E’ morto da campione, protagonista tanto sui campi di calcio quanto nella vita Gianluca Vialli, sei scudetti, tre Coppe Italia (1985, 1988 e 1989) una Coppa delle Coppe (nel 1990), 59 presenze e 16 reti in Nazionale, due Mondiali (Messico 1986 e Italia 1990) e un Europeo (Germania 1988). Da capo delegazione della Nazionale, al fianco dell’amico di una vita, Roberto Mancini, ha vinto l’Europeo del 2021 dopo quello sfiorato da calciatore nell’88.
Si è spenta un’altra stella del calcio commentano all’unisono tutti i quotidiani e i media sportivi. A poche settimane dalla scomparsa di Sinisa Mihajlovic, e alla fine dello scorso anno di Pelé, l’ex funanbolico attaccante di Cremonese, Sampdoria, Juventus e Chelsea è deceduto a Londra a soli 58 anni. Da un mese era ricoverato nella capitale inglese nell’estremo tentativo di fermare l’inesorabile malattia che lo corrodeva da 5 anni.
Indimenticabile e ora ancora più commovente l’abbraccio grondante di lacrime con Mancini la notte dell’11 luglio 2021, allo stadio Wembley.
Il portiere Donnarumma aveva parato il calcio di rigore a Saka, l’ultimo per gli inglesi, l’Italia aveva appena vinto il suo secondo Europeo e, mentre lo stadio londinese restava ammutolito, la Nazionale si riversava in mezzo al campo per festeggiare.
Tutti tranne Gianluca Vialli e Roberto Mancini, che prima di esultare si sono stretti in un lungo abbraccio, che a rivederlo fa piangere ancora di più.
“Un abbraccio d’amore e d’amicizia, tra noi e tra noi e gli italiani” aveva commentato Vialli qualche mese dopo. Un abbraccio di riscatto e di rivalsa rispetto alla finale di Champions, Sampdoria-Barcellona, persa nel 1992. Un abbraccio che adesso va ancora oltre ed esprime il senso della vita, anche nel momento della morte.