Pubblichiamo l’intervista a Marcello Sorgi apparsa sul Giornale di Sicilia del 25 settembre sull’ #Italicumspaccatutto e le alternative di Renzi
Il braccio di ferro con la Merkel über Alles e l’Italicum spaccatutto. Due fronti, un’unica battaglia. Quella per le riforme strutturali. Sul fronte interno, la battaglia politica sul referendum si combatte essenzialmente sulla scelta fra i vari sistemi di voto, sul premio di maggioranza e sul ricorso o meno al ballottaggio per assicurare la governabilità al Paese. La legge elettorale connessa alla riforma costituzionale divide tanto i partiti di governo quanto il centrodestra, ma soprattutto spinge sull’orlo della scissione il Pd. ”In realtà è la minoranza Pd a trovarsi stretta tra il No di D’Alema e il Si di Renzi e utilizza l’Italicum per evitare di rimanere schiacciata” spiega l’editorialista della Stampa e saggista Marcello Sorgi.
O Renzi molla qualcosa sull’Italicum o rischia di andar sotto nelle urne al referendum?
“È così. Ma Renzi, si sa, ama l’azzardo, ed è convinto che se la minoranza alla fine sceglierà il No, non tutti i suoi elettori le andranno dietro. D’altra parte c’è una contraddizione evidente nell’atteggiamento di Bersani e dei suoi. Quando Renzi fece l’accordo con Berlusconi per approvare una nuova legge elettorale, dopo che la Corte costituzionale aveva cancellato il Porcellum, dissero che quella non era materia del governo, ma del Parlamento. Ora che in Parlamento non si riesce a costruire una maggioranza per cambiare l’Italicum, vorrebbero che fosse Renzi a prendere l’iniziativa. Così Renzi, secondo Bersani, dovrebbe farsi carico di smontare, prima ancora che sia stata mai applicata, la legge che ha voluto ed è riuscito faticosamente a far approvare, anche dopo che Berlusconi aveva cambiato idea, per farne una nuova con non si sa quale maggioranza, visto che in Parlamento ognuno ha una sua idea e non si trova un punto di incontro. Ammetterà che è una bella pretesa”.
Con la minoranza minoranza del Pd il Premier è stretto…. “Veramente sono Bersani e gli uomini della minoranza a trovarsi fra il martello del No di D’Alema e l’incudine di quella parte di ex-Pd che hanno già lasciato il partito e il Si di Renzi. Di qui la decisione di adoperare la legge elettorale come leva per sbloccare la situazione. I bersaniani hanno un sondaggio che rivela che il 36-37 per cento degli elettori del Pd sono contrari, sia alla riforma costituzionale, sia a quella elettorale. Ma schierarsi per il No gli viene difficile, dopo aver votato la riforma in Parlamento. Così hanno scelto di mirare sull’Italicum, contro il quale si avevano già votato alle Camere e la cui approvazione portò Speranza a dimettersi da capogruppo dei deputati”.
Ma perché Bersani vuole a qualsiasi costo il cambiamento dell’Italicum?
“Perché non ha mai condiviso quella legge che assegna il premio di maggioranza a una lista, e fa del segretario del partito il vero arbitro delle candidature. Un conto era quando c’erano le coalizioni e tutti, capi partito e capi corrente, si sedevano attorno a un tavolo per spartirsi i posti in lista. E un conto sarebbe con l’Italicum, in cui il segretario e candidato premier rischia in prima persona, ma decide tutto lui. Inoltre, l’occasione di un ripensamento è legata ai risultati delle amministrative di giugno. Con l’assetto tripolare e gli elettori del terzo partito che, esclusi, votano per uno degli altri due al secondo turno, il Paese potrebbe finire in mano ai 5 stelle, né più né meno com’è avvenuto con i sindaci a Roma e a Torino”.
Questo in teoria, o potrebbe accadere davvero?
“In Italia ormai non si può escludere niente”.
Cosa aspetta il Premier a cambiare l’Italicum?
“Secondo me non ne ha nessuna intenzione, intanto perché darebbe un segno di debolezza, offrendo il fianco a un nuova campagna dei 5 stelle, che potrebbero dire che farsi le regole a propria misura non è corretto. Poi perché per come è fatto Renzi non vede l’ora di cimentarsi in una partita nazionale con Grillo, Di Maio o Di Battista. Renzi è convinto che se la vicenda della Raggi e della nuova amministrazione stellata a Roma va avanti per com’è andata finora, gli elettori italiani ci penseranno due volte prima di affidare a M5s la guida del Paese”.
Se non cambia l’Italicum e non trova l’accordo con la minoranza del Pd, con un fronte del No che va dall’estrema destra all’estrema sinistra, Renzi non rischia veramente di perdere il referendum?
“Certo che rischia. Ma se per caso vince, non solo si presenta in Europa come il primo che è riuscito a cambiare la Costituzione dopo trent’anni che se ne parlava senza concludere nulla. Ma non avrà più né il problema dell’Italicum, né quello della minoranza Pd”.
Ma se invece perde, va a casa?
“Possibile anche questo. Penso che Renzi lo abbia messo in conto. Ma anche in quel caso, la legge elettorale non sarà più un suo problema. A rifarla, ci penserà la Corte costituzionale. Ed è molto probabile che la Corte decida di far eleggere con il proporzionale, come avveniva nella Prima Repubblica, il nuovo Parlamento, lasciandogli il compito di ricominciare da capo e decidere quale assetto e quali regole dare al Paese”.