giano bifronte”, lo definiscono i magistrati nell’inchiesta dalla quale emergono nomi e legami inquietanti.
Magistrati, politici, ‘ndranghetisti, professionisti, rappresentanti delle forze dell’ordine, tutti legati dal rito massone. Quello ricostruito dagli investigatori é un “coacervo di relazioni tra i vertici della ‘ndrangheta calabrese e i vertici locali della massoneria, tutti ben inseriti nei contesti strategici, giudiziario, forze armate, bancario, ospedaliero ecc. E’ l’effetto del pactum sceleris in forza del quale l’ex senatore e avvocato Pittelli – é scritto nell’ordinanza – si sarebbe legato al contesto di ‘Ndrangheta massona’, stabilmente a disposizione dei boss.
Legami ricostruiti anche da diversi collaboratori di giustizia. Come Andrea Mantella, che ha permesso di ricostruire questa “zona d’ombra” nella quale si addensano tutti i più alti interessi. Si tratta di relazioni intessute a condizione di reciprocità. E poi ci sono le dichiarazioni di Cosimo Virgiglio, nel definirsi massone maestro venerabile, ha sostenuto che proprio “la citta’ di Vibo Valentia è l’epicentro della massoneria sia legale che di quella cosiddetta deviata” e che l’avvocato Pittelli avrebbe avuto una doppia appartenenza, una “pulita” con il Grande oriente d’Italia del distretto catanzerese e poi quella “coperta” legata alla Loggia di Petrolo di Vibo.

utto sarebbe passato da questa organizzazione capace di mettere insieme massoneria e ‘Ndrangheta, a cui avrebbe fatto parte anche il super boss Luigi Mancuso che controllava dai favori più semplici agli affari più complessi. Fino alle elezioni: “Nelle competizioni elettorali, infatti, i candidati “massoni” venivano appoggiati dagli appartenenti segreti chiamati “Sacrati sulla Spada“, ovvero dei criminali che facevano catalizzare su di loro i voti”.
Nel provvedimento del Gip Barbara Saccà viene riportata anche una intercettazione inquietante del boss Luigi Mancuso, già citata nell’operazione “Mammasantissima”: “La ‘Ndrangheta non esiste più! … una volta, a Limbadi, a Nicotera, a Rosarno, a …c’era la ‘Ndrangheta! … la ‘Ndrangheta fa parte della massoneria! … diciamo … è sotto della massoneria”.
Un coacervo criminale sullo sfondo del grande businnes del narcotraffico e del riciclaggio internazionale dei miliardi di euro della coca connection monopolizzata dalla ‘ndrangheta.