Un’ecatombe progressiva, una strage infinita. Le immagini dall’alto dell’area terremotata sono a dir poco scioccanti. In mezzo a tanta disperazione, la speranza di salvare i sopravvissuti sepolti vivi é stata rilanciata dal miracoloso ritrovamento di una neonata, viva, partorita fra le macerie della città siriana di Jandairis.
La bimba é l’unica sopravvissuta di una famiglia dopo il crollo di un palazzo di quattro piani. I soccorritori hanno trovato i corpi del padre, della madre, delle sue tre sorelle, di suo fratello e di sua zia. “Poi abbiamo sentito un vagito e sotto una coperta semi sepolta dai detriti è stata trovata questa piccolina, grazie a Dio”, ha affermato commosso uno dei soccorritori.
La bimba aveva ancora il cordone ombelicale attaccato al cadavere della madre. In un video che circola sui social si vede un uomo che porta via la neonata coperta di polvere in mezzo alle macerie, mentre un altro gli lancia una coperta per coprirla. La piccola è stata portata in ospedale nella vicina città di Afrin, dove è stata messa in un’incubatrice e sottoposta a fleboclisi per ingerire vitamine. Le sue condizioni sono stabili, hanno riferito i medici. Probabilmente è nata diverse ore dopo il sisma. Un miracolo in un abisso di tragedie.
Mentre continuano a salire i bilanci delle vittime e dei feriti del terremoto che continua a devastare con un susseguirsi di scosse la Turchia sud-orientale e la Siria settentrionale (si parla ormai di oltre settemila morti e 20mila feriti), l’Organizzazione mondiale della sanità ha affermato che le persone comunque coinvolte nella tragedia del sisma sono circa 23 milioni.
L’allarme dell’Oms evidenzia la necessità di interventi e sostegni a lungo termine. La mappa delle gravi conseguenze e dei rischi per i 23 milioni di terremotati, mostra che vi sono circa 5 milioni di persone vulnerabili, viene precisato dall’organizzazione sanitaria delle Nazioni Unite.
A fare ulteriormente precipitare la situazione sono le interruzioni dell’arrivo dei soccorsi e della consegna degli aiuti per la progressiva distruzione di ponti, strade e infrastrutture. Si tratta del più violento terremoto degli ultimi otto secoli, ha calcolato il Centro libanese di geofisica. Come se non bastasse, a peggiorare tutto il quadro già disastroso si aggiungono la neve, il gelo e le condizioni invernali particolarmente rigide.
“Ora è una corsa contro il tempo. Ogni minuto, ogni ora che passa, le possibilità di trovare sopravvissuti vivi diminuiscono”, ha detto il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, che si detto “particolarmente preoccupato per le aree delle quali non si hanno ancora informazioni”.
Per il Vescovo Caldeo di Aleppo, il gesuita Antoine Audo “tra le tante che abbiamo avuto, questa é una sciagura a cui, per così dire, non siamo abituati. Dopo dodici anni di guerra, questa é una nuova bomba tremenda, letale e sconosciuta, che cade su di noi”.
E nello sgomento del Prelato sembra scorgersi l’ombra dell’apocalisse bibblica…