Anche se incolmabile, la scomparsa dei geni e degli scienziati, come quella di tutte le persone di valore e di cuore, non è mai vana se i loro esempi continuano a determinare effetti positivi. 
La notizia della creazione da parte della Grecia di una sorta di Partenone dei relitti, il primo museo sottomarino del Mediterraneo, ripropone con tristezza, per la tragica scomparsa, ma anche con orgoglio l’attualità dell’azione illuminata e anticipatrice dell’archeologo di fama internazionale ed assessore regionale ai Beni culturali in Sicilia, Sebastiano Tusa, vittima nel marzo del 2019 di un disastro aereo in Etiopia.

Già sovraintendente del Mare della Regione Siciliana e docente di Archeologia subacquea presso l’Università tedesca di Marburgo, Tusa aveva organizzato a partire dal 2000 campagne di localizzazione e di recupero degli antichi relitti fenici, greci e romani al largo delle Egadi e di Pantelleria.

“ Dietro ogni cosa c’è un Arché, un principio che fonda la realtà e che occorre investigare con perizia se vogliamo capire le dinamiche del presente” sottolineava Sebastiano Tusa, lo spirito del quale aleggia ora sull’iniziativa greca al largo della costa dell’isola di Alonissos, nell’Egeo occidentale.
Fino al 2 ottobre i subacquei potranno visitare un relitto del V secolo a.C. individuato da un pescatore nel 1985 e sul quale sono visibili moltissime anfore a due maniglie per lo più ancora intatte.
I resti della nave che affondò intorno al 425 a.C. si trovano a 21-28 metri di profondità vicino alle rive dell’isolotto Peristera e contengono da 3.000 a 4.000 anfore.
Dotata di remi e vela, l’antica nave greca sarebbe naufragata per il maltempo mentre trasportava vino dalla Calcidia all’isola di Skopelos. Il governo Greco sta pianificando di aprire nell’area i siti subacquei di altri quattro antichi relitti, con l’obiettivo di formare un parco di immersioni per attirare più subacquei e turisti.
