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Il dopo Kabul e l’incubo del terrorismo nucleare

The day after post Kabul ?  C’è un disvalore aggiunto della tragedia afghana che alla vigilia del 20°anniversario dell’11 settembre amplifica come non mai il richiamo ancestrale del fondamentalismo islamico: la rivincita del terrorismo.

Un terrorismo islamico al quale manca soltanto il passaggio all’apocalisse nucleare dell’occidente, dagli Usa all’Europa.Il dopo Kabul e l’incubo del terrorismo nucleare

Non è affatto allarmismo: purtroppo è l’incubo di una realtà terroristica che rischia di tracimare da tutto il mondo islamico. “Dobbiamo chiederci cosa possiamo fare per evitare che al-Qaeda e Isis si insedino sempre di più nei paesi confinanti. A cominciare dal Pakistan che potrebbe rappresentare una delle minacce più cogenti poichè è una potenza nucleare e detiene circa 160 testate atomiche. Tanto basta  per comprendere la gravità della situazione ” afferma Michela Mercuri, analista di politica estera e di intelligence, scrittrice ed editorialista.

Effetto Afghanistan, dall’Europa, all’Africa al Medio oriente?

Le conseguenze si avvertono già in ogni angolo del Medio Oriente e del nord Africa. Cina, Russia, Turchia e Iran stanno già lavorando per colmare il vuoto lasciato da Washington in Afghanistan. Ciò aumenterà il loro peso in Medio Oriente come forze alternative, in un momento in cui gli Usa necessiteranno del supporto russo e cinese per contenere i talebani. Per quanto riguarda l’Europa,  a differenza dei britannici, abbiamo preferito svolgere una missione di ricostruzione e assistenza piuttosto che combattere una “guerra guerreggiata”. Opzione per certi versi comprensibile, ma corresponsabile della ritirata che ora deploriamo a gran voce dandone la colpa agli USA. Tuttavia, ora è anche l’Europa a dover gestire le conseguenze politiche e pratiche di questa ritirata.

Il dopo Kabul e l’incubo del terrorismo nucleare
Michela Mercuri

Conseguenze dell’esodo afghano ?

Seppure, almeno nel breve termine, come accaduto negli ultimi giorni molti degli afghani che riusciranno a fuggire dal paese si fermeranno in Pakistan, la linea che è emersa dalle dichiarazioni di vari leader europei, è aiutare il più possibile gli afghani “a casa loro” o nei Paesi confinanti in cui si potrebbero spostare (Pakistan, Iran, Tagikistan e Turchia) attraverso missioni umanitarie e azioni di supporto agli Stati che li accoglieranno. Il che significa altri “soldoni” soprattutto ad Ankara. D’altra parte l’Europa in tema migratorio si è sempre dimostrata scollata e ancorata alla “politica dello scaricabarile” e presumibilmente lo farà anche in questo caso.Il dopo Kabul e l’incubo del terrorismo nucleare

Isis e talebani due facce della stessa medaglia: si faranno la guerra o uniranno le forze contro l’occidente ?

Si contendono il primato dell’orrore fondamentalista. I talebani vogliono guidare l’Afghanistan, l’Isis (in Afghanistan denominato Isis-K – lo Stato Islamico della provincia di Khorasan) punta a un obiettivo globale: rispolverare i sogni di un Califfato islamico dopo le sconfitte in Siria e Libia. Inoltre, in un momento in cui tutto il mondo ha gli occhi puntati sull’Afghanistan, l’Isis vuole cogliere questa “ghiotta occasione” per tornare a far parlare di se. Le loro posizioni sono inconciliabili e perché l’Isis che questi ultimi anni ha conteso ai talebani il monopolio delle operazioni terroristiche contro obiettivi militari e civili all’interno del Paese ritiene  che l’etnia Pashtun prevalente all’interno del movimento talebano sia religiosamente impura e politicamente compromessa con quello che viene definito il “diavolo americano”.Il dopo Kabul e l’incubo del terrorismo nucleare

Prevedibile evoluzione della situazione in Afghanistan?

I talebani, storicamente, non hanno mai rispettato alcun accordo siglato con alleati e  forze di occupazione. In Afghanistan si stanno concentrando interessi di potenze in  contrasto con l’occidente come Russia Cina e Turchia, quest’ultimo paese membro della Nato che ha creato più problemi che benefici all’Ue. Tuttavia, sono Nazioni con cui è necessario dialogare.  Mosca, Pechino ed Ankara hanno interessi contrastanti e tentare di appianare queste differenze nel prossimo G20 sarà difficile. Il governo italiano si sta muovendo nella direzione giusta. Il premier Mario Draghi sta mediando fra le diverse posizioni di Russia Cina e Turchia che comunque potrebbero trovare il loro ambito di azione anche su strade separate, mentre l’Unione europea non sembra avere le idee chiare. Basta guardare il capitolo migranti fra Turchia e Germania, con Berlino che ha firmato propri accordi con Erdogan in barba alla solidarietà europea. La svolta dell’uscita di scena della cancelliera tedesca Merkel aprirà notevoli spazi all’Italia. Tuttavia la situazione appare alquanto complessaIl dopo Kabul e l’incubo del terrorismo nucleare

Cosa resta dell’impegno e del sacrificio di vite dell’Italia in quel paese?

Di chiunque siano le colpe, assistiamo quotidianamente a scene strazianti. La comunità internazionale sta facendo notevoli sforzi per salvare vite, ma è solo una goccia nel mare. I corridoi umanitari si possono fare solo con l’accordo delle parti ed in primo luogo dei talebani. Siamo disposti a farlo dando legittimità a gruppi da sempre considerati terroristi? Siamo sicuri di essere in grado di realizzare una redistribuzione dei migranti afghani? Sono queste le domande che dovremmo porci per capire cosa resta dell’impegno di tante vite italiane. Quello che vedo è uno scenario cupo che non lascia spazio ad ottimismo le cui conseguenze verranno pagate dalla popolazione civile che noi italiani volevamo proteggere e abbiamo cercato di proteggere fino alla fine.

Perché a differenza dell’Irak le forze governative addestrate da Usa e Nato non hanno retto al disimpegno occidentale ?

Al di là di quello che sento dire da più parti, le forze afghane hanno sempre avuto la volontà di combattere, basti pensare che negli ultimi 20 anni hanno sacrificato circa 65.000 combattenti per difendere il loro paese. Le forze afghane, parlo dei combattenti, hanno però dovuto affrontare molte sfide, non solo in tempi recenti. Nel 2012 il Preidente Obama annunciò il “passaggio di consegne” alle forze di sicurezza afghane, dichiarando di voler lasciare il paese alle forza armate locali. Nei fatti, però, come sottolineato anche da alcuni esperti americani, l’esercito afghano e le forze di polizia non avevano raggiunto la capacità di realizzare operazioni offensive e difensive in maniera autonoma, senza la copertura americana . Lo stato delle forze afghane è aumentato quantitativamente negli anni ma è diminuito il livello di addestramento. In 10 anni il disimpegno dall’Afghanistan della presenza militare americana è passato dalle 100.000 unità nel 2012 alle circa 2.500 del 2021 e questo non ha giovato all’esercito afghano. Dopo l’annuncio del ritiro anticipato e il  disimpegno anche su un piano diplomatico le cose sono evidentemente degenerate. A ciò si aggiunga che l’offensiva talebana è stata organizzata da tempo . I talebani lo hanno fatto in maniera silenziosa per lo meno negli ultimi 3/4 mesi, specie nelle aree periferiche, poi dalla fine del mese di luglio in maniera più evidente. Infine, le autorità governative non sono esenti da colpe. I talebani hanno attuato una capacità di convincimento dei rappresentanti governativi e dei comandanti a loro più vicini agendo da un punto di vista culturale ma anche con la violenza e il ricatto: cedere le armi per avere salva la vita. Mossa efficace e abile da un punto di vista politico che ha consentito di conquistare i primi distretti e poi anche gli altri a fronte di quella che sembrava una offensiva più massiccia di quella che forse realmente era. Ora possono acquisire tutte le armi lasciate dalle potenze alleate alle forze di sicurezza afghane e questo farà aumentare esponenzialmente la loro capacità bellica. Come hanno riferito alcuni militari locali al Washington Post, il collasso dell’esercito afghano è da imputare più alla corruzione del governo e dei comandanti che all’incompetenza dei soldati. Va altresì evidenziato che negli ultimi mesi, la decisione degli Stati Uniti di ritirarsi completamente dall’Afghanistan aveva lasciato l’esercito locale demoralizzato e convinto che, senza l’aiuto e il supporto degli americani, la vittoria dei talebani sarebbe stata inevitabile.Il dopo Kabul e l’incubo del terrorismo nucleareunami islamico

 

 

 

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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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