Fra Stati Uniti e Italia un nuovo inedito rapporto privilegiato

Non una semplice visita di commiato, ma una svolta politica in chiave europea quella di Matteo Renzi al Presidente Barack Obama. Stati Uniti e Italia archiviano l’altalenante alleanza del dopoguerra e inaugurano un nuovo, inedito, rapporto privilegiato. Roma rappresenterà per Washington il punto di riferimento in Europa.
Prima ancora di Londra. “Patti chiari e amicizia lunga” ha scandito infatti non a caso, e in italiano, il Presidente americano che ha da tempo individuato nel Premier Renzi l’interlocutore europeo e mediterraneo più credibile e affidabile per contrastare il rischio di una deriva populista del vecchio continente.
”Oltre all’ulteriore attestazione di stima personale per Matteo Renzi, nel segno della continuità con Hillary Clinton, Obama ha in realtà consapevolmente anticipato le scelte di politica estera della candidata democratica, che molto probabilmente gli succederà alla Casa Bianca” sottolinea l’editorialista della Stampa Gianni Riotta, che sta seguendo a Washington la visita del Presidente del Consiglio.
La conferma viene dalla mobilitazione della diplomazia americana, sproporzionata per una semplice visita di saluti al Presidente uscente, e dal livello di prestigio e di credibilità mai attribuiti in maniera così ufficiale ed esplicita dal Governo degli Stati Uniti ad un Premier italiano.
- Un nuovo ruolo mediterraneo e insieme europeo quello dell’Italia?
“Hillary è a un passo dalla vittoria e gli americani guardano a cosa accade in Europa. Temono che in Francia all’Eliseo arrivi Le Pen. Temono che gli inglesi, da sempre i migliori alleati degli Stati Uniti, con la Premier conservatrice Theresa May che ha fatto un discorso contro la globalizzazione e per il nazionalismo, si allontanino e abbandonino il multilateralismo. Temono l’avanzata della destra in Germania. E allora l’Italia di Renzi diventa l’interlocutrice principale, anche perché il premier italiano si sta battendo contro l’austerità europea e tanto il Presidente Obama che Hillary Clinton vogliono invece maggiori spese, investimenti e sviluppo, perché hanno paura che la crisi economica fomenti il populismo in tutta Europa.”
- Nell’ambito di quali scenari internazionali il fine mandato di Obama e la vigilia di elezione di Hillary Clinton prefigurano un’alleanza più stretta e un coinvolgimento più diretto dell’Italia nella politica estera americana?
“Ci saranno continuità e discontinuità fra Hillary e Obama. Intanto l’elezione della candidata democratica deve essere ancora ratificata dal voto dell’8 novembre. Il fatto che sia in vantaggio nei sondaggi non significa che sia già stata eletta. Ci sono continui colpi di scena. Se Hillary vincesse, come comunque sembra, ci saranno continuità in politica interna, ma prepariamoci a delle grandi discontinuità in politica estera. Obama spera di congedarsi dicendo agli americani: ho catturato ed eliminato Osama Bin Laden e ho spazzato via l’Isis e i terroristi islamici dalla maggior parte della Siria e dell’Iraq. Invece Hillary sarà un vero falco in politica estera. Sarà molto più decisa in Siria, molto più risoluta in Iraq. E sarà molto più falco soprattutto nei confronti della Russia di Putin e quindi metterà gli europei di fronte a delle scelte precise. Chiederà all’Italia e agli alleati di seguirla nel contenimento dell’aggressività del Kremlino nel Mediterraneo, in Medio oriente e nell’Europa Orientale. La Sicilia diventerà ancora più strategica non solo per contrastare il terrorismo islamico nel nord Africa ma anche per controllare la flotta russa istallatasi nelle basi siriane ottenute da Putin e che sono le più importanti di quelle che la Russia abbia mai avuto nel Mediterraneo dal 1973.”
- Vista dalla parte di Renzi, quanto incideranno i riconoscimenti tributatigli dal Presidente Obama e soprattutto l’auspicio, per non dire il vero e proprio tifo, per l’elezione di Hillary Clinton?
“Il Premier si trova nelle settimane decisive della sua vita politica perché si gioca il tutto per tutto col Referendum del 4 dicembre. Obama ha fatto di tutto per sostenerlo e anche l’anno prossimo la Casa Bianca continuerà pragmaticamente ad appoggiare Matteo Renzi, semplicemente perché gli Stati Uniti sanno che difficilmente chi occuperà dopo di lui Palazzo Chigi sarà filo americano quanto Renzi. In questi anni diversi ambasciatori americani, da Ronald Spogli a David Thorn, hanno coccolato e raccomandato a Washington Beppe Grillo e i Cinque Stelle. Tranne a scoprire poi che i grillini sono stati i primi in Sicilia a mobilitare l’opinione pubblica contro la base Muos di Niscemi e contro le basi Usa in altre regioni”.
- E’ previsto anche un incontro fra Renzi e Hillary?
“L’intenzione c’é. La difficoltà sta nel programmare un incontro durante le battute finali di una campagna elettorale per le presidenziali così convulsa come quella attuale. Non è chiaro, e neanche ufficiale, se possano incontrarsi o sentirsi al telefono. Ma se possibile Renzi augurerà volentieri in bocca al lupo ad Hillary Clinton!”