Se n’è andato in punta di piedi, a 74 anni, Peppino Caldarola, Giornalista, scrittore e saggista fuoriclasse, quasi per non disturbare i colleghi concentrati nelle radiografie in progress sugli esiti del voto di uno dei lunedì elettorali politicamente più complessi e convulsi degli ultimi anni.
In punta di piedi, ma ben dritto sulle gambe, da Giornalista con la G sempre maiuscola, la schiena dritta e la scrittura limpida e immediata. Peppino Caldarola aveva la rara qualità per un Giornalista di pensare quel che diceva e di dire quel che pensava, senza temere ritorsioni e ghettizzazioni. Che infatti non gli sono mancate.
Nel suo lunghissimo e prestigioso curriculum spiccano la vice Direzione di Rinascita, la fondazione e la Direzione di ItaliaRadio, la doppia Direzione dell’Unità, dal 1996 al 1998 e dal 1999 al 2000 ed i due mandati di parlamentare prima fra i Ds e poi nell’Ulivo.
Aveva una tale innata capacità di direzione da riuscire a far letteralmente resuscitare con successo un trimestrale mitologico, come Civiltà delle Macchine. Un tocco di classe da maestro, che assume ora il valore di un testamento spirituale.
Dal giugno del 2019, dopo un silenzio durato 40 anni, Peppino Caldarola ha fatto rivivere con la Fondazione Leonardo, Civiltà delle Macchine la raffinatissima rivista di Finmeccanica fondata nel 1953 da Leonardo Sinisgalli, per amalgamare la cultura umanistica, l’arte, le scienze e le problematiche dello sviluppo economico e industriale.
La nuova edizione del trimestrale diretta da Caldarola annovera una redazione e un parterre di autori e collaboratori di primissimo piano, a cominciare dal Vice Direttore Pietrangelo Buttafuoco, in grado di inanellare interviste, interventi e analisi di protagonisti assoluti come il Premier Giuseppe Conte, Piero Angela, Luciano Canfora, Andrea Camilleri, Ennio Morricone, Massimo Cacciari, Emanuele Severino, Ilaria Capua, Alessandro Profumo, Gianni Letta,Gianni De Gennaro, Luciano Violante, Massimo D’Alema, Marco Minniti, Francesco Merlo, l’astronauta Roberto Vittori, Giulio Tremonti, Alessandra Ghisleri, Evelina Cristillin, Elisabetta Sgarbi, Sebastiano Maffettone, Fabrizio Barca, Alessandro Aresu, Marcella Panucci, Daniele Carnini, Lorenzo Fiori, Antonello Soro, Roberto Vacca, tanto per citarne soltanto alcuni.
Un trimestrale manifesto insomma, che rappresenta la trasfigurazione dell’eredità intellettuale di Peppino Calderola.
Un manifesto editoriale del riformismo politico e industriale dell’Italia che non si arrende e che sa trovare in se le forze e le capacità per primeggiare nell’ambito delle democrazie occidentali.
Commenti:
Ciao Peppino, un bacio al tuo cuore, quel cuore un pò matto che ti ha fatto penare tutta la vita e ti ha lasciato mentre combattevi una polmonite sciocca e banale.Trenta anni di amicizia, non sempre assidua, non sempre quotidiana, ma tanto forte e tanto piena di pensieri belli e cresciuti con sincerità. Abbiamo avuto anni in comune, amici condivisi, lavori intrecciati e trascorsi culturali analoghi vissuti con grande rispetto in nome di quei legami non virtuali, non da social, ma fatti di notti passate a discutere con sigarette e caffè davanti ai titoli di quotidiani appena stampati. Tu un pugliese legato a Bari profondamente geniale, internazionale, conoscitore e sostenitore della bella politica, a volte dispiaciuto, ma mai deluso da esperienze editoriali non sempre positive o generose che superavi con un’alzata di spalle perché “….così va il mondo”. Hai regalato splendide pagine di giornalismo con grande onestà intellettuale anche a chi ha accolto con scetticismo il tuo pensiero realmente globale e mai globalizzato. Hai superato interventi chirurgici complessi, riabilitazioni pesanti, spesso sorridendo con grande autoironia e l’amore per la vita ti ha restituito la gioia di un figlio meraviglioso nei giorni in cui diventavi nonno.
Grazie dei nostri giorni insieme ora che da lassù sei circondato da amici e puoi comprendere il senso della vera libertà, presta ancora a chi è rimasto quaggiù un pizzico della tua immensa lucidità, ne abbiamo bisogno. Che la terra ti sia davvero lieve Peppi ! Adriana