A Palazzo Chigi l’atmosfera è quella dell’attesa di un Consiglio dei Ministri ad alta tensione. A meno di un colpo di scena nel quale quasi più nessuno spera, ultimato l’esame del recovery plan, un esame più o meno frastagliato dalle sottolineature e dalla messa agli atti delle osservazioni delle Ministre di Italia Viva, Elena Bonetti e Teresa Bellanova, il corto circuito politico potrebbe mandare in tilt l’esecutivo.

L’incidenza del condizionale, secondo gli ambienti parlamentari, dipende da vari fattori. Intanto dall’effettivo inizio del Consiglio dei Ministri, convocato per le 21,30 e come molte altre volte quasi mai iniziato puntualmente. Poi dall’epilogo: recovery plan approvato all’unanimità, a maggioranza o con astensioni ? e soprattutto, con annesse dimissioni o meno delle esponenti renziane?
In attesa degli ultimi tentativi di disinnescare il corto circuito, nei palazzi delle istituzioni si pensa già ai probabili scenari: intervento del Premier alle Camere e successiva tappa al Quirinale, oppure direttamente dal Presidente della Repubblica ?
Le dichiarazioni delle ultime ore di Palazzo Chigi, 5 Stelle e Pd farebbero pensare che il Presidente del Consiglio preferirebbe spiegare alle Camere e a reti unificate al Paese la situazione venutasi a creare.
Una mossa che nella rovente estate del Papete consentì all’abilità strategica e dialettica di Giuseppe Conte di ribaltare la sfida delle plateali dimissioni da vice Premier e Ministro dell’Interno di Matteo Salvini e del ritiro della fiducia della Lega.
La notevole e sostanziale differenza rispetto all’agosto del 2019 è rappresentata tuttavia dal fatto che Matteo Renzi ed Italia Viva hanno peculiarità politiche molto diverse da quelle di Salvini e della Lega.
Il rischio insomma è quello di entrare nell’arena da torero e di uscirne da toro.
Un confronto parlamentare inevitabilmente aspro comporterebbe infine ulteriori scorie che potrebbero tagliare la strada a Conte per un eventuale reincarico a formare il nuovo governo.
La vera novità dell’attesa del Consiglio dei Ministri della svolta o dell’ultimo atto è costituita anche dall’evoluzione della posizione dei 5 Stelle, che da Vito Crimi ad Alessandro Di Battista sembravano essersi compattati sull’esclusione di Renzi e Italia Viva dalla maggioranza in caso di apertura della crisi.
Esclusione che invece non viene contemplata nella successiva dichiarazione di Luigi Di Maio, che insiste sulla necessità di trovare una sintesi.
Una sintesi che nel tramonto romano ha fatto scattare una sorta di toto Premier per un nuovo Governo di decantazione e di ricostruzione, comprendente i nomi dell’ex Presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia e del Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. Nomi e ruoli considerati equidistanti dal metodo Ciampi e dall’imprimatur di Mario Draghi.
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Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.