Pane e veleno, pasta e tossine. Non c’è pace a Bruxelles per il grano genuino. Ma oltre la palude di cavilli giuridici e amministrativi, si intravede tuttavia una concreta prospettiva di verità e giustizia.
Secondo la Corte di Giustizia Europea, sono valide e legittime tutte le norme che autorizzano l’utilizzazione del glifosato, l’erbicida più utilizzato al mondo, in particolare dai produttori nord americani di grano, ma che è gravemente indiziato di essere cancerogeno e genotossico, che danneggia cioè l’informazione genetica all’interno di una cellula e l’equilibrio ormonale.
Il grano canadese tirato su grazie al glifosato, nonostante il clima rigido, invade a prezzi stracciati l’Europa e rende fallimentari la produzione italiana concentrata nel Mezzogiorno e nelle Isole degli originari grani antichi coltivati senza pesticidi, selezioni e modificazioni genetiche.
Oltre alla concorrenza economica, tutte le analisi chimiche e tossicologiche evidenziano i rischi di gravi conseguenze oncologiche e sanitarie causate da pane, pasta, pizze e farine ricavate dal grano al glifosato.
La sentenza di legittimità dell’uso dell’erbicida emessa dalla Corte di Giustizia di Bruxelles riguardava la causa intentata in Francia agli attivisti ambientali accusati di aver danneggiato bidoni di diserbante glifosato e imputati per degrado o deterioramento di beni altrui.
La parte più interessante del dispositivo della sentenza è però quella con la quale la Corte evidenzia che un prodotto fitosanitario può essere autorizzato solo se é dimostrato che non ha alcun effetto nocivo, immediato o ritardato, sulla salute umana. Quindi scrive espressamente la Corte “non si può ritenere che un prodotto fitosanitario rispetti tale condizione qualora presenti una forma di cancerogenicità o di tossicità lungo termine”.
Nel caso non fosse ancora chiaro, la Corte di Bruxelles dichiara inoltre che la valutazione dei rischi derivanti dall’uso dei prodotti fitosanitari, compresa la presa in considerazione del cosiddetto “effetto cocktail” determinato dal cumulo di diverse sostanze; la procedura che prevede test e studi forniti dal richiedente di un’autorizzazione per l’immissione sul mercato; la verifica di tali elementi e l’accesso pubblico ai documenti, spettino quindi alle autorità competenti dei singoli Paesi. A cominciare quindi dall’Italia, dalle Regioni e dalle eventuali verifiche scientifiche e giudiziarie.