Se “nel vino c’è la verità”, come assicurava Plinio il vecchio, al Vinitaly si misura tutta la rilevanza qualitativa e la capacità dell’economia agricola dell’Italia. Ben oltre le cifre, ogni anno da record, la rassegna enologica di Verona rappresenta il più alto scenario competitivo e condensa tutte le strategie internazionali di un settore primario in continua evoluzione. In 51 edizioni la crescita esponenziale del Vinitaly è stata tale da farle conquistare il ruolo di vetrina mondiale strategica per la totalità delle imprese del settore.

“Il settore vitivinicolo – sottolinea Dino Scanavino, Presidente nazionale della CiaAgricoltori Italiani– è strategico per l’economia nazionale in termini di produzione (con 638 mila ettari vitati e 315 mila aziende agricole coinvolte), di mercato (con l’export che vale 5,6 miliardi di euro, ovvero il 15% di tutto l’agroalimentare) e di qualità (53 prodotti certificati Ue tra Dop e Igp con 2,8 miliardi di bottiglie). Per questo- aggiunge Scanavino – è sempre più importante tutelare i vini Made in Italy così come i loro territori di origine, che negli anni sono diventati strategici anche dal punto di vista turistico, sviluppando capacità attrattive di respiro internazionale.
Basti pensare ai paesaggi vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato dichiarati Patrimonio mondiale dell’Umanità dall’Unesco. D’altra parte, un approccio corretto al bere passa anche attraverso il racconto del vino come elemento della nostra storia e della nostra cultura”. Per il Presidente della Cia-Agricoltori Italiani “il Testo Unico rappresenta la risposta politica alle istanze delle organizzazioni, in primis la Cia, che da tempo chiedono una semplificazione delle norme e una sostanziale sburocratizzazione delle procedure in materia vitivinicola. Chiediamo però di dare un’accelerazione sui decreti attuativi”
Quest’anno l’Innovazione genetica e la viticoltura di precisione saranno tra i temi al centro della manifestazione. L’applicazione concreta della ricerca scientifica rappresenta una chiave di volta per offrire alla viticoltura italiana un nuovo futuro che si gioca sull’innovazione tecnologica. Innovazione che consente di evitare i rischi dei mutamenti climatici e, nel contempo, offre garanzie al consumatore sulla salubrità e sulla qualità dei vini. La ricetta consiste nel partire da una corretta interpretazione della tradizione, concentrando l’attenzione su due nodi cruciali della filiera vitivinicola: le conseguenze del cambiamento climatico e le attese del consumatore. Non a caso per Charles Baudelaire “Bere del vino è bere del genio”